Una giunta politica. E allora a Fratelli d’Italia andranno due assessorati e a tutti altri partiti uno solo. Forza Italia ambisce a due posti in giunta, ma è pronta la replica degli alleati: avete già il presidente Roberti. Una giunta di esterni per non far litigare nessuno. Oppure, terza ipotesi, un esecutivo in cui gli assessori – magari i primi eletti di partiti e movimenti ma non necessariamente i primi – saranno chiamati se accettano di dimettersi da consigliere per cogliere due obiettivi: la funzionalità del Consiglio, perché dopo aver abrogato la surroga a Palazzo D’Aimmo ci si è accorti che non è facile portare avanti speditamente i provvedimenti, e il recupero dei primi dei non eletti per cominciare al meglio la XIII legislatura.
Il neo governatore Francesco Roberti, come aveva annunciato, ha preso qualche giorno di tempo per dedicarsi alla famiglia e alle consegne da lasciare al Comune di Termoli. Nessuna sua dichiarazione sull’argomento giunta, se non l’indicazione che ha dato in maniera chiara prima del voto: vale il consenso, certo, ma non è tutto. Servono anche le competenze.
Riunioni con le forze politiche su questo argomento non ce ne sono state ancora. Si aspetta qualche altro giorno anche per avere il quadro più chiaro dopo le verifiche del Tribunale che culmineranno con la proclamazione degli eletti in Regione da parte della Corte d’Appello. Ma le voci, nei palazzi della politica, già si rincorrono.
Le caselle di primissima fila sono 7: cinque assessori, un sottosegretario e il presidente del Consiglio (carica su cui ci sarebbe l’assalto se passasse la linea degli assessori dimissionari).
Nel caso di un esecutivo tradizionale, in FdI se la giocherebbero di sicuro Micone (primo eletto in assoluto), l’assessore uscente Pallante e l’ex governatore Iorio. Anche Forza Italia ha rieletto due esponenti della giunta uscente, Cavaliere e Di Baggio, ma Di Lucente si è piazzato appena dietro il primo e ha superato il secondo. La promozione da delegato ad assessore è ritenuta da molti “nelle cose”. Nel Molise che vogliamo è derby fra Passarelli (la sindaca di Pozzilli sarebbe la quota rosa) e il vicepresidente del Consiglio Cefaratti (che dalla sua ha già un mandato). La lista del presidente Roberti ha eletto un dirigente Asrem di lungo corso (Cofelice) e il primo cittadino di Petacciato (Di Pardo). Non farebbero le barricate, proprio per il rapporto con il governatore, per l’esecutivo. Ma un ruolo che valorizzi il contributo della squadra legittimamente se lo aspettano. Neanche un punto percentuale (lo 0,8%) separa i Popolari di Niro, che è difficile immaginare fuori dalla prima fila, dalla Lega che rientra in Consiglio con Sabusco. Sul Carroccio, al di là del risultato di domenica e lunedì, tutti concordano – a microfoni spenti ma decisamente – che tenere dentro l’esecutivo il partito del ministro delle Infrastrutture Salvini sia un indubbio vantaggio per il Molise.
Sette poltrone per… nove eletti? Ecco, in caso si mettesse male, invece di cominciare la legislatura all’insegna dei litigi e delle prove muscolari, il presidente – filtra da fonti di Fratelli d’Italia ma la voce è ripetuta anche in altre aree del centrodestra – potrebbe proporre agli assessori di dimettersi dallo scranno di via IV Novembre, cementando così un rapporto fiduciario con lui. O, al contrario, scegliendo la rappresentanza pura. Una prima selezione sarebbe così naturale.
Se sia un’ipotesi di lavoro, al momento non è dato saperlo con certezza. Di sicuro però è un’indiscrezione circolata già durante la campagna elettorale, probabilmente per motivare tutti i candidati con una la prospettiva di una “surroga” che potrebbe rientrare dalla finestra. Più di qualcuno forse ci ha creduto ed è pronto a chiederne conto.
r.i.