Passa per un politico che non le manda a dire Andrea Di Lucente, caratterialmente fin troppo ‘diretto’ nelle sue esternazioni. Il che non è un aspetto negativo in un contesto dove quello che appare spesso non è. Dall’autonomia differenziata che non esita a definire una materia controversa alla macchina amministrativa regionale praticamente ancora ferma ai blocchi di partenza. Per essere chiari, non dribbla. Titolare di numerose deleghe (Attività produttive, personale, energia, ambiente) è anche vicepresidenza della giunta regionale.
Assessore Di Lucente, a giugno 2023 la vittoria elettorale, poi sei mesi fermi perché l’ente non aveva alcuna alcuna copertura finanziaria, infine l’inaspettato pit stop del governatore Roberti. Siamo a febbraio 2024 e non c’è traccia di un bando regionale, insomma direi che siamo ancora agli annunci.
«Per avviare una macchina che è stata decenni in garage non basta semplicemente mettere benzina e girare la chiave. Deve rimanere dal meccanico il tempo necessario affinché possa partire e viaggiare senza intoppi. Mi rendo conto che agli occhi dei cittadini questo tempo possa apparire enorme rispetto alla velocità con cui girano economia e società. Eppure, stiamo cercando di accelerare il più possibile: recuperare anni e anni di inattività, però, non è uno scherzo. Abbiamo scelto la linea del “fermi tutti e tracciamo qui il solco per ripartire”. Queste operazioni non sono mai facili, indolori e, soprattutto, veloci».
È stato appena ridisegnato l’impianto della macchina amministrativa: non ci saranno più i capi dipartimento ma i capi area con un direttore generale. Perché questo ritorno al passato? Cosa vi aspettate in termini di efficienza e di funzionalità rispetto a oggi?
«Non si può parlare di tornare indietro, ma semplicemente di un diverso modello: i dipartimenti avevano molti vantaggi, ma creavano al contempo diversi problemi, soprattutto in termini di raccordo. Nel corso del tempo ci sono stati doppioni, sovrapposizioni e azioni senza coordinamento. Inoltre, il direttore generale è solo la punta dell’iceberg della riorganizzazione che abbiamo in mente: stiamo accorpando uffici, istituendone di nuovi (ad esempio, un servizio digitalizzazione. E’ impensabile che una Regione moderna non abbia personale si occupa delle azioni legate alla digitalizzazione), rendendo le aree omogenee per materia. Si vede il cappello, ma il nuovo disegno organizzativo che c’è dietro è ampio e votato alla maggiore efficienza, oltre che a del sano buonsenso. Inoltre, il direttore generale e le aree non hanno nulla a che vedere con il passato perché sono intesi in maniera diversa e hanno compiti e funzioni diversi».
Fra meno di 4 mesi le Europee, le prime elezioni senza Berlusconi e anche senza Patriciello.
«Forza Italia e la sua decennale presenza sulla scena politica hanno consentito di mostrare come i valori vengano prima delle persone, anche prima del presidente Berlusconi. La sua forza è stata quella di incarnare e “personalizzare” certi valori che sono propri anche del partito. Forza Italia sta sopravvivendo persino ad una perdita così forte come quella di Berlusconi, ripartendo dai fondamenti e dai valori. E’ su questo che si baseranno anche le Europee e il nuovo corso che sta costruendo il presidente Tajani. Ha raccolto un’eredità enorme, ma sono certo che saprà condurre nel migliore dei modi il partito attraverso le sfide che lo attendono. I personalismi possono essere deleteri per un partito che, per la sua stessa funzione, è camera di compensazione per le istanze personali. Gli elettori guardano altri aspetti, come la capacità di risolvere i problemi reali delle persone, a partire dal potere di acquisto dei salari, della ripresa economica e dalla necessità di sicurezza e benessere».
E poi ci sono le amministrative, a Campobasso il centrosinistra cercherà la rivincita.
«Le amministrative in generale saranno un banco di prova importante. Campobasso è il centro più importante, ma non ci dobbiamo dimenticare che esiste tutto il resto del territorio molisano. La mia idea di partito è basata su una forte radicazione territoriale, sul dialogo costante con gli amministratori. Per questo motivo non credo sia sufficiente focalizzare l’attenzione sulla sfida a Campobasso, va piuttosto tenuta in considerazione ogni competizione perché la vera forza della rete del partito è nei piccoli centri. È un cambio di paradigma quello che sto invocando da tempo e che, spero, possa essere applicato a partire da questa tornata di Comunali».
L’impressione è che Forza Italia abbia dovuto obbedire agli ordini di scuderia portando avanti il Ddl Calderoli. Abbiamo visto quanto l’intervento del governo centrale sia stato essenziale per pareggiare i conti del bilancio regionale ed evitare il default. Con l’autonomia differenziata cosa ne sarà di una regione con meno di 290mila abitanti?
«L’autonomia differenziata è un tema profondamente controverso, ma il punto sta proprio nella specificità del Molise. La nostra regione è in un momento di svolta: dovrà decidere le modalità di sopravvivenza e di tutela della propria “autonomia”. Non sono affatto convinto che il Molise debba fare quel patto con il diavolo che comporta la cessione dell’anima in cambio di una qualche annessione all’Abruzzo o alla Puglia o a chiunque sia. L’obiettivo è l’esatto opposto: quello di tutelare l’autonomia il più possibile. Quella differenziata può essere una sfida, invece che un danno, proprio in virtù della particolarità del Molise e delle opportunità che, silenziosamente ma anche in maniera costante, stiamo costruendo. Ciò su cui va posta l’attenzione adesso è la trattativa per la tutela e la valorizzazione dell’autonomia del Molise. Il ruolo di Forza Italia in tal senso potrà essere utile per sostenerci in questa lotta: sono sicuro che il partito farà valere le regioni del Sud e ascolterà i suggerimenti che verranno dai territori e dai suoi rappresentanti sui territori. Preventivamente, però, dovremmo chiarirci al nostro interno (come molisani) sulla direzione da intraprendere. Adesso dovremmo avviare la dialettica interna per cercare di arrivare alla sintesi».
La Coldiretti Molise appena qualche settimana fa ha lanciato l’allarme: la proliferazione indiscriminata di impianti fotovoltaici a terra rischia di compromettere per sempre la produttività dei terreni più fertili e per questo chiede alla giunta Roberti di individuare i luoghi destinati ad ospitare gli impianti energetici. Se a questo aggiungiamo anche i parchi eolici che spuntano come funghi…
«Quelli dell’ambiente e dell’energia sono due aspetti sui quali abbiamo lavorato tanto in questi mesi. Nelle prossime settimane porteremo a compimento i primi frutti. Anzi, il primo tra tutti è la revisione del piano rifiuti, fermo al 2015 e mai adeguato alle esigenze di una società e di una cultura ambientale profondamente cambiata. Era tra le nostre priorità, ora è all’attenzione della giunta. Altro tema “caldo” sul quale stiamo lavorando è il piano della qualità dell’aria (con la vicenda della Piana di Venafro che è in cima alle questioni che stanno a cuore all’amministrazione) e quello dell’energia. Il tema ambientale è sempre stato sottovalutato, ma la transizione verso un Molise verde e in equilibrio con le attività produttive è l’obiettivo essenziale che perseguiremo in questi anni. L’ecosistema in cui viviamo è costituito da diversi pilastri che ne reggono la trave portante, costituita dal benessere collettivo. Adesso stiamo recuperando il tempo passato, ma anche avviando una programmazione per il futuro, cosa che il Molise non ha mai avuto. Sono abituato a lavorare con programmi definiti e con una visione dietro. Stiamo portando questo metodo anche all’ambiente e all’energia. Il primo piano è realtà, entro la fine del mese proporremo la revisione del Priamo (il piano della qualità dell’aria). Sono documento che solo all’apparenza sembrano irrilevanti: in realtà incidono profondamente sulla vita delle persone, contribuendo a costruire un ambiente sostenibile e un futuro che non ruberemo ai nostri figli». alessandra longano