Un’assistenza sanitaria degna di questo nome, che assicuri ai molisani «pari diritti» rispetto al resto degli italiani. Una regione che prova a fermare lo spopolamento puntando sulla Zes, la Gigafactory, il «ripopolamento dei borghi», un’agricoltura che sappia coniugare tradizione e innovazione, il potenziamento del sistema di istruzione degli Its, il turismo e la cultura. E che, prima di ogni cosa, licenzia il bilancio di previsione 2023: «Entro i primi di settembre», il termine indicato in Aula ieri dal governatore Francesco Roberti.
Queste, in estrema sintesi, le linee programmatiche illustrate al Consiglio dopo la comunicazione dei tre assessori già nominati (Cefaratti al Bilancio, Marone alle Infrastrutture e Di Lucente che è anche vicepresidente allo Sviluppo) e l’assicurazione che «a breve saranno distribuite anche le altre deleghe che per il momento sono attribuite al presidente».
Una presentazione light, fin troppo semplicistica per l’opposizione. A cui Roberti ha replicato: «Il sostegno sulle linee programmatiche, che sono il sunto del programma che abbiamo illustrato ai molisani ed è stato apprezzato visto che abbiamo vinto con il 63%, è evidente che lo chiesto alla maggioranza. Non a voi. Noi ci siamo già confrontati in campagna elettorale. Qualora mi mancasse la maggioranza, e non accadrà, si tornerebbe a votare».
Priorità delle priorità, manco a dirlo, è la sanità. Il presidente ha riservato ampio spazio a questo argomento e in alcuni passaggi non ha usato mezzi termini, lasciando intendere una decisa inversione di rotta. «Va riproposto – ha detto – un modello di gestione che forse non è stato efficiente negli anni passati». Vanno
«rivisti i ruoli del personale dell’Asrem. Tante volte nelle unità operative sanitarie si rischia di lasciare i reparti per finire comodamente nei cosiddetti luoghi amministrativi. Abbiamo quasi più amministrativi che personale a lavoro nelle corsie». Ha poi posto l’accento sulla gestione finanziaria, economica ed organizzativa dell’azienda: «Ancora oggi abbiamo difficoltà a comprendere i centri di costo, una sanità – ha evidenziato – che non è in grado nemmeno di definire il singolo costo degli ospedali regionali e tantomeno di capire quali sono le entrate».
Al governo nazionale chiederà, probabilmente già oggi negli incontri con i ministri Schillaci (Salute) e Giorgetti (Economia), il superamento del commissariamento e una dotazione di risorse adeguata alle caratteristiche geografiche e demografiche della regione. «Siamo secondi solo alla Liguria per popolazione anziana, ma in commissione Sanità della Conferenza delle Regioni ho già mosso degli appunti al sistema di riparto, per cui vale solo per il primo la quota di anziani. Non siamo al palio di Siena, ho detto con chiarezza».
Ancora sulla sanità: tre ospedali che garantiscano le cure e l’emergenza urgenza, potenziamento del Caracciolo di Agnone, messa in opera delle case della salute, «sinergia con le strutture private accreditate, ma ad integrazione del pubblico». Integrazione da realizzare anche nel Cup unico con le cliniche che possano concorrere ad abbattere le liste di attesa, fronte su cui intervenire – le parole di Roberti – aumentando anche l’orario in cui effettuare gli esami. Sinergia con l’Unimol per «far crescere nei nostri ospedali i giovani laureati».
Una sanità che funziona vuol dire, ha chiosato sul punto, anche la riduzione del debito e quindi del carico fiscale sui cittadini.
L’altra emergenza da affrontare è lo spopolamento. Contributi per riportare famiglie e attività nei borghi e basso Molise (con Zes, porto e Stellantis) motore trainante sono i capisaldi delle politiche di sviluppo proposte dal sindaco di Termoli, oggi presidente della Regione. Promozione dell’economia circolare, sostegno alle imprese nella transizione ecologica, turismo destagionalizzato, dimensionamento scolastico che, come per la sanità, tenga conto delle peculiarità del Molise. Strettamente connesso allo sviluppo è il gap infrastrutturale e di mobilità. Roberti guarda oltre l’Adriatico, alla rotta dei Balcani su cui l’Ue ha investito 30 miliardi ma in Aula non ha dimenticato le beghe di casa: basta, ha detto, alla conflittualità con i gestori del trasporto pubblico locale.
Alla narrazione manca un pezzo fondamentale, ha ammesso il governatore. Manca ancora il bilancio e, per esempio, questo blocca la programmazione di fondi pari complessivamente a 1 miliardo e mezzo. «Elemento di incertezza e difficoltà a cui dobbiamo necessariamente porre rimedio», varando il documento entro i primi di settembre. Lo aspettano le imprese ma serve pure per prorogare i contratti del personale della Regione o formalizzarne di nuovi.
Nell’andirivieni fisiologico della seduta, uno scranno è rimasto sempre vuoto durante la relazione di Roberti e oltre. Non ha chiesto congedo, ma in Aula Nicola Cavaliere non c’era.
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