Il Consiglio regionale del Molise ha respinto la mozione delle minoranze contro l’autonomia differenziata, che chiedeva un secco “no” al ddl Calderoli. Approvato invece l’ordine del giorno della maggioranza, illustrato dal sottosegretario Vincenzo Niro, con cui l’Assise impegna il presidente della Regione e quello del Consiglio «a promuovere l’istituzione di una Commissione speciale regionale di studio, supporto, consulenza e analisi sul tema “autonomia differenziata delle Regioni a Statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, 3 comma, della Costituzione”, finalizzata a sostenere l’azione propositiva del presidente della Regione Molise in tutte le fasi attuative».
Scintille in Aula soprattutto fra la consigliera dem Micaela Fanelli e il governatore Francesco Roberti. Tema del contendere, la partecipazione di Roberti quando era sindaco di Termoli alla manifestazione del 17 marzo 2023 a Napoli. «Era per chiedere la garanzia che il 40% delle risorse del Recovery fund andasse al Sud», ha precisato il presidente della giunta. «Era contro l’autonomia differenziata e allora lo eri anche tu», ha ribadito l’esponente del Pd. Toni accesi negli interventi di tutti i rappresentanti delle minoranze: Greco, Romano, Facciolla e Primiani. Dai banchi dell’esecutivo, il coordinatore e assessore della Lega Michele Marone ha rassicurato: l’autonomia differenziata non danneggerà il Molise, non ci saranno intese per la delega di ulteriori funzioni alle Regioni se prima non verranno garantiti i Livelli essenziali delle prestazioni a tutti.
A fine giornata, le posizioni sono rimaste distanti. Una volta attuata l’autonomia differenziata, ogni Regione «godrà di forme e condizioni particolari di autonomia in specifiche materie, indicate dalla Costituzione, a seguito di intesa tra Stato e Regione, dopo l’approvazione, con maggioranza rinforzata, di una legge del Parlamento. I livelli di efficienza – il commento del governatore – determineranno la competitività della Regione e il trasferimento delle risorse avverrà su criterio meritocratico in attuazione del principio di solidarietà. Sarà lo Stato a individuare i Livelli essenziali delle prestazioni, da assicurare a tutti i cittadini e il cui costo terrà conto della realtà territoriale e delle eventuali criticità, anche demografiche, economiche, infrastrutturali e orografiche. L’autonomia differenziata sarà una riforma per superare i divari e responsabilizzare chi è chiamato a governare e amministrare i territori. L’istituzione della Commissione speciale regionale sarà uno strumento indispensabile e importante per studiare ed esaminare tutti gli aspetti della riforma. Siamo pronti a dire anche no negli eventuali casi in cui, da qualche passaggio della riforma, potesse esserci il rischio di svantaggi per la nostra Regione. La Commissione, infatti, seppur non sia stato compreso dalle opposizioni, è l’organismo in cui maggioranza e minoranze possono collaborare in tale ottica».
Come riuscirà il Molise a garantire la sanità e i trasporti se si consentirà alle Regioni più ricche di trattenere gli introiti fiscali che al momento servono anche a “perequare” i fondi nazionali e quindi pagare anche i servizi nei territori più fragili? Questa la domanda posta da Fanelli a più riprese. A margine della seduta il suo giudizio è tranchant. L’odg votato è «una “supercazzola” di proporzioni cosmiche, utile solo a confermare la totale insipienza del centrodestra. Sorge il dubbio che Roberti e la sua maggioranza non abbiano compreso la portata devastante dell’autonomia differenziata per il Molise. Mentre si è compreso benissimo che, pur di non dare fastidio a Roma, sono pronti a sacrificare tutti, ma proprio tutti i diritti dei molisani».
Per i 5 stelle «questo centrodestra non ha a cuore il futuro del Sud e dei molisani, ma mira esclusivamente alla privatizzazione di ogni comparto» perché l’autonomia differenziata riguarda settori come sanità, istruzione, trasporti locali che «in Molise pagano già lo scotto di un tragico indebitamento e di una gestione politica che nel corso delle legislature non ha fatto altro che comprimere all’inverosimile diritti». Caustica la conclusione: «Ognuno dei membri della maggioranza è artefice della futura privatizzazione della sanità e della definitiva chiusura della Regione».
Davanti a Palazzo D’Aimmo anche il sit-in di Cgil e Ali che con i responsabili regionali Paolo De Socio e Bibiana Chierchia hanno riassunto le ragioni del “no” al ddl Calderoli e dato appuntamento a venerdì pomeriggio per il confronto organizzato alla Scuola edile a partire dalle 15.
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