«Le elezioni primarie, superata questa fase eccezionale legata al delicato momento storico-politico, saranno la regola per la selezione della classe dirigente nel Partito e per i nostri candidati nelle istituzioni, per un Pd “contendibile” in grado di valorizzare al contempo la propria classe dirigente». Appena eletto nuovo segretario regionale del Pd per acclamazione dall’assemblea regionale, Ovidio Bontempo guarda già alle imminenti scadenze elettorali e rilancia, come metodo di selezione, le primarie che quasi certamente decideranno il candidato sindaco sia di Campobasso sia di Termoli per buona pace di chi cerca più semplicemente l’investitura del ‘tavolo’. Non sarà così. L’errore delle regionali non sarà ripetuto. Il nuovo corso ‘unitario’ del Pd è iniziato ieri sera, nel gazebo lungo il corso di Campobasso, dove l’assemblea regionale ha pure eletto all’unanimità Nicola Messere presidente. Di unità ha parlato il nuovo segretario aprendo il suo discorso: «Unità come un punto di partenza condiviso e al contempo – ha detto Bontempo – una finalità comune a dirigenti, militanti, iscritti ed elettori del nostro partito democratico. Unità fondata su principi, regole, valori, idee e programmi condivisi che vedranno nello Statuto regionale, appena approvato, un costante e prezioso punto di riferimento per l’azione di un Partito unito, rinnovato nella sua classe dirigente dove tutti saranno al servizio della causa comune, senza derive individualiste. Un partito aperto alle esperienze migliori e alle personalità più attive della società, dai lavoratori al mondo delle imprese, passando per i sindacati e le associazioni di categoria. Un partito di prossimità, vicino a cittadini, iscritti, elettori, associazioni, comitati, visti nella loro quotidianità e nei loro bisogni, e non più soltanto al momento del voto, un Pd vissuto e percepito come punto di riferimento costante soprattutto lungo il percorso che conduce da un’elezione all’altra».
La mission di Bontempo è ambiziosa: un modello di partito non verticistico, capace di coinvolgere la base degli iscritti, le Federazioni e i Circoli in un rinnovato protagonismo politico, un Pd distinto dalle ambizioni e dalle volontà dei singoli, un processo collettivo di ascolto e confronto, un partito come “intelligenza collettiva”, un Pd aperto e plurale in grado però di parlare con una voce unica e forte sui temi sensibili. Insomma – verrebbe da dire – tutto quello che non è stato finora.