Sulla sua pagina facebook un curriculum da fare invidia a tanti suoi colleghi maschi: una laurea alla Luiss di Roma e una specializzazione all’Università di Firenze, consigliere provinciale, vicepresidente e poi presidente del Piano sociale di zona Fortore-Matese presso Gal Matese Molise Centrale, eletta due volte sindaco di Riccia, segretaria regionale del Partito democratico, delegata Anci alle Politiche comunitarie e Piani di sviluppo, membro del Consiglio Nazionale e dell’Ufficio di Presidenza dell’Anci, membro titolare della Coter la Commissione Politica di coesione territoriale e bilancio Ue, membro titolare dell’Econ la Commissione Politica economica, componente della direzione nazionale del Partito democratico capogruppo uscente dem in Consiglio regionale. Competenza, esperienza e professionalità da vendere in un ambiente dove troppo spesso non si ha confidenza né con la grammatica né con la sintassi.
Sulla carta Micaela Fanelli era la candidata perfetta per la presidenza della Regione e lo sarebbe diventata, forse, se non ci fosse stata quella accesa rivalità col segretario Facciolla che ha neutralizzato le ambizioni di entrambi piuttosto che una prevaricazione di genere. Tuttavia, all’indomani della giornata internazionale contro la violenza sulle donne in ogni sua forma, fisica e psicologica, la domanda diventa d’obbligo.
Consigliera Fanelli quanta cultura patriarcale si respira ancora oggi in politica.
«Direi soprattutto in politica. Se infatti la politica è lo specchio della società, per il rapporto uomo donna lo specchio è deformato in peggio. L’esaltazione del conflitto finisce col rendere ancora minori le presenze femminili e soprattutto spesso rette da cooptazione maschile. Lotto i capicorrente che mantengono gli harem. Lotto le donne che per arrivare hanno bisogno di ombrelli di protezione. Stimo le tante donne che sotto diversi colori hanno fatto in proprio percorsi dovendo tirare fuori le unghie. Sono tante nell’olimpo delle grandi donne che hanno fatto il centrosinistra. Le Tina Anselmo e le Nilde Iotti. Le partigiane. Ma sono tante anche nel quotidiano, nelle nostre case. Penso alla protagonista del libro “Dove non mi hai portata” della bravissima Maria Grazia Calandrone, finalista al Premio Strega 2023, che racconta la storia di una donna suicida per colpa di una società patriarcale degli anni ’50 in uno dei tanti centri del Molise. O al libro di Giovanni Mancinone “Mostri”, dove in dieci capitoli si raccontano le storie di undici vittime e degli assassini tutti maschi. Ora dovremmo essere oltre. Lo chiedono le splendide piazze fucsia di sabato. Le celebrazioni imponenti per la giornata contro la violenza sulle donne. E invece non è ancora così. C’è molto, moltissimo da fare, soprattutto qui. Ieri (sabato ndr) un fragoroso silenzio da parte degli esponenti di centrodestra. Un netto peggioramento mentre l’Italia prova a fare passi avanti. Rimpiango le organizzazioni del presidente del Consiglio Micone. Ma di più.
Se penso al modello Roberti, con assenza totale di donne in Giunta e nei vertici, senza deleghe e politiche per le donne. All’impugnativa contro la sentenza che annulla la nomina della Consigliera di parità e dovrebbe vedere la prorogatio dell’avvocata Pina Cennamo, mi viene tristezza, pena e rabbia. E penso alle invettive nei miei confronti. Quanta strada ci resta ancora da fare se un’avversaria politica diventa una strega? Se come nel medioevo non si combattono le idee, ma si sposta il piano su aspetti personali che nulla hanno di politico. Ha pelle sottile il nostro presidente se non accetta il confronto politico. Per di più con una donna! Se gli resta la sola arma dell’offesa.
Per questo, soprattutto guardandola dal Molise, serve una soluzione strutturale e unitaria per costruire le condizioni di una reale emancipazione. Nella scuola, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro. Elly Schlein sta lavorando bene nel cercarla. Mi auguro lo stesso anche per la Meloni. Non basta essere femmina per essere femministe. Non basta avere una famiglia al femminile per non perseverare in un modello patriarcale. Ora, atti e fatti! Su questo giudicheremo il primo Governo a guida femminile. Non sul solo essere donna. E nel giorno della lotta alla violenza sulle donne, nel ricordo dell’assassino brutale di Giulia Cecchettin, anche qui diciamo a Roberti e ai suoi che li giudicheremo sui correttivi strutturali e formativi (penso alle misure dell’Fse per orientamento e formazione iniziale e continua, ai finanziamenti dei centri antiviolenza, alla valorizzazione delle donne nelle nomine imminenti) che proporranno per un egalitario modello di società, scuola e famiglia».
A Roberti ci arriviamo dopo. Adesso parliamo del Pd. Alla fine si è trovata la sintesi, Bontempo unico candidato in corsa per la segreteria grazie anche al suo passo di lato, chiamiamolo così.
«Una nuova stagione del Pd, rinnovato, aperto e unito. Questo ci chiedevano i nostri sostenitori. Questo avevo auspicato. Questo abbiamo fatto. E ho voluto contribuire al percorso con generosità. Non serviva spaccare su posizioni individuali come quella di capogruppo, anche se sono risultata la prima eletta della lista del Pd e della coalizione di centrosinistra. Anzi, serviva responsabilità in un momento difficile. Trovare compattezza considerando che le battaglie vanno fatte fuori dal Pd. Per cui oggi più che di passo di lato parlerei di un deciso e convinto passo avanti, verso il futuro, dell’intera comunità del Pd che ritrova slancio grazie alla serietà di ognuno di noi. Io ho rinunciato a qualcosa ma nell’interesse generale di un accordo utile a tutti.
Ovidio è la persona giusta, giovane ma esperto (era già nella mia Segreteria ormai diversi anni fa!), competente, dialogante, appassionato. Cresciuto a pane e politica, secondo l’espressione cara a Matteo Ricci che ha presentato il suo libro proprio a Isernia l’altro giorno. Perché anche in politica è molto importante la gavetta. Amministratore che conosce il partito ma anche le difficoltà dei nostri comuni. Espressione della provincia pentra che chiedeva un corretto riequilibro rispetto alla trazione dei consiglieri regionali, tutti eletti nella provincia di Campobasso. Erano state avanzate anche altre soluzioni da parte di noi tutti. Un ottimo segretario sarebbe stato Carlo Veneziale. O apprezzabili scelte sfidanti sarebbero state anche quelle avanzate al tavolo dei cosiddetti saggi e nelle rose di Vittorino e Roberto. Ma Ovidio è stato valutato come la soluzione che tenesse insieme meglio istanze territoriali e generazionali. Voglio ringraziare di cuore chi ha dato la propria disponibilità, dimostrando responsabilità nell’accettare la scelta e rilanciare il percorso comune. Mi riferisco al vertice, ma anche a tutte le sensibilità del partito ricomprese nell’Assemblea. La lista di sessanta persone che accompagnano Ovidio nel nuovo corso. E sono certa che tutti loro lavoreremo per costruire l’alternativa progressista che serve al Molise, al Paese e all’Europa».
Si apre adesso una fase molto importante: preparare i prossimi appuntamenti elettorali cercando di non fare gli errori delle regionali.
Si, serve lavorare insieme. Negli organi di partito, ma soprattutto nella e con la società molisana, che dobbiamo contribuire a far crescere e rendere più equa, moderna, innovativa e solidale. In un disegno di forza progressista e di governo, che parta dalle difficoltà fortissime di questo momento storico e che ridia speranza. Nel nuovo Pd la vera unità sta in questo progetto, oltre che nelle persone nuove che devono animarlo e che ringrazio, perché a loro spetta contribuire a un grande impegno per arginare il populismo di destra. L’assenza di risposte. Al caro vita, al caro bollette, alle infinite liste d’attesa, alle strade pericolose, alle scuole soppresse, alle tasse che aumentano, agli assegni per la non autosufficienza che non arrivano, alle famiglie dei ragazzi autistici che dopo aver avuto ragione dal tribunale non hanno ancora uno straccio di servizio pubblico. Le insicurezze e la rabbia che si percepiscono. Il lavoro assente o precario. Servono giovani capaci, ora tocca a loro. Proprio per lavorare in particolare per migliorare le condizioni degli altri giovani. In bocca al lupo».
Le provinciali, al netto delle modalità di voto, hanno riportato un po’ di ottimismo nel centrosinistra?
«Abbiamo le comunali e le europee a giugno. Dobbiamo creare le condizioni per un progetto serio e credibile. A Campobasso abbiamo condiviso la necessità delle primarie. Per Termoli e gli altri comuni si ragiona. Colgo l’occasione per fare l’in bocca al lupo anche ad Antonio Giuditta, che ora deve lavorare nella città adriatica a mettere insieme le varie sensibilità. Rinnoveremo anche le federazioni e alcuni altri circoli. Il Pd resta l’unico e ultimo partito. Un’organizzazione a volte anche troppo complessa, ma che garantisce ancora una presenza capillare e un confronto democratico sui territori. Le altre organizzazioni onestamente sono gassose e verticistiche. Con tutti i nostri limiti, noi siamo orgogliosamente ancora un partito.
Ma sono le europee il vero banco di prova per il Pd. Perché dobbiamo contribuire a non spostare a destra l’asse del Parlamento. Verso gli Orban e i nazionalismi a cui contribuisce Fratelli d’Italia della Meloni. Per l’Italia e le regioni meno sviluppate come la nostra una svolta che ridurrebbe i fondi per la coesione, l’orizzonte riformista e solidaristico verso i migranti. Di un’Europa equa e solidale, ha bisogno soprattutto il piccolo e debole Molise, più dei territori più ricchi e forti. E ha bisogno il Mediterraneo, alle prese con le crisi belliche peggiori dal dopoguerra ad oggi. Siamo ancora deboli nello scacchiere. Per questo dobbiamo ricordare che il nostro particolare, il nostro pezzo di Pd da qui, contribuisce a una chiara visione, quella dei riformisti e progressisti del Pse-SeD. Anche a questo serve il Pd. Anche e soprattutto a questo lavoreremo. Personalmente poi ho estrema fiducia in una possibile candidatura alle europee di un amministratore capace e umano, bandiera del Meridione d’Italia, che lotta, crea le condizioni di emancipazione e diventa esempio. Spero che Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente di Anci, accetti la candidatura per le Europee. Serve più Sud e visione mediterranea soprattutto a Bruxelles e Strasburgo. Se le navi sbarcano nel porto di cui sei sindaco non puoi non batterti per una vera solidarietà e integrazione. Se hai speso bene e cambiato il volto della tua città con i fondi strutturali, non puoi non sostenere con ogni forza che si debba rafforzare il pilastro della coesione».
Torniamo a Roberti, il presidente che da cinque mesi governa la Regione. Ha visto un cambio di marcia rispetto al predecessore?
«Si, in peggio. Nessuno aveva mai immaginato di colpire gli avversari politici con i tagli dei tempi degli interventi in consiglio regionale o per le critiche alla sanità che non funziona con un guardiano di tastiera. Un metodo repressivo della filiera robertiana. Nessuno aveva mai pensato impunemente di aumentare a due i sottosegretari. Ne servirà poi un altro per raccordare i due? Tutto per contribuire a risolvere le tensioni nella maggioranza che con le provinciali sono emerse nitidamente. Malcontento, lotte interne, gestione del potere e nessun risultato. Questa la cifra di Roberti presidente fin qui.
E adesso discutiamo il bilancio di previsione 2023 (chiaro, 2023 a fine 2023!) Evidenzieremo tutti i mancati risultati. Anzi, uno si, è stato raggiunto: l’aumento delle tasse. Continuando con la politica del predecessore, dopo sei mesi nessun miglioramento o riforma da nessuna parte. Né della macchina, né nella gestione amministrativa. Se penso all’ambiente rabbrividisco. Neanche un atto per Pizzone o l’eolico. Chiederò di essere decisi sulle perimetrazioni delle zone non idonee. Presenterò una proposta di legge per le autorizzazioni delle concessione idriche. Per poter sostenere formalmente un contraddittorio con i grandi gruppi, ma avendo delle regole sicure per salvaguardare l’ambiente. Sul lavoro. Neanche convocata la tripartita. E ora cercheremo di capire che battaglia farà per le nostre scuole. Sempre nell’attesa di qualche segno per sviluppo, infrastrutture (abbiamo o no a Roma il nostro assessore consigliere del ministro Salvini: e quindi dove sono i risultati?)
Per disabili, ludopatia, disturbi dello spettro autistico. Servono fatti. Per ora una proroga ai piani sociali. In sintesi. Finora, su tutto, solo fuffa. Sull’approccio antidemocratico e sui risultati politici autogoal. Quindi, si, vedo cambiamenti. Ma in peggio».
alessandra longano