Nel rendiconto 2020 della Regione Molise il disavanzo certificato era a quota 494 milioni. La Corte dei conti di via Garibaldi contestò numerose volte quella cifra. Per i magistrati erariali, tesi accolta dagli ermellini, il deficit era più alto di circa 95 milioni di euro. Quindi impugnarono il consuntivo davanti alla Consulta. Quattro anni dopo, i giudici delle leggi hanno sancito che quella norma è incostituzionale. E così gli atti successivi, per esempio la legge di Stabilità per il 2022 e l’assestamento del bilancio di previsione 2021-2023.
Quattro anni dopo, in particolare da settembre scorso a oggi, rivendica l’assessore al Bilancio Gianluca Cefaratti – insediatosi a Palazzo Vitale con la nuova legislatura cominciata a metà luglio – i correttivi sono stati apportati.
«Dal momento dell’impugnativa ad oggi abbiamo effettuato le correzioni. Quindi rassicuro i cittadini sul percorso che abbiamo fatto con gli atti approvati da settembre a dicembre 2023, consapevoli che quello che dice oggi la Corte lo avevamo anticipato», ha detto ieri l’assessore a Telemolise. «Abbiamo messo in campo tutte le misure utili a superare le eccezioni che sia la Corte dei conti sia il governo avevano rilevato rispetto ai rendiconti 2019, 2020 e 2021, cercando una soluzione con le esigenze della Regione. Abbiamo quindi, a mio giudizio, anticipato in qualche maniera i compiti che a mio giudizio ci vengono chiesti attraverso la sentenza della Consulta. Non siamo né sorpresi né amareggiati, continuiamo nel nostro percorso di chiarezza nei conti regionali.
Questa sentenza non cambia l’andamento delle procedure che abbiamo messo in campo».
Dall’opposizione, in particolare dalla consigliera del Pd si teme un ulteriore buco di bilancio di circa 90-100 milioni. «Non è assolutamente veritiera questa voce, se qualcuno parla di un buco di 90 milioni in più secondo me non ha capito gli effetti che abbiamo realizzato con la legge regionale 4 e con gli atti successivi. Non c’è nessun buco aggiuntivo, almeno al momento, rispetto al passivo di 572 milioni di euro».
Passivo accertato nel rendiconto 2022 approvato dalla giunta Roberti e oggetto del piano di rientro trentennale sostenuto, fino al 2033, anche con 20 milioni che arriveranno ogni anno da Roma. E con l’aumento dell’Irpef.