Via libera a maggioranza al piano regionale dei trasporti 2022-2031. Polemiche e scontri in Aula fra opposizione e maggioranza sul trasporto ferroviario. Le minoranze hanno accusato: l’esecutivo Roberti taglia al “ferro”per dare più chilometri alla “gomma”, ci riporta al Medioevo. Il governatore ha replicato: il Medioevo è quello in cui siamo stati finora, con treni da Campobasso a Termoli in cui viaggia solo il macchinista e 50 milioni di debiti accumulati in dieci anni nei confronti di Ferrovie.
Sintesi estrema di visioni differenti che vanno anche oltre il documento approvato. Documento di programmazione e quindi meno dettagliato rispetto ai contenuti, per esempio, della nota inviata dall’assessore alle Infrastrutture Marone lunedì ai capigruppo per la consueta audizione organizzata dal presidente dell’Assise Pallante (in quel caso con i sindacati del trasporto ferroviario). Marone ha infatti indicato, secondo quanto riportato in Aula dagli esponenti di minoranza (Salvatore, Greco, Fanelli, Gravina, Facciolla e Romano), il taglio di due coppie di corse sulla tratta Campobasso-Napoli, l’archiviazione della metropolitana leggera e, seppure non definitiva come è apparso dagli interventi della maggioranza, della percorrenza su ferro da Campobasso a Termoli.
«Mentre l’Europa ci chiede di scommettere sul treno e su trasporti a basso impatto, il Molise va in tutt’altra direzione», così la capogruppo dem Alessandra Salvatore. Il collega 5s Andrea Greco ha evidenziato che, quindi, i 25 milioni servizi a realizzare la metropolitana leggera sono stati «buttati» dalla Regione.
Una correzione del tiro, dalla maggioranza, è arrivata con le precisazioni del vice presidente della giunta Andrea Di Lucente: c’è stato qualche errore nella comunicazione inviata da Marone, ha detto, poiché nel contratto con Rfi e nel piano degli investimenti della società finanziati a valere sul Pnrr è prevista anche l’elettrificazione della rete ferroviaria fino alla costa. Tirato in ballo anche come ex assessore ai Trasporti, il sottosegretario alla presidenza della giunta Vincenzo Niro ha inquadrato le scelte in termini di risparmio per le casse regionali a fronte di servizi al momento non utilizzabili. Per quanto riguarda la metropolitana leggera in particolare ha ricordato l’accordo sottoscritto con il Comune di Campobasso per mitigare l’impatto sul traffico cittadino di convogli che dovrebbero passare ogni mezz’ora, visto che nel capoluogo ci sono tre passaggi a livello.
Il piano dei trasporti, ha aggiunto Niro, colma comunque una lacuna disegnando un quadro integrato della mobilità. L’iter avviato nel 2018 – illustrato dal relatore Roberto Di Baggio – è stato rallentato anche dai due anni di pandemia. Poi c’è stata la valutazione ambientale. Un argomento, ha rilevato chiudendo la discussione prima del voto sul testo il governatore Francesco Roberti, che avrebbe meritato un esame diverso da parte dell’Assemblea legislativa. «Non si può dire che è un piano vecchio, né che si vota contro perché non contiene l’orario in cui parte il pullman da Termoli per Campobasso. Questo è il tenore della discussione che ho ascoltato… Dite che non abbiamo una visione strategica ma quando avete approvato la realizzazione della metropolitana leggera vi siete chiesti se la Regione poteva e può permettersela? Nei dieci anni precedenti abbiamo maturato 50 milioni di debito con Rfi, non vogliamo eliminare il ferro ma non possiamo fare ulteriori debiti e pensare a pagare quelli che abbiamo». Per quanto riguarda la Termoli-Campobasso, con Rfi – ha reso noto – si è discusso di come ammodernare la tratta in modo che la percorrenza diventi di 40 minuti. Allora potrà essere utile se ripristinata. «Farci adesso una battaglia su, caro Greco, significa non guadagnare un voto – ha concluso rivolgendosi all’esponente pentastellato –, neanche quello del macchinista che è il primo a scocciarsi di viaggiare da solo…».
Il Consiglio ha poi approvato, fra gli altri atti, la mozione a prima firma Niro sulle concessioni demaniali marittime e fluviali (direttiva Bolkestein).
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