Buona la prima per il presidente del Consiglio regionale, il governatore Francesco Roberti dovrebbe chiudere in giornata anche l’operazione “giunta”. Ha in agenda un altro incontro nella Capitale con i vertici nazionali. Al suo rientro, secondo le indiscrezioni filtrate, potrebbe firmare il decreto che completa l’assetto. Oppure, in caso restassero nodi da sciogliere, nominare per ora Salvatore Micone (FdI) e Andrea Di Lucente (FI) lasciando un altro posto da assessore e quello da sottosegretario per la terza e ultima puntata.
Al fianco di Roberti, ieri in Aula per la seduta di insediamento della XIII legislatura, Gianluca Cefaratti (l’uomo del Molise che vogliamo che si è “aggiudicato” la patata bollente del bilancio) e Michele Marone (assessore esterno e commissario della Lega che secondo molti fra un anno sarà il candidato sindaco a Termoli e quindi potrebbe poi lasciare spazio ad altri esponenti del Carroccio, che in Consiglio ha eletto Massimo Sabusco). Marone ha superato il varco dell’esecutivo nonostante la regola della discontinuità a cui Roberti tiene molto. Assessore di Toma per pochi mesi e poi sacrificato per mantenere l’equilibrio interno, presidente del Consiglio comunale di Termoli quando Roberti è diventato sindaco, è evidente da questi elementi che per l’avvocato (e consigliere giuridico di Salvini) la deroga era nei fatti.
Oltre a Micone, primo eletto in assoluto alle regionali e uomo forte del nuovo corso di Fratelli d’Italia (il suo ingresso in lista fu benedetto direttamente da Giovanni Donzelli), è pronto a entrare Di Lucente. È lui l’uomo designato dagli azzurri, così ha deciso Antonio Tajani, segretario fresco di mandato pieno dal Consiglio nazionale. Il senatore Lotito, coordinatore regionale di Forza Italia, non è quindi riuscito a far passare la linea che premiava Nicola Cavaliere.
Tuttavia sempre a FI potrebbe toccare anche la casella del sottosegretario alla presidenza della giunta (non è chiaro se con deleghe da seguire o meno, lo Statuto non le prevede anche se Toma le aveva assegnate) . Forse proprio per Cavaliere, anche se pare difficile. O per Roberto Di Baggio, terzo eletto ma a distanza di poche preferenze da Di Lucente.
Non sembra ancora fuori dai giochi per il board di Palazzo Vitale il capo dei Popolari Vincenzo Niro, il suo pressing su Roma potrebbe fruttargli proprio il sottosegretariato.
Tre caselle hanno continuato a chiedere, infine, i meloniani. E così sembra che finirà. Con Michele Iorio assessore in forza dell’accordo interno che vede protagonista il ministro Fitto.