Passato il ferragosto sono finite anche le ferie per i nuovi amministratori regionali che si sono concessi una brevissima pausa in vista del caldo autunno: sul tavolo c’è il bilancio, che tiene ancora ferma la macchina burocratica. Un ‘regalo’ di fine mandato del precedente governatore che ha mandato in tilt il sistema e sta facendo letteralmente impazzire la classe politica eletta a fine giugno. Senza uno strumento finanziario nulla è possibile.
E qui non si parla dei contratti ai collaboratori esterni della segreteria della presidenza della giunta o di quelle degli assessori, oppure di regolamentare la posizione dei ‘portaborse’. Senza bilancio per esempio non si possono spendere i fondi del Por 2023-2027. Impossibile pubblicare i bandi per gli aiuti alle imprese, né finanziare interventi per i Comuni o ancora far partire i corsi di formazione, proprio perché il bilancio di previsione 2023 avrebbe dovuto garantire la quota di cofinanziamento regionale senza la quale il Programma operativo regionale è bloccato. Per capire che siamo di fronte ad un ritardo senza precedenti basti pensare che entro fine anno, vale a dire tra soli 4 mesi, il consiglio regionale è chiamato a licenziare quello di previsione 2024 e il nuovo Def. L’assessore al ramo Gianluca Cefaratti, forse il solo a non concedersi nemmeno un giorno di stop, sta cercando di chiudere il cerchio tra le entrate e le uscite in modo da portare il bilancio in giunta a fine agosto. Trapela l’indiscrezione che sarà un documento ‘tecnico’ e poco politico, indispensabile per far ripartire la Regione e che sarà ‘aggiustato’ in sede di rendicontazione. Nel frattempo gli assessori e il presidente Roberti si servono di quello che passa il convento. Fino al 31 ottobre prossimo i ruoli apicali sono stati affidati a soli tre dirigenti di ruolo: alla direzione salute è rimasta Lolita Gallo alla quale il governatore ha affidato anche la reggenza del I dipartimento (presidenza della giunta); assegnato alla segretaria regionale del Consiglio Sandra Scarlatelli invece il II dipartimento (ambiente e sistema regionale) mentre a Claudio Iocca, già alla guida del II dipartimento (personale), sono state affidate le politiche del territorio (IV dipartimento). Nessun nuovo innesto è stato fatto dal presidente della giunta che però ha anticipato, proprio nel giorno delle nomine, l’intenzione di riorganizzare l’assetto della macchina amministrativa in modo da renderla più funzionale. C’è poi l’aspetto più politico di cui si sta discutendo in questi giorni e che, siamo certi, sarà sul tavolo della maggioranza di centrodestra in autunno: le dimissioni degli assessori, anche in questo caso viste in una ottica di maggiore funzionalità dell’ente che deve correre perché già parte in forte ritardo. Eliminato l’istituto della surroga dalla legge elettorale, con tutto quello che ha causato nella precedente legislatura, oggi Roberti non è contrario a ripristinarlo. Da subito e in maniera volontaria per far entrare i primi degli eletti in consiglio. Va detto che il primo a introdurlo fu proprio un presidente di centrodestra. Era il 2001 quando l’assessore Michele Iorio, allora governatore della Regione, inaugurò una nuova stagione politica facendo dimettere, negli anni in cui è rimasto al comando dell’ente, tutti i componenti del suo governo. Roberti sarebbe d’accordo. Ma la questione va pianificata, primo del passo indietro gli assessori vogliono garanzie, insomma il loro posto va blindato.Tra i possibilisti, nel senso che ha mostrato subito un’apertura funzionale alla causa, c’è Cefaratti. Ed è forse anche questo il motivo per cui siede in giunta in quota a Il Molise che vogliamo al posto dell’unica donna che poteva essere nominata, la sindaca di Pozzilli Stefania Passarelli.

ppm

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