A soli 42 anni lo si può definire un amministratore di ‘lungo corso’. Al suo secondo mandato consecutivo a Palazzo San Giorgio, primo dei non eletti del Pd con 1584 voti alle regionali, Giose Trivisonno è pronto per il grande salto: essere il candidato sindaco del campo progressista ma disposto a fare un passo indietro per il suo amico Roberto Ruta.
Consigliere Trivisonno, se avesse vinto Gravina oggi occuperebbe uno dei venti scranni di Palazzo D’Aimmo. È stato più difficile digerire la batosta rimediata dal centrosinistra o la sua mancata elezione?
«La sconfitta del centrosinistra è stata netta e cocente e sicuramente è la cosa che più mi è dispiaciuta. La mia mancata elezione dipende anche dalla entità della sconfitta: bastava un punto percentuale in più perché io fossi in Consiglio regionale, ma non cambiava molto per le sorti del Molise. Avremmo potuto scrivere un’altra storia per questa regione. Io rifarei tutto, senza pentimenti: con Alessandra (Salvatore ndr) abbiamo giocato di squadra e almeno uno fra noi potrà lavorare, in nome del nostro comune progetto, in Regione. Quanto alla coalizione, se avessimo scelto la strada delle primarie, forse oggi parleremmo di altro».
Da quattro mesi al governo della Regione c’è Francesco Roberti. Vede un cambio di passo rispetto al governo Toma?
«Mi sembra presto per giudicare ma, di fatto, guida una squadra che è quasi identica a quella che ci ha portato nella scorsa legislatura sull’orlo del baratro. Aumenterà le aliquote come nessuno ha fatto mai. Le premesse non sono delle migliori. Da campobassano, poi, non accetto l’idea che abbia deciso di vendere il Roxy per fare cassa e di cementificare l’area dell’ex Romagnoli».
Dietro l’angolo c’è l’appuntamento congressuale del Pd che dovrebbe rappresentare una ripartenza per la seconda forza politica della regione. Ci sono i presupposti per evitare i gazebo con un candidato unitario?
«L’obiettivo non è evitare i gazebo – sono favorevole alle primarie aperte da sempre, perché sono momento di confronto e apertura – ma trovare l’unità di intenti e una linea politica chiara e credibile. Se si riesce a farlo senza primarie, non potrò che esserne contento. In caso contrario, non credo sia un problema competere internamente al Pd. La cosa importante è che ci si confronti su visioni e temi e non sui nomi, che vengono dopo».
Da quasi dieci anni in Comune, di cui 5 in maggioranza e gli ultimi all’opposizione del governo 5 stelle. Cosa salva di questo mandato?
«Non posso dimenticare il Covid, che ha interrotto il regolare svolgimento della consiliatura dopo solo 6 mesi dalla partenza. Con i 5 stelle abbiamo avuto momenti di discussione importanti, ma il nostro senso di responsabilità ci ha sempre portato ad essere una opposizione seria, propositiva e costruttiva. Il finanziamento Cis utilizzato per il “trenino” al centro storico, ad esempio, ci ha sempre visti contrari ed oggi, grazie anche al dibattito che noi abbiamo aperto, il progetto è stato sostituito con un più utile sistema di accessi/parcheggi nella zona di via Gorizia/Piazza della Repubblica. Credo che Campobasso vada inserita in circuiti turistico-culturali nazionali e, su questo, l’attuale amministrazione ha fatto alcuni passi positivi, in continuità con quella di centrosinistra (festival dei Misteri). Anche sulle politiche sociali tanti nostri progetti sono stati ripresi e potenziati».
Alla Provincia di Campobasso il cosiddetto ‘campo largo’ ha rinunciato a un proprio candidato. La sfida è tra Civetta (centrodestra) e Puchetti (candidato del territorio come lui rivendica). Lei chi ha votato?
«Convintamente Pino Puchetti, che è l’alternativa ad un candidato di centrodestra che rappresenta, senza ombra di dubbio, la continuità con una gestione inadeguata della Provincia di Campobasso».
Un precedente questo che non depone a favore delle prossime comunali a Campobasso dove l’alleanza con i pentastellati è più complicata, non crede?
«Un’alleanza diventa difficile se non si condividono visioni del futuro della città o se ci sono troppi egoismi. Io mi auguro che ci si possa incontrare, per evitare che questo centrodestra conquisti il capoluogo».
Sono già usciti i primi nomi. Il candidato sindaco passerà necessariamente per le primarie?
«Come dicevo, le primarie sono un momento fondamentale per costruire percorsi vincenti. In passato hanno sempre portato “fortuna” al centrosinistra».
Nella ‘rosa’ dei papabili c’è pure il suo.
«Questa cosa mi onora e mi gratifica. Essendo il più votato a Campobasso, fra tutti i candidati regionali, credo sia normale che si faccia anche il mio nome. Però, sono davvero convinto che l’individualismo, su scelte così importanti, non paghi. Occorre una candidatura che rappresenti una squadra e una visione per la città che parli di futuro e di crescita».
Come quella del senatore Ruta? In tanti lo ritengono il candidato sindaco vincente per Campobasso. Lo crede anche lei?
«Roberto è un amico. Roberto è un politico di spessore. Roberto sarebbe un ottimo sindaco. Sono certo che darà il suo contributo al centrosinistra cittadino, come ha sempre fatto, da protagonista o meno».
In cima all’agenda politica del prossimo sindaco della città capoluogo cosa appunterebbe?
«Prima cosa da dire è che Campobasso è un capo-luogo. Dobbiamo, dunque, pensare al “luogo”, il Molise: solo se la nostra Regione avrà un futuro lo avrà anche la nostra città. I circa 3000 posti di lavoro persi negli ultimi anni (banche, uffici pubblici, enti parastatali) vanno recuperati in altro modo. Ci sono tante cose da fare. Possiamo puntare sulla qualità del vivere e dell’abitare, sulla riqualificazione del centro storico e dei suoi immobili abbandonati. Possiamo puntare sulla promozione commerciale ed aiutare i nostri artigiani ed esercenti ad entrare nel mondo dell’e-commerce. Possiamo puntare sulla promozione turistica, sfruttando il grande patrimonio storico/artistico della città e tradizioni uniche in Italia, dai Misteri alla storia di Fonzo e Delicata, che, a differenza di Romeo e Giulietta, sono esistiti davvero, finanziando (magari con il supporto della nostra Film Commission) un film e creando iniziative di richiamo nazionale».
Ultima domanda: da gennaio 2024 il sindaco di Campobasso guadagnerà circa 11mila euro. Cosa ne pensa?
«Un sindaco ha molte più responsabilità di un consigliere regionale. In generale, però, la politica necessita, in questo particolare momento storico, di maggiore sobrietà, sindaco compreso».
alessandra longano