Nuovo round fra la consigliera del Pd Micaela Fanelli e il governatore Francesco Roberti.
È Fanelli a tornare all’attacco dopo la nomina del direttore generale della Regione. È Domenico Nucci, già segretario del Comune di Termoli e poi della Provincia di Campobasso. «Già al fianco di Roberti sia al Comune di Termoli che alla Provincia di Campobasso. Come poteva perdere l’occasione di fare un ‘salto’ anche in Regione? Nel suo arco, oltre alle caratteristiche professionali, la freccia della fedeltà. E la fedeltà, si sa, premia sempre. Con buona pace di tutti. Quello che dovrà dimostrare adesso è la sua capacità sulle ‘cose regionali’, totalmente diverse dagli enti in cui ha burocraticamente prestato servizio. Programmazione e bilancio complicatissimi, personale e macchina amministrativa fermi, sanità commissariata e da raccordare. Il tutto all’interno di un contesto ‘regione’ che Roberti ha decisamente disorganizzato», le critiche di Fanelli. Che aggiunge: «In sostanza, Roberti “riordina” la macchina Regione per affidarne il vertice a Nucci, creando però meccanismi disfunzionali, come togliere competenze in capo ai diversi assessorati (come ad esempio la programmazione) e affidarle all’uomo solo al comando. Si tratta di modifiche che, nella migliore delle ipotesi, creeranno duplicati e lungaggini, nella peggiore causeranno conflitti e blocco dell’azione amministrativa, già non brillante».
Immediata la replica di Roberti. L’esperienza di Nucci, dice, «è consistente, un dato oggettivo che si evince leggendo il suo curriculum vitae. Professionista serio e apprezzato ovunque egli abbia prestato la propria attività professionale. Tra l’altro, in tantissimi anni di lavoro non ha mai dovuto ricorrere a raccomandazioni politiche lavorando con qualsiasi colore politico solo grazie alla sua capacità professionale. Mi sorprende che la consigliera Fanelli non ricordi, durante il periodo in cui ricopriva la carica di segretario regionale del Pd, come l’ex presidente della Regione Paolo di Laura Frattura, a capo della coalizione a trazione Partito Democratico, nominò nel ruolo di capi dipartimento tanti professionisti, ormai ex dirigenti regionali, tutti vicini al Partito Democratico, che non mi sembra avessero, all’atto della nomina, curriculum vitae con grandissime esperienze nell’amministrazione pubblica». In realtà, ribadisce il capo dell’esecutivo, l’eliminazione dei capi dipartimento e la nomina di un dg determinano un risparmio e per questo Fanelli «prova a spostare l’attenzione» con «uscite populistiche e propagandistiche». Roberti non rinuncia alla stoccata finale: «Anche tu – dice rivolto direttamente alla consigliera dem – hai lavorato per la Regione Molise e con una transazione, che sta facendo giurisprudenza nel diritto del lavoro e oggetto di studio nelle più blasonate facoltà di Giurisprudenza, ti sei garantita la possibilità di conservare quell’incarico una volta terminata la tua esperienza politica».

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