Chi c’è c’è. Chi non c’è amen.
Il neo eletto presidente Roberti non solo non va troppo per il sottile, ma non sembra avere alcuna intenzione di pregare i partiti. Ieri pomeriggio la firma del decreto per dare potere legale alla giunta (che come noto deve essere formata dal presidente e da almeno un assessore): dentro Gianluca Cefaratti della civica che fa capo all’eurodeputato Patriciello e il commissario regionale della Lega, nonché consulente personale del ministro Salvini, Michele Marone.
Roberti oltre ad aver nominato gli assessori, ha anche conferito loro le deleghe, trattenendo per sé «le materie non esplicitamente assegnate».
A Cefaratti vanno bilancio, finanza e patrimonio, politiche del lavoro, politiche sociali, terzo settore, politiche per l’immigrazione. A Marone, invece, lavori pubblici, viabilità e infrastrutture, sistema idrico integrato, demanio regionale.
Tra le deleghe che il presidente ha trattenuto c’è ovviamente quella della Sanità.
Fratelli d’Italia e Forza Italia restano clamorosamente fuori dall’esecutivo “Roberti 1”. E non per colpa del governatore.
Evidentemente entrambi i partiti si sono incagliati sui nomi da proporre al presidente, che all’indomani della vittoria aveva chiesto lumi a Roma sulla formazione della squadra. Ponendo, ovviamente, delle condizioni. O, meglio, una sola condizione: nella mia giunta non ci saranno assessori uscenti.
Non sembrano esserci dubbi su Salvatore Micone, utlimo presidente del Consiglio, che ha totalizzato 4.778 preferenze, risultando il primo eletto in assoluto. Probabilmente, però, Giovanni Donzelli, responsabile nazionale di Fratelli d’Italia che sta gestendo il “caso Molise” insieme al senatore Costanzo Della Porta, vuole consegnare al governatore la lista completa, che ieri – sembra pacifico – non era pronta.
La strada appare tuttavia tracciata: i componenti meloniani dell’esecutivo saranno Micone, come detto, e Michele Iorio. Perché non procedere subito, allora?
In virtù delle 26.649 preferenze raccolte, Fratelli d’Italia ha chiesto anche la casella della presidenza del Consiglio. Accordi o meno, il voto per eleggere il vertice dell’Assemblea è segreto e i franchi tiratori sono sempre dietro l’angolo. Donzelli e Della Porta avrebbero dunque chiesto a Roberti di temporeggiare fino a lunedì prossimo, quando l’Assise dovrebbe eleggere Quintino Pallante nel ruolo apicale.
Anche in tal senso il dado sembra tratto, ma mai dare per scontata una elezione (che appunto non è una nomina).
Molto più ingarbugliata la situazione in Forza Italia, dove i tre pretendenti Cavaliere, Di Lucente e Di Baggio sono appollaiati nell’intervallo di 62 preferenze (rispettivamente 3.226, 3.189 e 3.164). Ognuno ritiene di avere le carte in regola per entrare in giunta e nessuno è disposto a cedere un solo millimetro.
Cavaliere, visto che Roberti ha intenzione – ed è una sua legittima facoltà – di non nominare assessori della giunta Toma, vuole che il partito difenda le sue ragioni ad ogni costo. Nel conto presentato a Lotito, l’ex titolare dell’Agricoltura ha inserito anche le parlamentari di settembre (Cavaliere era candidato per il Senato con Forza Italia, quindi, dal suo punto di vista, ritiene di aver contribuito personalmente all’elezione del patron della Lazio). Da quanto si apprende pare che Lotito le stia provando tutte per convincere il presidente a cambiare idea sulla “discontinuità”, ma i tentativi, almeno sinora, sarebbero tutti falliti.
Di Lucente, dal canto suo, si è subito candidato per il ruolo. Del resto, guardando il risultato e considerato il divieto agli uscenti, il posto in giunta spetterebbe a lui.
Ma Roberto Di Baggio proprio non ci sta. Intanto perché ritiene che l’insignificante differenza di voti rispetto al concorrente non può rappresentare un elemento di discrimine. Non solo! L’ex sottosegretario, rispetto alla declamata “discontinuità”, è convinto di aver gestito negli ultimi cinque anni molto di meno di Andrea Di Lucente, a cui Toma aveva affidato deleghe importanti, come la digitalizzazione, conferendogli un potere smisurato. Quella di Di Baggio non è affatto un’accusa rispetto all’operato del consigliere di Vastogirardi, ma una constatazione per ribadire – dal suo punto di vista – di avere i requisiti richiesti per far parte dell’esecutivo: discontinuità e dote elettorale.
Saranno voci messe su ad arte per ridimensionare le pretese di tutti e tre gli eletti azzurri, ci sarà, probabilmente anche qualche mezza verità, ma da diverse ore circola con insistenza l’ipotesi dell’ingresso nell’esecutivo Roberti di un esterno. In buona sostanza, come per la Lega, anche Lotito, coordinatore regionale di Forza Italia, vuoi per sparigliare le carte, vuoi per azzerare le polemiche, potrebbe fornire il nome di un azzurro non eletto. E gli indizi (oltre che le voci) portano all’ex deputata ed ex coordinatrice del partito di Berlusconi Annaelsa Tartaglione.
Contattata telefonicamente, la ex parlamentare cade dalle nuvole. Riferisce di aver saputo che c’è un po’ di maretta tra gli eletti del suo partito, ma nessuno le ha sinora prospettato la possibilità di entrare in giunta. È perciò orientata a supporre che la notizia sia stata fatta circolare ad arte per spostare altrove l’attenzione.
Nulla di nuovo sotto il sole rispetto alle enciclopediche liturgie della politica.
La novità – almeno fino al momento – sta prendendo man mano forma nella sorprendente (per chi non lo conosceva) determinazione del presidente Roberti. Bilancio, sanità, trasporti, strade: ci sono adempimenti che non possono aspettare i tempi della politica. I molisani non possono aspettare i tempi della politica.
Ieri sera era in agenda un vertice romano tra Lotito e Donzelli. Non è escluso che stamane Roberti possa trovare sulla scrivania di via Genova l’attesa comunicazione con i nomi degli assessori di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Se così fosse – ha affermato ieri pomeriggio – oggi procederà senza indugio a riempire le caselle vacanti dell’esecutivo.
Fermo restando l’importantissima partita della Presidenza del Consiglio. Ieri mattina il presidente uscente Salvatore Micone, ha convocato «la prima adunanza del Consiglio regionale per le ore 11, di lunedì 24 luglio prossimo. A presiedere provvisoriamente prima la seduta della XIII Legislatura – si legge in una nota, sarà il consigliere più anziano di età, Angelo Michele Iorio. Due soli i punti all’ordine del giorno: costituzione dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale mediante elezione del presidente, dei due vicepresidenti e dei due segretari; costituzione delle Commissioni consiliari permanenti».
Small o large, la giunta da ieri può operare senza vincoli. Era importante dare un segnale forte e il segnale è arrivato. Il resto sono chiacchiere e liturgie che sembrano non appassionare più di tanto il presidente scelto dai molisani.
Prossima mossa, la sostituzione dei capidipartimento: la discontinuità è per tutti.
Luca Colella