Qualcuno lo chiamava, con benevolenza ma non senza ironia, “Bertolaso”. Lui, è ovvio, non se ne dispiaceva ma ci teneva a precisare che all’occorrenza aveva discusso, quando sentiva di essere nel giusto, anche con l’allora potentissimo capo dipartimento.
Uomo forte dell’amministrazione Iorio, Giuseppe Giarrusso. Con il successore del presidente più longevo della storia del Molise la scintilla invece non scattò mai. O meglio, scattò al contrario. Modi diversi di intendere il sistema di assistenza alla popolazione e, soprattutto, la ricostruzione post sisma 2002 che nel 2013 era ancora quasi nel pieno. Tanto che Paolo di Laura Frattura, eletto presidente della Regione a fine febbraio del 2013, firmò la rimozione di Giarrusso dall’incarico di direttore della Protezione civile regionale il 23 ottobre successivo.
La Corte dei conti ha stabilito che per quell’ingiusto “licenziamento” (fra virgolette perché l’architetto tornò dirigente semplice) Frattura deve risarcire l’ente di Palazzo Vitale per il danno erariale causato. Giarrusso, infatti, si rivolse al Giudice del lavoro che nel 2024 stabilì «l’illegittimità della risoluzione dell’incarico» condannando la Regione a pagare il compenso ancora dovuto fino alla scadenza della nomina e il parziale pagamento delle spese di lite.
Con la transazione firmata nel 2016 (la trattativa fu seguita dall’Avvocatura dello Stato), a Giarrusso fu corrisposto molto di più, chiudendo così anche altri contenziosi: 196132 euro.
Questa la cifra che la Procura erariale regionale ha contestato all’ex governatore. Costituitosi in giudizio con l’avvocatessa Francesca Fazzolari, all’esito del giudizio davanti alla Sezione giurisdizionale di via Garibaldi, Frattura si è visto ridurre di molto “il conto”. Il collegio presieduto da Maurizio Stanco, e composto anche dai giudici Gennaro Di Cecilia e Luigi Iocca, ha svolto a ottobre scorso l’ultima udienza in cui è stato ascoltato il sostituto procuratore regionale Stefano Brizi e, per Frattura, l’avvocato Salvatore Di Pardo su delega della collega Fazzolari.
La Corte dei conti ha ritenuto convincente la decisione del Giudice del lavoro sull’illegittimità del “licenziamento”. Ma ha accolto parzialmente la domanda della Procura, limitatamente cioè alle «differenze retributive non godute dal direttore rimosso, per il periodo dall’1/1/2014 al 4/5/2015» e agli «oneri fiscali e previdenziali consequenzialmente sopportate dalla Regione», oltre che alle spese di giudizio affrontate dal dipendente in relazione alla rimozione da capo della Protezione civile regionale.
La sentenza 63/2023, di cui è stato relatore il magistrato Iocca, ha condannato in primo grado quindi Frattura a pagare alla Regione 24.600 euro (oltre a interessi e rivalutazione).