«Sarà difficile cambiare passo con le stesse persone di prima. Ma ora noi siamo pronti, già dalla seduta del 24 luglio, a far valere le nostre ragioni. Opposizione intransigente, ma aperti e costruttivi per esempio sul bilancio. Ci auguriamo, anzi, che la maggioranza si dia una mossa, perché tutto il Molise aspetta l’approvazione del documento contabile fondamentale per la Regione».
Roberto Gravina ha incontrato la stampa dopo la proclamazione degli eletti. Per ringraziare tutti i candidati, militanti, dirigenti e volontari che «si sono spesi e messi in gioco per la coalizione progressista»,tutti gli elettori che gli hanno dato fiducia e i 6.500 molisani che sulla scheda hanno barrato solo il suo nome. Un punto di partenza anche questo.
Capo della campo largo uscito sconfitto dalle regionali, intende interpretare proprio questo ruolo e perciò aderirà al gruppo “Gravina presidente”, con nome e simbolo che lo hanno visto protagonista in campagna elettorale. Una decisione condivisa nell’incontro con partiti e movimenti dello schieramento che si è svolto giovedì. «Sarà un modo per rappresentare anche chi non ha raggiunto il quorum – ha spiegato – e continuare a mantenere i contatti per rafforzare il progetto comune già a partire dalle comunali di Campobasso del prossimo anno».
Il centrosinistra, ha proseguito, sarà «puntello in base al programma proposto ai molisani, un programma che era assolutamente fattibile. La sconfitta è stata netta, i motivi sono diversi. Certo, dobbiamo fare autocritica rispetto, ad esempio, al tempo trascorso fra l’inizio delle trattative e delle riunioni del tavolo e l’indicazione della mia candidatura. C’è un contesto nazionale da considerare, il vento che non è cambiato per nulla ancora. E poi siamo una regione troppo povera, con poche opportunità di ricchezza veicolate sulla base delle conoscenze. L’obiettivo è rendere più libera la popolazione di questa regione creando, al contrario, opportunità non collegate alla politica. Altrimenti chi gestisce il potere mirerà sempre a conservarlo».
Il centrosinistra si aspettava una presa di coscienza su «cinque anni molto negativi e maggiore opinione nel voto che invece non c’è stata». È uno dei motivi del crollo di consensi del Movimento 5 stelle, suo partito di appartenenza, che secondo Gravina «deve ripartire da un’organizzazione presente sul territorio».
Non si dimetterà da sindaco, perché il Comune verrebbe commissariato. Farà maturare la decadenza come conseguenza dell’incompatibilità, senza allungarne i termini. Campobasso arriverà al voto della prossima primavera con la reggenza dell’attuale vicesindaca Paola Felice, la giunta e il Consiglio che si cristallizzeranno a breve (anche l’esponente di minoranza Sabusco è diventato consigliere regionale ma fra le due cariche non c’è incompatibilità).
Ha pesato, infine, anche l’astensionismo. «Sta a noi riallacciare i rapporti con la sinistra che non ha votato. A partire da Campobasso l’anno prossimo», ha concluso Gravina.

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