La Procura di Campobasso ha proposto appello contro la sentenza del gup del capoluogo che il 6 settembre 2023 ha assolto l’ex governatore Donato Toma e gli ex componenti della sua giunta per la nomina di Nicola Romagnuolo a commissario del nucleo industriale di Campobasso-Bojano.
Per il sostituto Viviana Di Palma che ha curato il fascicolo in primo grado, la condotta degli amministratori regionali e del nominato è contraria alle norme che regolano in particolare l’inconferibilità. Romagnuolo, infatti, fino a qualche mese prima della designazione al vertice del Nucleo (avvenuta a ottobre 2020 e poi prorogata a fine marzo 2021) era consigliere regionale di Forza Italia (e la legge prevede un lasso di tempo di due anni fra la cessazione dalla carica elettiva e l’incarico di amministratore in un ente sub regionale).
In 26 pagine di ricorso, la pm chiede dunque alla Corte d’Appello di riformare la sentenza di assoluzione.
Il reato di abuso d’ufficio è ipotizzato per l’ex presidente di Palazzo Vitale Toma e i componenti di due sue esecutivi: Quintino Pallante, Michele Marone, Vincenzo Niro, Filomena Calenda, Vincenzo Cotugno, Nicola Cavaliere e lo stesso Nicola Romagnuolo. L’udienza è fissata il prossimo 20 giugno. L’avvocato Mariano Prencipe, che difende l’ex assessore Cotugno, si dice convinto di riuscire a provare anche in secondo grado che la condotta del loro assistito è stata rispettosa delle norme.
Prima che si avesse notizia dell’inchiesta giudiziaria, la vicenda era stata oggetto di dibattito politico per via del pronunciamento dell’Autorità nazionale anticorruzione a cui avevano inviato una segnalazione i consiglieri regionali del Movimento 5 stelle. Con una delibera del 27 maggio 2021 l’Anac dichiarò nulla la designazione perché il Nucleo è un ente sub regionale su cui Palazzo Vitale ha poteri di controllo.