Il day after dell’Udc – che non ha raggiuto il quorum e quindi non avrà rappresentanti in Consiglio regionale nonostante sia stato ed è parte fondamentale del centrodestra – si materializza a poche ore dall’ufficializzazione del risultato elettorale. Con la decisione assunta dal segretario nazionale nonché deputato eletto in Molise, Lorenzo Cesa, che ieri ha commissariato il coordinatore provinciale Domenico Izzi e ha contestualmente nominato, in qualità di commissario appunto, Fabio Ottaviano, imprenditore ed ex commissario del Nucleo industriale di Pozzilli.
Rotolano le prime teste dopo il risultato – affatto lusinghiero – conseguito dall’Udc alle Regionali.
Ma per Fabio Ottaviano, garbato e gentile nei modi – si tratta di una «ristrutturazione del partito iniziata già con la decisione di non candidare uscenti». Il partito dell’onorevole Cesa, guidato in Molise dall’avvocato Teresio Di Pietro, ha dovuto fronteggiare – a margine della scadenza per la presentazione delle liste – lo strappo consumato da Salvatore Micone, eletto nel 2018 proprio con l’Udc e poi approdato nella comfort zone di Fratelli d’Italia. Di Pietro non si è dato per vinto, ha reagito dando spazio «a donne e uomini liberi». In quelle ore concitate, esattamente un mese fa, spiegava: «abbiamo accolto con enorme piacere la linea del candidato presidente Roberti che ha voluto dare un segnale di rinnovamento e così anche la nostra lista può vantare di non avere imbarcato nomi già in uso nella politica regionale. E soprattutto abbiamo preferito lasciare agli altri il solito giochetto di sfilare i candidati all’ultimo momento, in un circolo ormai vizioso. Possiamo affermare con orgoglio che i nostri candidati sono volti nuovi nel panorama regionale, una garanzia e concretezza per chi come noi vuole voltare pagina».
Ecco, quella frase – voltare pagina – oggi suona come un avvertimento. Voltare pagina anche – forse – rispetto ai risultati e alla situazione emersa in provincia di Isernia, evidentemente, visto che l’onorevole Cesa ha deciso di concentrare l’attenzione proprio sulla segreteria provinciale, nominando un commissario e individuandolo nella persona di Fabio Ottaviano, candidato alle Regionali.
Il risultato delle elezioni è ovviamente una ferita che brucia: 5005 preferenze, il 3,54% dei consensi. Percentuale che non consente di superare la soglia di sbarramento. Di fatto, quindi, l’Udc non è in Consiglio regionale.
I rumors sono abbastanza circostanziati, frutto evidentemente di una seria analisi del voto e dei flussi delle preferenze: il segretario provinciale dell’Udc avrebbe dirottato voti su Forza Italia e precisamente su Roberto Di Baggio.
Ottaviano, però, non cede alla provocazione giornalistica, non alimenta il vento delle polemiche. E ragiona di un futuro prossimo del partito con il quale ha scelto di fare politica attiva sul territorio. «Per me è un onore – commenta – contribuire al rinnovamento auspicato da Cesa. Ma occorre cambiare le figure di riferimento per riportare il partito a fare politica per la gente e fra la gente. Occorre rimettere al centro quei valori che sono parte quotidiana della vita delle persone. Si cambia metodo». Fuori dal Consiglio regionale non significa che l’Udc non continuerà ad essere parte attiva e soggetto politico con il quale confrontarsi all’interno del centrodestra e delle dinamiche che ispireranno il presidente Roberti. «Eravamo, siamo e saremo parte del centrodestra – rimarca ancora Ottaviano –. Del resto, il programma elettorale è stato stilato e condiviso con l’Udc, l’onorevole Cesa ha spinto e ha serrato i ranghi nella scelta del governatore che si è rivelata vincente. Per quello che riguarda la provincia di Isernia, la macchina per la ristrutturazione del partito è già partita, con il coordinamento del segreterio regionale Teresio Di Pietro e del partito nazionale».
In serata gli auguri di buon lavoro al neo commissario Ottaviano da parte dell’onorevole Cesa: «professionista serio, da sempre vicino al partito, sono certo che saprà coniugare bene la conoscenza del territorio con l’azione politica. Siamo tutti operativi, e concreti, ora tocca lavorare».

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