«Retorico, generico, impreciso, elusivo e imbarazzante: il Molise di Roberti impreparato sui metodi, gli strumenti, le risorse e senza alcuna direzione».
Micaela Fanelli ha preso la parola subito dopo la relazione del presidente – che è uscito per le interviste ed è rientrato in Aula solo a dibattito molto inoltrato – bocciando su tutta la linea il nuovo inquilino di Palazzo Vitale. «Solo tante, troppe imprecisioni e una grandissima confusione sul lavoro, i Centri per l’impiego e sulla modalità con cui la Regione intenda affrontare il tema del commissariamento alla sanità regionale. Con debiti milionari, assessori esterni che aumentano i costi, con una Giunta ad oggi ancora monca, quale sintomo di divisioni interne che non si riescono a sanare, Roberti siede in Consiglio senza accennare nemmeno minimamente a cosa accadrà per il bilancio. E poi il tema dei temi: l’autonomia differenziata. Che posizione assume il Molise riguardo a una proposta di legge nazionale di stampo leghista che darebbe un colpo mortale alla nostra Regione? Su questo punto come la pensa la maggioranza di centrodestra e lo stesso governatore che il 17 marzo scorso manifestava contro il ddl Calderoli, insieme a tanti altri sindaci del Sud Italia».
Su questi e altri temi, «nulla di nulla. Se non un inciso – ha concluso a margine della seduta la consigliera dem – durante la controreplica con cui Roberti lascia intendere di voler tagliare i tempi degli interventi dei consiglieri regionali di fatto provando ad azzittire le minoranze».
Pollice verso pure dal competitor di Roberti alle elezioni, Roberto Gravina per il quale le linee programmatiche «non sono state altro che l’elenco di una serie di obiettivi mancati proprio dalla scorsa consiliatura di centrodestra, ovvero da esponenti politici che siedono nuovamente in Consiglio regionale e che non hanno scoperto di certo solo oggi quelle problematiche che dovrebbero togliere il sonno a tutti per la gravità della situazione che producono». L’assenza di spunti operativi, ha concluso Gravina nel suo intervento, impedisce di caprie cosa si voglia fare nei diversi settori produttivi, sanitari, economici e soprattutto sociali «in un momento in cui, fra l’altro, le amministrazioni comunali si troveranno a dover affrontare, senza alcun paracadute, quella bomba sociale che si prospetta essere lo smantellamento della misura del reddito di cittadinanza da parte del governo nazionale».
Dai 5s Andrea Greco e Angelo Primiani hanno commentato dopo la seduta: «Il solito “libro dei sogni” che liquida con superficialità temi importanti come il superamento del commissariamento in sanità, il serissimo problema della rete dell’emergenza-urgenza, ma anche quello delle infrastrutture, dei trasporti, dello spopolamento, dell’ambiente, della formazione, dello sviluppo turistico. Intanto siamo ormai ad agosto 2023, la campagna elettorale è finita da un pezzo e la nostra regione non ha ancora un bilancio. Tante imprese attendono i pagamenti, il personale non può essere assunto e i concorsi sono bloccati. A ciò si aggiunge il dramma delle 5200 famiglie molisane che da domani mattina (stamattina, ndr) piomberanno nella disperazione perché non hanno più diritto al reddito di cittadinanza, dopo le modifiche introdotte dal governo Meloni».
Molto critico pure il leader di Costruire democrazia Massimo Romano. La «giunta col contagocce», ha evidenziato, non fa onore al presidente della Regione che nel suo cursus honorum ha dimostrato di non essere un «maggiordomo delle segreterie nazionali dei partiti». Anche lui ha trovato carente l’enunciazione del programma, non una parola sull’energia, sull’eolico in mare di Maverick, per esempio. «Se questo è l’avvio non ci aspettiamo nulla di buono».
Infine Alessandra Salvatore (Pd): «Nessuna strategia alla base di quella che sarà l’azione di governo. Ma noi non staremo inermi a guardare il declino».