«L’incredibile minimizzazione del risultato delle provinciali di Campobasso, offerto da Roberti alla stampa, tenta di mascherare un dato: la sconfitta del suo centrodestra e soprattutto del suo “erede” a Palazzo Magno. Suo e non di altri. Suo perché lui è il capo della coalizione. Suo perché è lui il presidente uscente rispetto al quale Civetta si poneva in continuità totale. Suo perché sua è la maggioranza al Comune di Termoli che ha visto defezioni chiare». Micaela Fanelli non ha dubbi: la vittoria di Puchetti alle elezioni per il presidente della Provincia di Campobasso è una sconfitta del neo governatore.
«Tutto questo – prosegue la consigliera regionale del Pd – a soli cinque mesi dall’inizio della legislatura regionale. Non è sufficiente per dire che ha perso chiaramente? Io penso di sì. E come me la pensano i tanti amministratori che non hanno condiviso la scelta per molti motivi di metodo e di merito. A soli pochi mesi dalle urne per le regionali, un dissenso così forte sarebbe un campanello di allarme per chiunque, per lui invece è solo un campanello telefonico! Non è così».
Per Fanelli «c’è molto di più profondo in quella fascia dei piccoli comuni dove Pino Puchetti ha vinto e non era affatto scontato. E quindi, il voto ponderato lì c’entra ben poco (come ha tentato maldestramente di argomentare Roberti). C’è l’effetto delusione dalle regionali, le tensioni interne per i maldipancia in Regione, la figura di un sindaco ritenuto meno adatto, l’imposizione compensativa non convincente nel metodo, le tante altre faide interne e le rese dei conti. Ma c’è anche – sostiene ancora – una compatta affermazione del voto di centrosinistra. Gli amministratori hanno risposto convintamente e compattamente, nonostante le assenze evidenti del lavoro delle segreterie di partito. Sì, perché il lavoro di queste provinciali se lo sono accollati in pochi. In primis Pino Puchetti. Bravissimo. Poi alcuni fidati amministratori vicino a lui. Penso a Nino Ponte, sindaco di Montorio, pacato e fermo mediano di spinta. E penso anche all’intelligenza dimostrata dal percorso di metabolizzazione di buona parte dei 5 Stelle e dalle buone mediazioni intercorse. Ma penso anche ad alcuni miei amici stretti che con me si sono caricati l’onere di esserci dall’inizio. Senza tentennamenti, mostrando la rotta dell’alternativa al candidato di Roberti. Raccogliendo le firme, preparando la candidatura, tessendo la tela, contattando gli amministratori. In sostanza, facendo il loro lavoro di appassionati della politica che non lasciano mai il campo. Qualcuno lo ha fatto, ed è stato un imperdonabile errore. Ancora di più a seguito della schiacciante vittoria che ne ha dimostrato l’insignificanza. Nel risultato ha pesato però più di tutto l’intelligenza di sindaci e degli amministratori che hanno ragionato con la propria testa. Fuori dagli schemi e dalle logiche logore. Hanno semplicemente valutato chi era la persona che poteva amministrare meglio. Con quel piglio pragmatico che solo la vita nei nostri comuni fa maturare, questi amministratori hanno ragionato per il buon governo.
E Roberti, nel commentare la sua disfatta, dice cose che offendono soprattutto la loro intelligenza. Più grave della sconfitta, di ogni sconfitta, c’è infatti solo il tentativo maldestro di giustificarla con l’occultamento dei fatti. Roberti ha fatto quindi il suo primo grande e duplice errore. Ha perso la ‘sua’ Provincia. E ha descritto la sconfitta con una superficialità tale da disprezzare i votanti di Puchetti, maggioranza ponderata e maggioranza numerica di basso Molise, Molise centrale, Fortore, Matese, Termoli e Campobasso. Tanta roba direbbero i giovani! Ha perso dunque lui. Ha vinto lo schieramento contrapposto a lui. Nel momento di aumento delle tasse sui molisani, di raddoppio dei sottosegretari incomprensibile per tutti, il capo del centrodestra perde e perde nettamente. Con buona pace delle telefonate – conclude – ma anche degli sms che, se dobbiamo dirla tutta, ha copiosamente inoltrato. Ma, questo è il punto, senza alcun esito».