Dall’osservatorio di Bruxelles, privilegiato perché «permette di vedere in anticipo quello che accadrà in Italia, in Europa e nel mondo» al suo Molise che vive «una fase delicatissima» e se la classe politica regionale, nella sua interezza, non sceglie di definire insieme le azioni per lo sviluppo tra qualche anno dovrà rinunciare all’autonomia istituzionale sancita poco più di 60 anni fa.
Ospite di Pasquale Damiani, nel salotto di Conto alla Rovescia che caratterizza il venerdì sera di Teleregione, Aldo Patriciello non si è sottratto alle domande, neanche a quelle sulla sanità.
Di sanità, ha detto, si parla troppo. «Giusto parlarne, confrontarsi e criticare. Ma non si può, da 20 anni a questa parte in una regione così piccola, parlare solo di sanità. Se sfogliamo le pagine dei giornali di 20 anni fa, troviamo le stesse parole, gli stessi temi di oggi. C’è qualcosa di anomalo». Cosa fare? Per l’onorevole di Venafro, innanzitutto «superare la conflittualità eterna, che non aiuta i giovani, le famiglie e il Molise ma li danneggia perché è solo un momento di scontro dove ognuno di noi che fa politica pensa di attrarre consensi attraverso o parlando a favore o contro qualcuno». Quindi, nel merito, fare in modo che i molisani possano curarsi in Molise, che vuol dire far loro recuperare fiducia nel sistema sanitario regionale. «Come lo intercettiamo il cittadino? Con la qualità, con le eccellenze, investendo sul personale e sulle tecnologie, non sperperando». L’ospedale sotto casa è utopia in una regione così piccola, il sistema non reggerebbe. Allora, invece di frazionare bisogna concentrare i servizi, ancora Patriciello, e investire sulla capacità di attrarre, al contrario, pazienti dalle altre regioni.
L’eurodeputato non si è espresso, nel merito, sul nuovo piano operativo 2023-2025 ma ha invece dichiarato apprezzamento per la struttura commissariale (il commissario Bonamico e il sub Di Giacomo, ndr), composta da «persone di grande valenza a cui va riconosciuto il merito dell’ascolto e di avere cuore le sorti del Molise. Stanno portando avanti un’azione coraggiosa nel cercare di far rientrare il debito sanitario, che non è quello che si cerca di addebitare ai privati». I privati, ha ribadito, sono un punto di forza e non di debolezza «perché portano soldi alle casse della Regione, in termini di mobilità (attiva, ndr) e perché offrono un servizio».
Aumentare la dotazione del fondo sanitario destinata al Molise ed evitare sprechi e inefficienze, in sintesi il corollario.
Quando Aldo Patriciello sedeva tra gli scranni del Consiglio regionale, erano tempi di contrapposizione politica forte, forse più di oggi. Ma a Palazzo D’Aimmo (all’epoca non ancora intitolato al primo presidente dell’Assise e indicato col nome del proprietario dell’immobile quindi Palazzo Moffa), se serviva si riusciva a trovare una sintesi, ha evidenziato ancora a Teleregione l’eurodeputato, sui grandi temi.
Chiamato da Damiani a dare un punto di vista sull’attuale classe politica, anche in questo caso non si è risparmiato nella risposta. «Non me ne vogliano i “regionali”, io credo che debbano recuperare un minimo di azione propositiva e sentirsi più legislatori. I nostri rappresentanti in Regione dovrebbero preoccuparsi di legiferare, di capire dove va il Paese, dove va il Molise, quali sono le azioni da intraprendere in termini legislativi. Se in Consiglio regionale si continua a confrontarsi su questioni localistiche, io credo che si perda il senso dell’azione da portare avanti».
Patriciello ha poi inquadrato l’argomento Molise nello scenario globale. «Stiamo assistendo a una rivoluzione mondiale, noi non siamo più le stesse persone di ieri: Covid, guerra dell’Ucraina, adesso il Medioriente… Con l’intelligenza artificiale probabilmente fra qualche settimana assisteremo sempre di più a un impatto sconvolgente nella vita quotidiana». Fondamentale, dunque, per lui che «la classe politica molisana e, soprattutto, tutto il Consiglio regionale» intraprendano «un’azione volta a interpretare il cambiamento, che è quello che ci chiedono i giovani. I giovani di oggi hanno una marcia in più. A queste generazioni la politica deve predisporre non il futuro ma il presente. Ed è la Regione che deve governare questi processi, programmare immediatamente le azioni di cambiamento che toccano la vita quotidiana».
Poi ha precisato: «Non è una critica, mi permetto di dare un modesto consiglio in base a quello a cui assisto da cittadino molisano. Abbiamo una guida importante nel governatore Roberti, che è pragmatico, concreto, uomo di grandi risorse, di esperienza, da sindaco, da presidente della Provincia. C’è un presidente del Consiglio (Pallante, ndr) che ha esperienze da trasmettere. Però bisogna uscire fuori dal personalismo e trovare capacità di progettualità. Il Molise sta vivendo una fase delicatissima» ed è necessario a parere dell’onorevole cogliere «le occasioni per creare sviluppo, tutti insieme, fermo restando le suddivisioni dei partiti ma su alcune azioni c’è bisogno del Consiglio regionale, non della maggioranza e della minoranza l’una contro l’altra. Diversamente, assisteremo tra qualche anno alla scomparsa del Molise. Sarà accorpato all’Abruzzo, alla Campania, alla Puglia… non lo so cosa succederà ma perderemo la nostra storia, la nostra autonomia, il nostro dna. E credo – ha concluso sul punto – che tutti ci auguriamo che non succeda».
ppm

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