La prima uscita pubblica del futuro segretario (futuro “prossimo” visto che l’assemblea per la sua proclamazione è in programma domenica 17 dicembre) del Pd Molise Ovidio Bontempo insieme ai componenti del gruppo in Regione ha riguardato la sanità. Meglio, la tutela della sanità pubblica molisana, che è – ha detto Bontempo – «anche al centro del nostro programma, un programma aperto ai contributi delle associazioni e dei sindacati».
Alla vigilia dell’arrivo in Aula della manovra 2023 – «una manovra lacrime e sangue» nelle parole della capogruppo Alessandra Salvatore – i dem eletti a Palazzo D’Aimmo hanno focalizzato l’attenzione sulla mozione che «dà indirizzi precisi alla struttura commissariale per la riorganizzazione dei servizi in modo che tutti ne possano fruire, in qualunque parte della regione vivano». Quindi, per l’elaborazione del nuovo programma operativo. L’arco temporale che dovrebbe coprire il documento è 2022-2024, per gran parte abbondantemente trascorso. Ma al di là dei formalismi, Salvatore ha descritto in sintesi la condizione di difficoltà in cui continua a versare l’assistenza pubblica in Molise. «Proprio in queste ore leggiamo delle ripercussioni ulteriori che derivano dal riacutizzarsi del Covid e della conseguente difficoltà che si registra al Cardarelli», ha sottolineato. La mozione impegna a perseguire e raggiungere alcuni obiettivi che lo stesso centrodestra di governo ha declinato nelle campagne elettorali per le politiche e per le regionali: uscire dal commissariamento, concretizzare il decreto Molise e quindi azzerare il debito. Inoltre, a ottenere una deroga al decreto Balduzzi per quanto riguarda la neurochirurgia.
«Se nei cinque anni precedenti di governo si fossero presi i provvedimenti necessari, ora non ci sarebbe bisogno di aumentare le tasse. Al centrodestra imputiamo dunque – ha poi attaccato Micaela Fanelli – l’incapacità di gestire la sanità sia dal punto di vista finanziario sia dal punto di vista organizzativo. Per quanto riguarda il territorio, a me non risulta avviato il progetto delle Case della Comunità. Nella manovra economica di Meloni per la sanità c’è un definanziamento del 7%. Mentre c’era stato l’impegno della delegazione parlamentare per garantire il superamento del debito e una serie di servizi assistenziali. Il decreto Molise per la sanità non ci sarà mai, è una delle promesse mancate del centrodestra. Con l’ulteriore, poco lusinghiero, risultato che dopo sei anni di governo di questa coalizione e dopo tre, quasi quattro anni di emergenza non siamo ancora pronti a fronteggiare l’emergenza Covid. Un record negativo assoluto. Ci aspettiamo – ha concluso – un approccio diverso dall’Asrem ma ad oggi è un’emergenza senza risposte».
Il presidente della Regione Francesco Roberti ha scelto di non essere nominato commissario della sanità partecipando però alla scelta del sub commissario. «Quindi – ha argomentato il segretario uscente del Pd Vittorino Facciolla – non può sfuggire alla responsabilità politica sul programma operativo che sarà messo in campo. Programma di cui non ci sono ancora notizie e per questo noi con la mozione intendiamo fornire della matrici di direttiva». Anche per lui lo stato dell’arte è preoccupante: «Non ci sono le Case della Comunità, non c’è attività avanzata sul telesoccorso e sulla teleassistenza. In questo quadro, pretendere una sanità pubblica di qualità, senza fare guerra ai privati, ci sembra il minimo». Nel 2017, ha ricordato, «il nostro governo diminuì l’Irpef. Non dimentico che quel governo fece scelte impopolari, non dimentico la grande manifestazione di protesta. Vi invito però a paragonare ciò che prevedeva il Pos 2015-2018 per la sanità pubblica a quanto invece prevedeva il piano 2019-2021 e sancirà il prossimo».
Presidi territoriali efficienti, dignità a quelli pubblici esistenti: questo l’obiettivo declinato in conclusione da Bontempo. Per raggiungerlo c’è bisogno di un riequilibrio fra pubblico e privato in termini di «posti letto, budget e qualità delle prestazioni». Azione che va inserita nel prossimo piano ma anche guardando al futuro in prospettiva. Perché il migliore o peggiore funzionamento del servizio sanitario regionale «non è solo un problema di risorse ma anche di programmazione».

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