Gentile consigliere Romano, caro Massimo, mi è intanto gradita l’occasione per complimentarmi sia per il ritorno in Consiglio regionale – la tua preparazione e la tua autorevole voce, soprattutto quando il tema è la sanità, gioveranno e non poco al dibattito e, quindi, ad indirizzare il Consesso verso le scelte migliori per la collettività – sia per le numerose battaglie per cui ti sei sempre speso, anche non ricoprendo ruoli pubblici, nell’esclusivo interesse della comunità molisana.

Sono sincero: entrare nel merito, nella specificità, analizzare i dettagli di quanto affermi è per me davvero complicato. Alcune dinamiche sfuggono, altre sono materia che non mi compete (e non mi azzarderei mai a parlare di ciò che non conosco).

Un paio di considerazioni, tuttavia, me le concedo. La prima è che la sanità, da anni, è commissariata. Quindi, fondamentalmente, le decisioni non le assume la Regione ma i cosiddetti Ministeri affiancanti, per il tramite dei commissari Bonamico e Di Giacomo. A cui tocca il gravoso ruolo di mediare tra Roma, la cui parola d’ordine è risparmiare (sulla pelle dei molisani), e le esigenze minime di chi malauguratamente dovesse far ricorso delle strutture sanitarie regionali. Perché poi fondamentalmente di questo si tratta.

Nel fondo che ha ispirato la tua replica non ho tenuto affatto conto che il Neuromed fosse di Aldo Patriciello. Ho tenuto conto di una struttura che eroga servizi di eccellenza universalmente riconosciuti. Proprio perché quando l’ictus arriva non guarda in faccia al centrodestra, al centrosinistra o alle liste civiche, credo sia opportuno ragionare di quello che una clinica offre all’utenza e non lasciarsi condizionare dalla compagine societaria.

Il mio ragionamento parte infatti dalle confidenze della moglie di un paziente che, evviva Dio, sta lentamente, a fatica e con uno sforzo disumano dei familiari, riprendendosi la sua vita. Prima di finire al Cardarelli di Napoli ha fatto il giro del mondo. In ambulanza e, per ammissione degli stessi medici che lo hanno strappato alla morte, perdendo del tempo prezioso.

Lascio a te e agli illustri tuoi colleghi che siedono a Palazzo D’Aimmo ogni considerazione politica. Ma il Pronto soccorso – del Cardarelli, del San Timoteo, del Santobono o del Gemelli di Roma –, non ha la facoltà di mandare a casa chi necessita di cure. Credo che dotare il Neuromed – e non Patriciello – di Pronto soccorso neurologico, significhi – e condivido assolutamente il tuo ragionamento – obbligare la clinica di Pozzilli a prendere in cura “tutti” i pazienti colpiti da ictus o da accidenti simili.

Così come credo sia una cosa buona e giusta fare altrettanto con l’ex Gemelli che tanto si distingue nella cura delle patologie cardiologiche, soprattutto alla luce dell’annunciato ingaggio del prof Severino Iesu, definito negli ambienti un guru della cardiochirurgia. Sapere, da molisano, che se dovessi essere colpito da ictus e da infarto sarei curato in Neuromed o al Responsible Research Hospital, mi farebbe sentire meno in pericolo.

Ciò non vuol dire che questa sia la strada da seguire, ma, almeno personalmente, non vedo alternative. Sarei felicissimo di sapere che quelle stesse cure, di quello stesso livello, potrebbero offrirle il Cardarelli di Campobasso, il Veneziale di Isernia o il Caracciolo di Agnone. Ma i fatti dicono altro. La cronaca racconta – lo ha affermato il presidente della Regione – di «buchi e ombre».

E la colpa, caro Massimo, è innanzitutto di chi negli anni la sanità l’ha gestita, ovvero, coloro a cui i molisani hanno dato mandato di farsi governare. Venti anni fa, dieci anni fa, cinque anni fa e qualche mese fa. Non vedo, lo dico senza alcuna vena polemica, grandi differenze nel tempo. Ma accetto, senza riserve, il risultato delle urne. E ti dirò di più: Patriciello non è così influente da decidere l’esito delle elezioni. Le regionali le ha condizionate chi non si è recato alle urne. Ovvero, chi non è stato in grado di convincere il popolo dell’astensione che un’alternativa valida c’era.

Un’ultima considerazione, più che altro dovuta ai lettori. Patriciello non finanzia Primo Piano Molise. Le sue aziende, questo sì, comprano degli spazi, ben riconoscibili rispetto alle “notizie”, nella misura di qualche centinaia di euro all’anno (e non tutti gli anni). Per editare un quotidiano, considerato il mercato molisano, sono necessari non meno di 500mila euro all’anno. Uno sforzo enorme che la famiglia Ricci, innamorata del Molise, troppo innamorata del Molise, continua a sostenere nel solo interesse di dare voce a tutti e, soprattutto, a chi non ne ha. Come, per esempio, coloro che non hanno santi in paradiso e se gli accade un accidente devono fare il giro del mondo in ambulanza, il più delle volte rimettendoci la pelle.

Con la stima e l’affetto di sempre. E grazie per gli interessanti spunti, che certamente troveranno adeguata soddisfazione nei consessi della politica.

P.S.: non è vero che «la stampa ha preferito tacere». A nessuno è stato mai impedito di dire la sua, soprattutto in ambito sanitario. Affermo senza tema di smentita che Primo Piano Molise ha sempre seguito con costanza e dovizia di particolari le vicende del settore salute. È tuttavia necessaria – dici bene – la pazienza di leggere. Senza – aggiungo – fermarsi ai titoli della prima pagina o, ancora peggio, alle foto.

Luca Colella

direttore Primo Piano Molise

 

 

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