Pur riconoscendo gli sforzi della nuova amministrazione regionale, il collegio dei revisori non ha dato parere favorevole al rendiconto 2022 approvato dalla giunta Roberti dopo la correzione dei precedenti consuntivi che non sono stati parificati dalla Corte dei Conti.
Un’altra tegola che si abbatte su Palazzo Vitale e che trova origine anche nella mancata parifica dei renidiconti 2020 e 2021. Uno di questi è stato impugnato davanti alla Corte Costituzionale anche per la legge regionale sui “quadri”, funzionari direttivi che per anni hanno percepito un’indennità aggiuntiva (a fronte di funzioni delegate). La Corte ha dichiarato incostituzionale la norma introduttiva dell’area quadri. Secondo la magistratura contabile, la Regione dovrebbe chiedere indietro le somme corrisposte ai dipendenti. La vicenda giudiziaria non è conclusa. Ma l’assessore al Bilancio Gianluca Cefaratti non ritiene che il verdetto, in un senso o in un altro, possa incidere significativamente sul percorso di risanamento avviato. Quindi, spiega a Primo Piano, giovedì porterà all’attenzione dell’esecutivo il piano di rientro dal disavanzo che è stato elaborato per gli anni 2023-2025 innanzitutto. Le coperture necessarie sono le seguenti: 42 milioni per l’anno in corso (e ci sono i 40 milioni stanziati dal decreto legge allegato alla manovra del governo Meloni e vincolati alla riduzione del deficit della Regione Molise); 33 milioni per il 2024 e 31 per il 2025.
La tabella, prosegue Cefaratti, conterrà anche l’indicazione delle quote di rientro fino all’estinzione del disavanzo (che ammonta a 572 milioni) a partire dal 2026. È questo, il piano di rientro, il vero atto propedeutico al varo del bilancio di previsione che, assicura, ora è davvero in dirittura d’arrivo.
I revisori contestano, nel parere negativo sul rendiconto 2022, anche la mancata approvazione del piano di rientro insieme al rendiconto 2022. «Non potevamo dettagliare il piano di rientro senza avere tutti i dati precisi a disposizione e senza avere le risorse. Oggi le abbiamo e abbiamo il quadro complessivo. Quindi possiamo procedere al varo del piano di rientro che naturalmente invieremo subito ai revisori. Leggeremo poi il loro parere», chiude l’incidente Cefaratti.
Rispetto ai consuntivi bloccati dalla mancata parifica, aggiunge, non ci saranno forzature. Si aspetterà che giungano i verdetti della Consulta e poi i giudizi della magistratura contabile per andare «in Consiglio con gli atti». Intanto, per quanto riguarda il previsionale 2023, atteso come manna dal Cielo soprattutto negli uffici della Regione che sono di fatto quasi bloccati anche per il divieto di assumere, «stiamo affinando gli ultimi dati per evitare il più possibile errori».
Di parere diverso, anche se a Cefaratti riconosce onestà intellettuale nel fotografare la situazione, la consigliera regionale del Pd Micaela Fanelli. Per lei la situazione è di luci e ombre, più ombre che luci. A partire dall’incremento dell’aliquota Irpef dal 2024 che è già un fatto. Né la convincono del contrario la fiducia che il centrodestra molisano nutre sulle altre previsioni in Finanziaria per il Molise (che non si conoscono ancora nel dettaglio). «Leggo basita – il suo commento – le cronache trionfali della kermesse meloniana al Centrum Palace. Auto celebrazioni dei presenti su questioni di cui i cittadini non avvertono alcun beneficio (norme su rave party e presunti interventi su violenza sulle donne, in costante aumento) e neanche una parola sull’imminente aumento delle tasse disposto per ordine di Roma a Roberti & Co. Vorrei chiedere al sottosegretario (Delmastro, ndr) e ai parlamentari: ma di cosa dovremmo gioire se nel momento di rincari massimo, soprattutto si generi alimentari e costi energetici (beni dal consumo “incomprimibile”), si stabilisce che sono i molisani a dover pagare? Anche oggi (ieri, ndr) in Commissione l’esauriente spiegazione dell’assessore Cefaratti ha finito con l’allarmarci definitivamente. Ci attende una stagione di aumenti pari a circa 300 euro a molisano (quelli con reddito superiore ai 28mila euro annui). Per tutti poi potrebbe esserci uno 0,30 in più sull’Irpef e uno 0,50 in più sull’Irap se non si risolvono i problemi della sanità. Davvero troppo!», conclude.

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