Nessun timore per le sorti del Molise. Sia il presidente della Regione Francesco Roberti sia il senatore Costanzo Della Porta, relatore di maggioranza del ddl sull’autonomia differenziata a Palazzo Madama (dove è stato approvato con 110 sì, 64 no 3 astensioni), respingono al mittente le accuse delle opposizioni secondo cui il testo del leghista Calderoli spaccherà l’Italia.
«Con le modifiche che sono state apportate al testo mi sento di dire che non c’è motivo per le barricate che le opposizioni hanno innalzato. I Livelli essenziali delle prestazioni dovranno essere garantiti a tutti i cittadini, quindi a tutte le Regioni, anche per quelle che non chiederanno di gestire più deleghe e competenze», commenta il governatore Roberti, raggiunto al telefono per una dichiarazione sul primo via libera all’attuazione della riforma. «Forza Italia si è molto impegnata perché non si creino le condizioni per disparità di trattamento fra i cittadini. Come sempre, le minoranze vedono solo fantasmi, spettri. Io onestamente non ne vedo», ancora Roberti.
Il disegno di legge approvato dall’Aula del Senato, aggiunge il senatore di Fratelli d’Italia Della Porta, è stato il frutto di una istruttoria in Commissione molto partecipata – oltre 50 ore di discussione, 400 documenti acquisiti, 58 audizioni di esperti in circa otto mesi di lavoro – «che ha visto il testo originario modificato in maniera significativa, con l’approvazione di ben 90 emendamenti, oltre la metà dei quali delle opposizioni. Fondamentale è stato però – rivendica il parlamentare – il ruolo svolto in Commissione Affari costituzionali dai componenti di Fratelli d’Italia, tra i quali il sottoscritto), che hanno concentrato l’attenzione su tre capisaldi: unità e coesione nazionale, rafforzamento del ruolo del Parlamento, tutela delle Regioni con minore capacità fiscale. Obiettivi tutti raggiunti».
Nel dettaglio, spiega il senatore, «è stato sancito il principio secondo il quale dovranno essere garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale i diritti sociali e civili mediante i Lep, la cui determinazione, finalmente, dopo 20 anni di attesa, sarà realtà per gli italiani. Si è, altresì, stabilito, con un emendamento all’articolo 4, sempre targato Fratelli d’Italia, che i Lep dovranno essere garantiti anche alle Regioni che non chiederanno alcuna ulteriore forma di autonomia, posto che le intese, che sono alla base del decentramento di funzioni, sono una facoltà, non un obbligo. Il provvedimento – ancora Della Porta – statuisce, inoltre, che non ci potrà essere alcuna richiesta di autonomia da parte delle Regioni se non saranno determinati prima i Lep e, in ogni caso, non si potrà dare luogo alle intese tra Stato e Regione se prima non saranno stanziate le necessarie risorse finanziarie».
Per questi motivi, si dice certo, il testo approvato «sconfessa le critiche delle opposizioni e fuga ogni dubbio sulla tenuta dell’unità nazionale e sulla parità di trattamento dei cittadini italiani, i quali, di contro, saranno tutelati dallo Stato che, grazie agli articoli 2 e 7 del ddl, potrà intervenire bloccando le intese o limitandole, esercitando di fatto un controllo superiore sulla gestione dei Lep da parte delle Regioni, grazie a questa vera e propria clausola di supremazia statale, garantita dall’articolo 120 della Costituzione. Questo principio, peraltro, responsabilizzerà, e molto, gli amministratori periferici, i quali avranno il dovere di spendere le risorse pubbliche in maniera puntuale, evitando inutili sprechi a tutto vantaggio delle comunità locali»
Della Porta cita infine il prof Cassese, presidente del Comitato per la determinazione dei Lep, che a una specifica domanda, ha risposto così: «Se si attua la Costituzione, che prevede la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni concernenti diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio, e il potere del Governo di sostituirsi alle regioni laddove la tutela di tali livelli non sia assicurata, ci si muove nella direzione di una maggiore unità del Paese».