Via libera, a maggioranza assoluta (la metà più uno dei componenti del Consiglio regionale) e in prima lettura alle modifiche dello Statuto proposte dal governatore Francesco Roberti. Seduta ad alta tensione, però. Tanto che nel tardo pomeriggio – quando lo scontro fra il centrodestra e le opposizioni del campo progressista si era spostato sui debiti commerciali della Regione (alla fine è passata la mozione di Fanelli, emendata, che impegna la giunta a rivedere i termini per entrare nel piano – il presidente dell’Assemblea Quintino Pallante ha richiamato e letto all’Aula gli articoli del regolamento che sanzionano linguaggi e comportamenti scorretti durante la seduta fino a portare all’espulsione.
L’introduzione del secondo sottosegretario – in carica c’è già il leader dei Popolari Vincenzo Niro, in pole per la seconda casella l’esponente di Forza Italia Roberto Di Baggio – diventerà operativa solo dopo la seconda lettura, prevista fra non meno di 60 giorni. Ma è questo, insieme alla istituzionalizzazione dei consiglieri delegati, il cuore della “riforma” secondo le minoranze. Quindi, per dirla con le parole di Roberto Gravina (5s e competitor di Roberti alle regionali): «Raggiunto l’obiettivo di assicurare uno strapuntino di potere a ogni componente della maggioranza mentre i molisani attendono soluzioni ai loro problemi».
Complice il fatto che l’illustrazione della proposta era stata proposta all’Aula dal relatore Fabio Cofelice (Noi moderati) nella scorsa seduta, ieri si è partiti direttamente dal voto – o dalle dichiarazioni di voto – sui singoli articoli. E dagli emendamenti e sub emendamenti. Uno dei punti più discussi, per quanto sia apparso surreale, è la precisazione che il presidente della Regione – eletto governatore e al contempo consigliere – possa esercitare l’iniziativa legislativa. Pare che un «troppo zelante funzionario» avesse posto qualche dubbio… Bagarre pure sulla “partecipazione” o “assistenza” dei componenti della giunta ai lavori del Consiglio (si è scelto di mantenere il verbo “assistono” su suggerimento del vice presidente dell’esecutivo Di Lucente poiché più consono all’inquadramento degli assessori esterni).
Sessione lunga e molte volte interrotta. Con le minoranze a tacciare la maggioranza di non aver nemmeno preparato il lavoro e la compagine di governo a rivendicare che invece si stava solo lavorando per migliorare il testo (che fra le altre cose reintroduce il Garante per l’infanzia e l’adolescenza).
Fino allo scontro “finale” sugli articoli che scottano. «Rappresentative del livello delle “grandi riforme” proposte e, in buona parte, già approvate, sono le norme inserite agli articoli 5 (la centralità delle tradizioni culinarie molisane e la dieta mediterranea) e 33 (la possibilità per il Presidente della Giunta di nominare un secondo Sottosegretario e Consiglieri delegati). Al Molise mancano infrastrutture in ambito sanitario, in quello dei trasporti ed in tanti ambiti cruciali per la qualità della vita dei molisani. Da oggi, però, la nostra regione avrà il secondo sottosegretario e consiglieri delegati», il commento della capogruppo Pd Alessandra Salvatore.
«Avete disorganizzato gli uffici e oggi disorganizzate le funzioni politiche. State aggiungendo costi diretti e indiretti al solo fine di riorganizzarvi per mantenere un filo di potere al vostro interno. questa è una bruttissima pagina di storia recente del Molise. L’assenza di qualsiasi discussione – ha rincarato la dose sempre dal Pd Micaela Fanelli – e gli occhi abbassati di consiglieri di maggioranza rappresentano la cifra del vostro imbarazzo. Abbiamo, lo dico per tutti, completamente abdicato alla funzione costituente».
Tranchant la replica del governatore: «Quando si era segretari di partito e Frattura nominava consiglieri delegati Ciocca e Di Nunzio non c’erano costi diretti e indiretti o abdicazione. Quale sarebbe – ha aggiunto – il costo di un altro sottosegretario? Che probabilmente metterà a lavorare qualche ragazzo nella segreteria, ma non è questo che ci impedirà di riorganizzare la sanità o i trasporti». La riforma, ha ribadito il governatore, serve a dare maggiore funzionalità alla macchina regionale, con la presenza ai tavoli romani di chi, oltre ai componenti della giunta, potrà parteciparvi con diritto di voto e non solo come uditore. «La maggioranza è coesa e ha voglia di lavorare, non è colpa nostra se i molisani continua ano a votare per noi».
Il culmine della polemica, con la controreplica del capogruppo 5s Andrea Greco. «Secondo quello che ci ha detto Roberti è facile risolvere i problemi dei molisani. Nominiamo 20mila sottosegretari così riusciamo a dare a 20mila giovani molisani la soddisfazione di un posto di lavoro… Il problema del Molise è che tantissimi giovani devono andarsene per trovare lavoro. Il problema del Molise è un presidente che viene in Aula a dire cose inaudite, ma mica stiamo al bar…».
Decibel al massimo e accuse reciproche: «Stai calmo». «Deve stare calmo lei perché qui dentro non viene a fare le smargiassate». «Consigliere da bar». «Lei nemmeno quello può essere».
Ripristinata la calma, anche da Massimo Romano (Costruire democrazia) sono piovute critiche a Roberti: «Senza scomodare i padri costituenti, avreste fatto bene a rileggere quali sono stati i nostri padri statutari. Lombardi, D’Aimmo, Raffaele Iorio e gli altri. Oggi la discussione è stata penosa. Per risolvere i problemi di funzionalità della Regione basta un sottosegretario in più? Si usa la Carta costituzionale della Regione per “apparare” situazioni contingenti che hanno un nome e un cognome».
Nessun cedimento dal centrodestra prima del voto. «Noi alziamo il tono di voce quando veniamo attaccati. Non siamo qui – la chiosa di Roberti – a subire invettive sgangherate di chi forse non accetta la democrazia».

r.i.

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