La tredicesima legislatura potrebbe partire ufficialmente oggi. Lo start dunque a una settimana esatta dal responso delle urne che ha premiato, come 5 anni fa, il centrodestra confermando buona parte dei consiglieri uscenti. Lo stesso verdetto ha invece distrutto il campo largo assottigliando (anche se i numeri sono ancora ufficiosi) la sua rappresentanza in Consiglio con l’attribuzione di soli sette seggi sugli otto conquistati in precedenza dalle opposizioni.
Quella che sembrava una gara contendibile, alla fine si è rivelata una partita impossibile terminata con il trionfo del sindaco di Termoli (quasi 95mila voti) e la sconfitta del primo cittadino di Campobasso (poco più di 55mila preferenze). Dal sogno all’incubo è stato un attimo. Per i progressisti un responso al di là di ogni più nera previsione. Ma a una settimana dal disastro nessuno che abbia ancora fatto il mea culpa. Di fronte a numeri tanto impietosi nessuno dei colonnelli, che ha affollato il tavolo del centrosinistra durante le trattative, che abbia fatto se non un passo indietro almeno uno di lato. Niente di tutto questo.
Intanto oggi o domani il Tribunale potrebbe proclamare Francesco Roberti quindicesimo presidente della xx regione. Ma nonostante la valanga di consensi, l’inizio per lui sarà decisamente in salita. Al di là degli adempimenti formali per far ripartire la macchina amministrativa (elezione del presidente del Consiglio e composizione della giunta), il nuovo governatore si troverà subito uno grosso scoglio da superare e pure in fretta: approvare il bilancio di previsione con un disavanzo di 130 milioni di euro certificati al 31 dicembre 2021. Il 25 maggio scorso il Consiglio dei ministri ha dato il via libera, alle Regioni con una esposizione debitoria che grava per oltre 1500 euro sulla testa di ogni residente, a spalmare i debiti per dieci anni, ma a una condizione: l’impegno dei rispettivi Consigli regionali ad approvare un piano di rientro e a non creare ulteriore deficit. In caso di mancata attuazione di tale ‘vincolo’ verrà meno il regime di ripiano pluriennale del disavanzo.
Uno “spalma debiti” che non è un “decreto ad hoc” per il Molise, così come avevano promesso i parlamentari di centrodestra che si dicevano certi di poter contare sul governo amico e sulla filiera istituzionale ‘corta’.
Il tentativo o qualcosa di simile c’era stato. Un provvedimento in favore della situazione debitoria del Molise era stato già inserito con un emendamento del senatore Lotito, vice presidente della Commissione Bilancio a Palazzo Madama, sia nella Finanziaria che nel Milleproroghe, ma entrambi erano stati respinti.
Poi la svolta a ridosso delle regionali con una misura urgente approvata dal governo «dopo un lavoro di squadra che ho avviato con un’istanza ufficiale diversi mesi or sono», commentava il presidente uscente all’indomani dell’approvazione del decreto da parte di Palazzo Chigi.
«Il Molise potrà finalmente tirarsi fuori dall’attuale situazione di gestione provvisoria – così ancora Toma – l’auspicato decreto ad hoc per spalmare il forte disavanzo di amministrazione accumulato negli ultimi vent’anni è adesso realtà».
Il presidente Roberti riparte da qui. Dal bilancio di previsione da approvare per la prima volta fuori tempo massimo e che, visti i tempi così stretti, sarà un documento tecnico più che politico, e da quel debito di 130 milioni di euro da ‘onorare’ da quest’anno e per i prossimi nove. Tralasciando naturalmente le altre gravi emergenze, dalla sanità alla viabilità passando per i trasporti, di un territorio sempre meno appetibile per le imprese e i cittadini che preferiscono andare altrove.

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