La decisione di ripristinare la figura del direttore generale a Palazzo Vitale potrebbe avere riflessi anche sull’accordo che la Regione sarà chiamata a breve a firmare col governo nazionale per ottenere lo stanziamento di 20 milioni annui da destinare alla riduzione del disavanzo.
Ne è convinto il consigliere regionale dei 5 stelle Roberto Gravina, che critica l’impianto approvato dalla giunta Roberti con delibera del 9 gennaio 2024.
«La deliberazione della Giunta con la quale viene a delinearsi, dopo oltre sei mesi dall’inizio del mandato, la nuova organizzazione che questo governo regionale ha scelto di dare alle sole strutture dirigenziali dell’apparato organizzativo regionale, non fa che confermare come i ruoli apicali e soprattutto le relative caselle da assegnare siano l’unico interesse dell’intera maggioranza –, attacca Gravina – non preoccupandosi affatto della spesa economica che dovrà essere sostenuta per far fronte a un incarico come quello di direttore generale e a ciò che rischia di comportare in termini di impegni presi con il governo, che rischiano di saltare, compromettendo il bilancio regionale».
Prosegue poi l’esponente pentastellato: «Per la giunta regionale di centrodestra è come se la riorganizzazione di una macchina amministrativa non debba tenere in debito conto null’altro se non i vertici e le cariche da conferire, senza, invece, mettere mano alle problematiche inerenti alle difficoltà del personale degli uffici regionali, sempre più numericamente ridotto e che avrebbe bisogno di ben altra considerazione e supporto. A ciò si aggiunga l’ulteriore burocratizzazione dei processi con inevitabili ripercussioni sullo snellimento della struttura amministrativa. Interessarsi esclusivamente di riempire le caselle di comando sta portando alla creazione di super vertici regionali che non sanno chi dirigere e soprattutto come».
Inoltre, «in un momento in cui è sempre più difficile reperire risorse economiche per l’ente e per i servizi da offrire ai cittadini e con un ulteriore debito contratto da poco con lo Stato centrale che ha portato, tra le altre cose, all’aumento dell’Irpef per i molisani – sottolinea Gravina – questa giunta di centrodestra sembra, con i suoi atti, smentire se stessa e anche quanto richiesto dallo stesso governo nazionale in materia di tagli alle spese. Infatti, l’aumento dell’addizionale regionale sui redditi delle persone fisiche è una delle prescrizioni a cui lo stanziamento operato dal Mef per la nostra regione è collegato – ha ricordato Gravina –. L’accordo per il ripiano del disavanzo è subordinato alla sottoscrizione di documento da firmare entro il 15 febbraio 2024, in cui la Regione si impegna, tra le altre cose, per tutto il periodo in cui risulta beneficiaria del contributo, ad assicurare l’attuazione proprio di misure volte alla riduzione del 2% annuo della spesa per i servizi istituzionali, la completa attuazione della razionalizzazione delle partecipate, lo snellimento della struttura amministrativa con significativa riduzione degli uffici di livello dirigenziale, eliminando duplicazioni o sovrapposizioni di strutture o funzioni. Ebbene, la decisione operata in merito alla nuova figura del direttore generale non è indolore per le casse regionali, ma, cosa ancora più grave, questa nomina potrebbe far saltare il ripiano del disavanzo, infatti, la verifica dell’attuazione dell’accordo è affidata alla Sezione regionale di controllo della Corte dei conti che ne comunica poi l’esito a Palazzo Chigi e al Mef. In caso di esito negativo verrà sospesa l’erogazione dei 20 milioni per gli anni successivi. È per questo – preannuncia in conclusione Gravina – che, qualora il governo regionale non torni sui suoi passi, interesserò direttamente Palazzo Chigi e la Corte dei conti».