Ridotta o al completo che sia, il presidente Francesco Roberti ha intenzione di nominare la giunta a metà settimana. Impossibile aspettare oltre, ha detto anche venerdì mattina nella prima riunione della maggioranza a Palazzo Vitale. Ci sono questioni urgenti, la più complicata è quella del bilancio di previsione. Ma qualsiasi cosa si deciderà di fare, per esempio un documento previsionale ponte per riavviare la macchina amministrativa, dovrà passare per il varo da parte dell’esecutivo. Per questo il nuovo inquilino di via Genova è disposto anche a nominare una giunta a tre. Anche se qualcuno, nella coalizione, gli avrebbe fatto notare che sarebbe come ammettere di avere problemi nello schieramento. Problemi che fra 15 o 20 giorni sarebbero sempre lì, tanto varrebbe darci subito un taglio.
Non tutti i partiti hanno infatti sciolto già i nodi interni. E sono proprio le forze politiche nazionali gli interlocutori principali del neo governatore in questa delicata fase di avvio. A Roma per l’elezione del segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, dunque ieri Roberti ne ha approfittato per qualche colloquio utile a sbrogliare le matasse più ingarbugliate. Uno degli intoppi sta proprio nel suo partito, FI.
Messo sul tavolo il criterio della discontinuità, che Roberti ha rafforzato ricordando ai primi eletti (Cavaliere in particolare) che «ci si candida a consiglieri» e che «nessuno è assessore per tutte le stagioni», restano il secondo e il terzo degli azzurri, Andrea Di Lucente (considerato in pole position) e Roberto Di Baggio (che non batte i pugni ma comunque vorrebbe far valere la risicata distanza da Di Lucente in termini di voti e il fatto che nell’esecutivo Toma ricopriva “solo” il ruolo di sottosegretario, seconda fila nell’interpretazione dei politici regionali rispetto al ruolo di prima fascia da assessore) a contendersi il posto nell’esecutivo.
Le voci della vigilia (vigilia metaforica visto che qualche altro giorno servirà) danno però Di Lucente avvantaggiato. Per lui si prospetterebbe un futuro da assessore, fra le altre deleghe, alle Attività produttive ed entrerebbe da subito nella stanza dei bottoni. Sarebbe uno dei tre in caso, appunto, di “giunta a tre” da ampliare dopo l’elezione del presidente del Consiglio (carica a cui è destinato il meloniano Quintino Pallante anche se qualcuno nelle ultime ore non esclude una sfida interna a FdI con l’ex governatore Michele Iorio).
Altro assessore da subito dovrebbe essere il primo eletto di Fratelli d’Italia e in assoluto di questa tornata elettorale regionale, vale a dire il presidente uscente di Palazzo D’Aimmo. Dalla sua oltre al consenso ha una posizione critica nei confronti dell’amministrazione Toma e una buona intesa con il sindaco di Termoli che i molisani hanno promosso presidente della Regione. Per Micone sarebbe pronta la delega all’Agricoltura.
Di bilancio vorrebbe occuparsi Gianluca Cefaratti, tornato in Assise con la lista vicina all’eurodeputato Aldo Patriciello. Ma prima di lui è arrivata la ex sindaca Stefania Passarelli, che risolverebbe anche il rebus quota rosa e ambisce a partire da assessore. Dovranno trovare un’intesa, sarebbe stato il suggerimento con cui li ha lasciati venerdì Roberti. E il prescelto pure potrebbe far parte dei primi tre assessori della nuova legislatura.
Infine, se per la Lega sembra certo l’ingresso (prima o subito dopo) del commissario regionale Michele Marone, per Vincenzo Niro ci potrebbe essere il ruolo da sottosegretario (che sarebbe assegnato nella seconda fase).
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