Gianluca Cefaratti fa da apripista. Il titolare della delega forse meno ambita e più problematica, il bilancio, sdogana l’ipotesi dimissioni da Palazzo D’Aimmo. «Non si può fare bene h24 l’assessore e il consigliere regionale», spiega precisando che non è una decisione che sarà presa nelle prossime ore. Ma intanto rompe un tabu. La riflessione che appartiene al suo gruppo, quello dei patricielliani, si allargherà per forza al resto della coalizione. I primi dei non eletti passeranno, grazie a lui, un Ferragosto migliore…
«Ho sempre considerato un errore l’abrogazione della surroga. Con i numeri che abbiamo, è difficile seguire i lavori in commissione e in Consiglio. Resto dell’idea – spiega Cefaratti sulla scorta dell’esperienza maturata durante la passata legislatura – che l’Assemblea abbia bisogno della presenza costante degli eletti, che devono potersi concentrare sul mandato in maniera piena. Elaborare e produrre norme è un compito che un assessore ha il tempo materiale di svolgere come si deve. Per cui io non escludo questa ipotesi. I due ruoli vanno distinti».
Dimettersi da consigliere significa però fidarsi ciecamente del presidente di turno, “affidarsi”, rinunciare al paracadute dello scranno in via IV Novembre in caso di crisi. Un ragionamento che non può quindi riguardare solo l’esponente del Molise che vogliamo. «Io non lo escludo, poi ognuno fa come vuole. Su questo argomento ci siamo confrontati anche all’interno del nostro gruppo, intendo la lista. Qualcuno ha espresso delle riserve. Io, ripeto, ho maturato l’idea nei cinque anni scorsi. È chiaro che però ne dobbiamo parlare. Ne dobbiamo parlare anche con il presidente – chiosa l’assessore –, non so se riterrà opportuno che il discorso possa riguardare tutti i gruppi politici. Per quanto mi riguarda è un’ipotesi su cui lavorare».
Ventuno i componenti del Consiglio, 14 di maggioranza compresi il presidente e i quattro assessori che nelle Commissioni vanno sostituiti dai colleghi. Per recuperare in termini di funzionalità dell’Assise e di velocità nelle decisioni, c’è sempre la strada normativa, vale a dire la reintroduzione della surroga. Ma servono i tempi tecnici ed essendo una modifica della legge elettorale dovrebbe comunque valere la regola dell’entrata in vigore a partire dal prossimo mandato.
La via più breve rimane quella dell’incompatibilità “volontaria” fra i due ruoli. Le dimissioni di chi se la sente. Non è ancora ben chiaro, ma pare che le dimissioni dei componenti dell’esecutivo fossero nei patti pre elettorali, o quanto meno nei desiderata del governatore Roberti.
Con l’apertura di Cefaratti, tornano in pista coloro che hanno mancato per poco l’elezione alle regionali di fine giugno. In FdI sperano Aida Romagnuolo e Leo Antonacci. Un passo indietro di Micone e Iorio, riporterebbe in via IV Novembre la ex “pasionaria” e sancirebbe il debutto in Assise per l’ex presidente di Finmolise. Se si dimettesse Di Lucente, l’altra ex leghista Filomena Calenda rientrerebbe a Palazzo D’Aimmo. Sarebbe la prima volta, e in questo caso siamo già un passo avanti, infine per Raimondo Fabrizio, a cui la scelta di Cefaratti spalancherebbe le porte dell’Assemblea legislativa.
r.i.