La gip del Tribunale di Campobasso Roberta D’Onofrio ha archiviato l’inchiesta sulla gestione della pandemia in Molise. Non c’è alcuna prova di comportamenti penalmente rilevanti, ha scritto nell’ordinanza che dispone il proscioglimento per tutti gli indagati: gli ex vertici dell’Asrem e della struttura commissariale della sanità nonché alcuni primari del Cardarelli.
Numerose le ipotesi di reato che la Procura aveva contestato (ma poi lo stesso ufficio inquirente ha chiesto per due volte l’archiviazione): abuso d’ufficio (per il solo ex commissario della sanità Giustini), rifiuto di atti d’ufficio, epidemia colposa, interruzione di pubblico servizio. E ancora, per i medici: omissione di atti d’ufficio, concorso in omicidio colposo e concorso in epidemia colposa.
Il procedimento archiviato ieri trae origine da una serie di esposti: il primo di Francesco Mancini, un secondo dei consiglieri regionali 5s della passata legislatura (Greco, Primiani, Fontana, De Chirico), un altro del Comitato Verità e Dignità per le vittime Covid.
L’episodio centrale attorno a cui ruota la ricostruzione formalizzata dal gip è il cluster che si registrò nel reparto di Chirurgia del Cardarelli a partire dai primi giorni di gennaio 2021 e che riguardò pazienti della Chirurgia, della Medicina interna “appoggiati” in Chirurgia e operatori sanitari. A finire sotto accusa la situazione di promiscuità, causata anche dal restringersi degli spazi a disposizione (e quindi della possibilità di utilizzare la zona grigia) per via dell’accorpamento di reparti, e il fatto che dal Pronto soccorso venivano mandati in Chirurgia pazienti con il solo esito negativo del test rapido. Tutti elementi che però, in base alla valutazione del giudice, non implicano una responsabilità penale delle direzioni generale e sanitaria, né dei medici coinvolti (e indagati). Attendere il responso del tampone molecolare avrebbe pregiudicato le condizioni di pazienti che andavano ricoverati con urgenza e dell’impossibilità di rispettare la zona grigia per mancanza di spazio il primario del reparto di Chirurgia informò il Pronto soccorso, non la direzione sanitaria.
Non si configura l’epidemia colposa che per orientamento consolidato della Cassazione richiede una condotta (illecita) commissiva, non omissiva. E gli indagati, ha rilevato il gip, hanno predisposto le misure organizzative necessarie (percorsi separati per pazienti infetti e non, disposizioni sul transito degli infette con barelle di biocontenimento, creazione di aree grigie all’interno di ciascun reparto per i pazienti inviati dal Pronto soccorso in condizioni di urgenza).
A grandi linee questo l’impianto che ha scagionato, oltre all’ex commissario Angelo Giustini, l’ex dg Asrem Oreste Florenzano, l’ex direttrice sanitaria Virginia Scafarto e l’ex direttore medico del Cardarelli Celestino Sassi. E, per le ipotesi di concorso che erano state formulate, anche i primari (o ex primari) Cecere, La Floresta, Iorio, Polisena, Doganiero e Santopuoli.
Un approfondimento il giudice per le indagini preliminari lo ha dedicato alla posizione di Giustini in relazione alla sua proposta di realizzare il centro Covid al Vietri di Larino. Per i consulenti del pm una condotta colposa commissiva perché la struttura manca dei requisiti essenziali, come formalizzarono gli ispettori ministeriali nella visita del 27 e 28 gennaio 2021. Per la gip, invece, non è compito dell’autorità giurisdizionale penale entrare nel merito di scelte discrezionali della Pubblica amministrazione. E comunque non c’è prova che quella condotta violi la legge né che ad essa potesse conseguire un ingiusto vantaggio: non c’è prova che sia abuso d’ufficio.
In conclusione, il giudice – sciogliendo la riserva assunta all’udienza del 21 novembre 2023 fissata a valle della seconda opposizione all’archiviazione prodotta dal Francesco Mancini e Nadia Perrella (difesi dagli avvocati Vincenzo Iacovino e Andrea Ruggiero) – ha disposto l’archiviazione del procedimento.
«Non posso che ritenermi soddisfatto – il commento del legale di Giustini, Danilo Leva – L’ordinanza del gip fa piena luce su quanto avvenuto nella gestione della pandemia. Trovano così accoglimento le nostre tesi per le quali le condotte di Giustini non avevano alcun rilievo penale».
Grande soddisfazione anche da parte dell’avvocato Mariano Prencipe, che ha assistito l’ex dg Asrem Oreste Florenzano (mentre Mirella De Santis ha difeso l’ex direttrice sanitaria Scafarto): «In una vicenda che dal punto di vista mediatico è stata alimentata, si è dimostrato che le ipotesi di reato erano infondate. Soprattutto, è stata sancita la correttezza dei vertici dell’azienda sanitaria nella gestione della pandemia».
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