Scolaretti di 6-7 anni costretti ad orari tipici dei metalmeccanici. Il caso sollevato da un cittadino di Riccia, che accusava l’amministrazione comunale di non avere a cuore le sorti dei bimbi residenti in paese, non sembra essere isolato.
Banale ma efficace il ragionamento: considerando l’estensione del territorio, bimbi di Riccia che abitano in periferia, per arrivare in tempo per l’inizio delle lezioni, sono costretti ad alzarsi ella 6.30 per poter salire sullo scuolabus alle 7. Con l’introduzione della “settimana corta”, è vero che il sabato non sono previste attività, ma l’orario scolastico dal lunedì al venerdì è 8-14. Considerando il viaggio di ritorno, gli scolaretti rientreranno a casa alle 15, senza aver pranzato (sono previste due pause durante la mattinata per la merenda). Insomma, oggettivamente insostenibile.
La puntuale e dettagliata replica di sindaco e amministrazione metteva in evidenza i reiterati tentativi, tutti andati a vuoto, nei confronti della dirigente scolastica, che ha deciso in totale autonomia. Anzi, secondo quanto riferito dal sindaco, il Comune ha dovuto incrementare il trasporto, investendo risorse di cui non dispone, e la comunità ci ha rimesso in termini di posti di lavoro, venendo meno il servizio mensa.
Secondo quanto riferito dall’amministrazione di Riccia, la scuola ha somministrato un questionario ai genitori, chiedendo se fossero d’accordo con la settimana corta, senza, però, approfondire il tema degli orari e degli inevitabili disagi, anche in termini di correttezza alimentare. In buona sostanza: sei d’accordo con la settimana corta? La maggior parte dei genitori ha risposto «sì». Punto!
Quello di Riccia, a quanto pare, non è un caso isolato. Tant’è che il consigliere del Movimento 5 stelle Andrea Greco ha chiesto alla compente Commissione regionale di «audire i dirigenti scolastici» sul tema.
Greco definisce «amaro per tanti bimbi e adolescenti molisani l’inizio di anno scolastico. Vari dirigenti scolastici – spiega il capogruppo pentastellato – dopo aver introdotto la settimana corta (quindi con frequenza dal lunedì al venerdì) hanno deciso di trattenere gli alunni fino alle 14 e oltre, invece di promuovere i rientri pomeridiani. In pratica gli alunni della scuola primaria (detta scuola elementare) e quelli della scuola secondaria di primo grado (le cosiddette scuole medie) di diversi plessi, entrano alle 8 del mattino ed escono alle 2 di pomeriggio».
Il consigliere ritiene che «solo chi non conosce il Molise non sa che nelle nostre piccole realtà, spesso rurali, un bimbo impiega anche un’ora prima di arrivare a scuola con lo scuolabus e altrettanto al ritorno. In pratica piccolissimi alunni di 6-7 anni escono di casa alle 7 del mattino e rientrano alle 15».
La presa di posizione è netta: «A mio avviso – aggiunge – è il modo migliore per fare odiare la scuola a un bimbo che invece dovrebbe trovare ogni giorno lo stimolo di innamorarsi della didattica. Bimbi che fanno orari da fabbrica metallurgica e poi il pomeriggio devono affrontare anche i compiti a casa. Ecco, questo secondo me, oltre a portare seri problemi di squilibrio nutrizionale è la morte della didattica e nel tempo si rischia di creare disaffezione verso la scuola che invece dovrebbe essere la culla dell’apprendimento e della socializzazione».
Poi, rincara la dose chiamando in causa esperti del settore. «Dato che non sono infallibile, e le mie valutazioni come quelle di decine di genitori molisani possono essere errate – afferma il consigliere del Movimento – chiederò immediatamente al presidente della Commissione di cui sono membro di audire dirigenti scolastici e amministratori locali insieme a psicologi, pediatri e esperti di nutrizione infantile. Nel presente dei bimbi c’è il futuro di questa terra e il livello di didattica deve essere il migliore possibile, ricco di stimoli e attività multiculturali. Il Consiglio regionale ha il dovere di capire come poter offrire il massimo apporto per migliorare la qualità della vita dei nostri giovani studenti insieme alla didattica. Una cosa è certa – conclude Greco –, nel piccolo Molise, non c’è alcuna forma di coordinamento per cui ogni plesso adotta regole proprie e questo, benché possibile, mi sembra realmente un’assurdità».

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