«Riorganizzare per disorganizzare». Attacca frontalmente il governatore Roberti la consigliera regionale del Pd Micaela Fanelli. Lo fa riferendosi alla delibera di giunta che mette in pratica la riforma approvata con la legge di stabilità 2023 che riporterà in via Genova la figura del direttore generale.
Fanelli, dopo gli auguri per rientro al lavoro in via Genova di Roberti, mette nel mirino il nuovo apparato burocratico da lui voluto e parla di «tempesta perfetta».
«Auguri al prossimo direttore generale, in corso di selezione in base ad un avviso aperto e molto generico. Sembrerebbe verrà selezionato il segretario del Comune di Termoli, poi passato con Roberti alla Provincia di Campobasso. Non sono note le capacità rispetto alle competenze regionali e le relative tematiche, ma è nota la fedeltà al capo», accusa Fanelli. A suo parere, le funzioni che dovrà svolgere il dg sono «in forte contrasto sul piano funzionale» con quelle dei coordinatori delle cinque aree definite dal provvedimento dell’esecutivo, soprattutto quelli della Programmazione. Aree che sono «frazionate e rispondenti per lo più alla logica delle deleghe assessorili, a loro volta conferite col bilancino elettorale e non con la necessità della funzionalità». Le previsioni dell’esponente dem sono per cinque direttori d’area interni, Fanelli incalza anche sul dg Salute: «Forse, già è noto o nota, chi sarà?!».
La riorganizzazione ha un costo, aggiunge, «e non sappiamo nemmeno se nei limiti previsti dalla legge (che richiede un 10% in meno di determinati parametri). Speriamo di sì, ma sicuramente la spesa aumenta rispetto al passato. Personalmente, un aumento dei costi non mi troverebbe fermamente contraria, se corrispondesse a una migliore efficienza ed efficacia, con ritorni positivi per i cittadini e le imprese. Ma il disegno complessivo non ha alcuna di queste caratteristiche!».
Parla in definitiva di un «guazzabuglio disorganizzativo e anche probabilmente illegittimo» rispetto alla programmazione perché il è “autorità responsabile dei Piani di Sviluppo e coesione, del Psr e dei Por”», mentre l’area V non è più autorità di gestione ma «ne mantiene tutte le attività. Come dire, Roberti assegna le chiavi della cassaforte di circa 1,5 miliardi al futuro direttore, ma il contenuto della stessa è nelle mani degli uffici di Iorio, Micone e Cefaratti» per quanto di competenza.
Infine, viene citato solo il regolamento sul vecchio Por in delibera, non quello che disciplina il nuovo. «Ci penserà Bruxelles (a cui non sfugge quello che sfugge a Campobasso) a controllare i fondi e in particolare il Fesr», conclude.