L’ennesimo strappo, probabilmente definitivo. Andrea Greco sembra già con un piede fuori dal Movimento di cui è capogruppo in Regione. «Non sono stato coinvolto in nessuna scelta», dice mentre ancora non è ufficialmente chiaro il dato di Campobasso ma drammaticamente appurato quello di Termoli, dove alle amministrative i 5s hanno rimediato poco più del 4%. «O torno a essere una risorsa, o il Movimento non sarà più casa mia».
L’ultimatum ribadisce le critiche già rese pubbliche nei mesi scorsi, in particolare dopo le regionali d’Abruzzo. L’elettorato punisce i 5s per errori che i dirigenti territoriali e il presidente Conte continuano a commettere. È accaduto anche alle europee. «L’ho detto in tempi non sospetti, o si cambia o si chiude. Stavolta – insiste Greco – va detto al nostro interno. O il Movimento volta pagina definitivamente accantonando alcune regole contrarie al Movimento stesso, oppure ahimè non avremo più la forza per rappresentare le istanze dei cittadini nelle istituzioni. L’ho detto qualche mese fa, ora spero che qualcuno mi ascolti. I candidati alle europee, nonostante la buonissima volontà di alcuni di loro, non erano nomi in grado di intercettare un consenso in maniera autonoma. Questo oggi fa sempre di più la differenza, pensare che un solo uomo possa portare avanti un intero Movimento è velleitario, è impossibile. Bisogna tornare a quello spirito di unione e coesione che ha fatto grande il Movimento, nato dal basso, fatto dai cittadini, ed è lì che bisogna tornare a guardare valorizzando quelle risorse umane che nel tempo hanno fatto tanti passi avanti e hanno dato tanto al Movimento. Se non siamo in grado di comprendere questo, ci stiamo già condannando all’estinzione».
A Termoli, aggiunge poi, «non ha funzionato tutto sin dal primo secondo. Il Movimento 5 Stelle non ha fatto il Movimento. Si sono persi gli attivisti storici, chi storicamente ha lottato sul territorio. Il risultato non poteva essere diverso da quello che è stato. Anzi, devo dire che il dato definitivo forse è più generoso di quello che mi aspettavo».
Infine, quindi, l’anticipazione di un addio (se non cambiano le cose): «Nelle prossime ore bisogna fare una seria riflessione interna, io la farò anche qui a livello regionale, soprattutto regionale per quello che mi compete. Nonostante oggi sia capogruppo in Consiglio regionale, non sono stato coinvolto fin dal primo momento su nessuna scelta, e questo è inammissibile. O torno ad essere una risorsa per il Movimento, o significa che il Movimento non potrà più essere casa mia».
ppm