Michele Iorio rilancia il tema della valorizzazione della mobilità attiva in sanità: il peso “economico” dell’attrattività non va conteggiato nel fondo rischi e quindi fra le perdite del sistema sanitario regionale, ribadisce l’assessore ai rapporti con i Ministeri per il piano di rientro.
Dal 2001 al 2022, fornisce i numeri Iorio, l’importo della mobilità attiva del Molise è staro pari a un miliardo e 700 milioni di euro. «Una cifra colossale che il Tavolo Tecnico per il disavanzo sanitario ha artatamente calcolato come deficit a danno del Molise facendo pesare tali importi nel passivo dei costi della sanità regionale. Un atteggiamento, quello dei burocrati romani che è conforme alle norme dei piani di rientro ma che da sempre ho ritenuto fossero errate e che dopo la vittoria del centrosinistra nel 2013 nessuno ha mai contestato a Roma. Forse perché quando io stesso da commissario ad acta battevo i pugni per questa ingiustizia, sono stato a mia volta commissariato. Con il plauso degli avversari di allora».
Dai documenti che è riuscito a reperire emerge che «la situazione peggiora proprio dal 2013 ad oggi quando la mobilità attiva cresce sul territorio regionale di oltre 13 milioni e, al contempo, Roma calcola in aumento anche il disavanzo continuando ad imporre la chiusura di ospedali, reparti, servizi a partire dalla rete dell’emergenza, il blocco del turnover nonché l’aumento delle tasse ai molisani. I vari commissari che negli anni si sono succeduti non hanno mai ritenuto opportuno far rilevare questa discrasìa al Tavolo Tecnico, troppo occupati, evidentemente, ad applicare i diktat romani che hanno di fatto condotto alla situazione sanitaria che oggi viviamo sulla nostra pelle».
Questo, aggiunge, è uno degli argomenti che sta discutendo con i Ministeri «per mettere fine ad una situazione che perdura ormai da 14 anni negando un principio di giustizia protetto dalla Costituzione oltre che dal buon senso, come asserito anche dalla sentenza del Consiglio di Stato di aprile 2023 che finalmente ha dato giuridicamente valore a quelle tesi politiche che negli anni urlavo senza che nessuno dei nostri rappresentanti rappresentasse quel concetto nelle sedi opportune. Il Molise, di fatto, non dovrebbe più essere una Regione commissariata perché questo dicono i numeri. A questo si aggiunga anche, come sancito dalla Suprema Corte sin dal 2004, che lo Stato “è chiamato ad assumersi la responsabilità di risolvere nel minor tempo possibile la crisi dissipativa di un determinato ente autonomo, sì da rimetterlo in condizione di tornare a garantire i beni da questo invece al momento compromessi”».
Due i binari su cui Iorio si sta muovendo: «Se da un lato il lavoro che si sta portando avanti con i Ministeri competenti è volto a mettere fine alle pratiche della soppressione dei servizi sanitari pubblici e al pagamento di tasse esorbitanti per i cittadini molisani, dall’altro lato – conclude – occorre reperire risorse per rilanciare la sanità pubblica locale. Cosa a cui sto già lavorando anche attraverso l’utilizzo dei fondi europei».