Era nell’aria e con il trascorrere delle ore quella che sembrava solo un’ipotesi sta diventando un presupposto (volontario?) per l’accesso nell’esecutivo del presidente Roberti: le dimissioni degli assessori dalla carica di consigliere.
Sul punto il neo eletto governatore non si è espresso. Ma le indiscrezioni, per lo più qualificate, conducono in questa direzione.
Roberti, che ha molta più esperienza maturata sul campo dei suoi predecessori Toma e Frattura, vuole assicurare al Consiglio un’ampia maggioranza, escludere la possibilità di ricatti di questo o quello scontento e vuole soprattutto evitare, come accaduto più volte negli ultimi dieci anni, che uno o due voti siano fondamentali per il varo di provvedimenti essenziali per il buon andamento della legislatura.
Quindi, ipotizzando le dimissioni degli assessori in pectore, ovvero, Micone, Iorio, Di Lucente e Cefaratti, entrerebbero in Consiglio Aida Romagnuolo e Leo Atonacci per Fratelli d’Italia, Mena Calenda per Forza Italia e Raimondo Fabrizio per Il Molise che vogliamo.
E fra qualche mese, se è vero che Michele Marone punta a sostituire Roberti al vertice dell’amministrazione comunale di Termoli, potrebbe prendere il suo posto in giunta per la Lega Massimo Sabusco, che a sua volta lascerebbe lo scranno in Consiglio regionale all’attuale sindaco di Trivento, Pasquale Corallo.
In politica, si sa, la riconoscenza non è al primo posto della scala dei valori. È da escludere però che un consigliere non eletto si ritrovi in Aula (con tutti i benefici conseguenza della carica) e volti le spalle al presidente. Al contrario, non può che essere invogliato a lavorare e a farlo bene nell’interesse della comunità.
l.c.