L’assist da Roma è arrivato con il decreto Milleproroghe: la deroga concessa alle Regioni, «per il solo anno scolastico 2024/2025», consente di attivare un ulteriore numero di autonomie scolastiche in misura non superiore al 2,5% del contingente dei corrispondenti posti di dirigente scolastico e di direttore dei servizi generali e amministrativi.
In Molise, di conseguenza, invece di tre dirigenze possono esserne soppresse due.
Tocca al Consiglio regionale scegliere quali. La seduta è convocata per giovedì 4 gennaio. A un passo dalla scadenza del termine per approvare il piano di dimensionamento, che sempre il Milleproroghe ha fissato al 5 gennaio.
Le tre autonomie individuate da due delibere di giunta sono quelle del Pilla di Campobasso, della Schweitzer di Termoli e del Don Giulio Testa di Venafro. Polemiche e proteste si sono registrate in riva all’Adriatico e pure a Venafro. Anche perché nel parere della direttrice dell’Usr Maricetta Chimisso la soppressione di una dirigenza del territorio venafrano era stata indicata come un’alternativa. Alternativa che però l’esecutivo di Palazzo Vitale il 22 dicembre scorso ha inserito nel dispositivo della delibera (senza indicare quale istituto “cassare”, in una seconda decisione del 27 dicembre è stato individuato il Don Giulio Testa).
Le fibrillazioni nella maggioranza di centrodestra non sono esplose per via della proroga del termine e della deroga che consente di sacrificare una dirigenza in meno. Fra due giorni si saprà come sarà risolto il rebus, quale autonomia sopravviverà.
La Flc Cgil, intanto, parla di «commedia dell’assurdo, con evidenti responsabilità del governo nazionale e regionale». Quindi il sindacato riepiloga le tappe. «Tutto ha inizio con la legge di Nilancio approvata a dicembre 2023, in cui, per ragioni di risparmio mascherate dalla necessità di “attuare il Pnrr”, l’attuale maggioranza di governo, la stessa che più volte aveva promesso di investire sulla scuola, al contrario ha deciso di tagliare circa 800 istituzioni scolastiche nel Paese».
In Molise, ribadisce la Federazione lavoratori della conoscenza, la norma comporterà il taglio di 8 istituzioni scolastiche in tre anni, il 15% di quelle attuali.
«Si tratta però solo dell’inizio: se il criterio della popolazione scolastica verrà confermato, in un decennio potrebbero scomparire il 30% delle istituzioni scolastiche molisane. Più volte abbiamo sollecitato i rappresentanti politici regionali e nazionali ad intervenire per tutelare le specificità del nostro territorio: la particolare conformazione territoriale del Molise, la presenza di aree interne, la mancanza di efficienti reti di trasporto rendevano necessaria una deroga ai criteri generali. Niente di tutto questo però è avvenuto: mentre alcune Regioni, anche di centrodestra, hanno manifestato in tutti i modi la loro contrarietà al provvedimento, il Molise si è limitato ad obbedire accettando criteri penalizzanti».
Così si è passati alla fase attuativa delle nuove norme. «Con estremo ritardo, la Regione il 17 novembre ha inviato le linee guida su cui operare il dimensionamento alle Province, che hanno coinvolto le rispettive Conferenze. Come era lecito aspettarsi, dopo una discussione che non è riuscita a trovare la sintesi rispetto ai tagli, invisi a tutti gli enti locali, le Province hanno rispedito la patata bollente alla Regione. Il risultato – ancora la Cgil – è sotto gli occhi di tutti: la Giunta regionale il 22 dicembre ha approvato una delibera di dimensionamento che prevede la soppressione di tre scuole ( il “Pilla” di Campobasso, la Schweitzer di Termoli e il Don Giulio Testa di Venafro) che verranno accorpate ad altre sostanzialmente basandosi su di un “parere” dell’Usr Molise, quindi senza alcun confronto con le stesse Istituzioni scolastiche e le organizzazioni sindacali».
La decisione spetta a Palazzo D’Aimmo, che potrà utilizzare la deroga contenuta nel Milleproroghe e procedere a due accorpamenti. Per il sindacato il provvedimento è una parziale retromarcia di Palazzo Chigi, «un piccolo passo indietro frutto anche dell’iniziativa della Flc Cgil che, per oltre un anno, ha contrastato a livello nazionale e a livello territoriale il taglio di 800 scuole (da ultimo lo sciopero generale dello scorso 17 novembre). Tale misura non rappresenta però un cambio di strategia politica: le risorse per finanziare l’operazione di deroga vengono infatti “grattate”, come al solito, dal Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, ormai diventato il pozzo da svuotare per ogni intervento estemporaneo che venga in mente agli amministratori del ministero dell’Istruzione e dell’Economia».
In conclusione, accusa la Flc, «quella che si sta innescando, in realtà, è una vera e propria “guerra tra poveri”, in cui intere comunità legittimamente cercano di difendere la “propria” autonomia scolastica laddove la vedono minacciata. Una volta scampato il pericolo, però, si torna nell’oblio e nella rassegnazione, e questo consente ai veri responsabili di questa situazione di continuare a perpetrare lo scempio della scuola pubblica. Noi continuiamo a ribadire che la strada intrapresa non è quella giusta e che è necessario un radicale ripensamento del provvedimento, che faccia venir meno tutti i tagli, anche attraverso ulteriori risorse ed emendamenti al Milleproroghe».

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