Strumentali. Il presidente della Regione bolla così le critiche seguite al suo intervento durante il comizio finale del candidato sindaco del centrodestra di Campobasso. Dal palco di piazza Pepe, Roberti venerdì sera aveva marcato la distanza politica del suo schieramento dai Pride «dove vanno vestiti come pagliacci». Una frase che ha subito scatenato una reazione polemica soprattutto sui social. Ieri pomeriggio la nota in cui il governatore torna sulle sue dichiarazioni. «La frase estrapolata, peraltro priva di connotazioni offensive, da un discorso più ampio a chiusura della campagna elettorale di Campobasso, non ha chiamato in causa né la comunità Lgbt né tantomeno l’Arcigay – chiarisce Roberti – È stato soltanto sottolineato come, ogniqualvolta si svolga il Gay Pride, in qualunque piazza d’Italia, si assiste ad una parata di offese del tutto gratuite nei confronti degli esponenti delle istituzioni e, in special modo, nei confronti degli esponenti politici del centrodestra. Si ricordino, da ultimi, i Pride di Roma dello scorso 15 giugno e del giugno 2023, quando con la presenza di esponenti del Pd, sono stati pesantemente insultati, tra gli altri, la presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri. Non stupisce, quindi, come l’Arcigay sia andato in soccorso del Pd nella chiusura della campagna elettorale, nonostante non ci siano stati, nel discorso, riferimenti alla comunità LGBT e all’Arcigay. Per questo motivo, le parole vanno racchiuse nel contesto di riferimento. Infatti, il significato di quanto detto era riferito proprio al fatto di come il centrodestra sia diverso dal Pd, poiché i dem utilizzano quella manifestazione per insultare l’avversario politico. Il centrodestra, sotto questo profilo, è diverso dal Pd, perché marca le distanze da questo modo di fare politica. Sarebbe opportuno chiedere alla consigliera regionale Micaela Fanelli, avvezza ad alzare i toni, cosa pensi delle offese rivolte, in occasione degli ultimi Pride, in presenza di alcuni massimi esponenti dem, alla premier Giorgia Meloni e a tutte le mamme, senza dimenticare quelle indirizzate alla cantante Arisa nel 2023, dopo alcuni suoi apprezzamenti proprio nei confronti di Giorgia Meloni e, dunque, estromessa dagli organizzatori del Pride di Milano. Sarebbe opportuno chiederle, inoltre, cosa pensa delle blasfemie religiose che hanno caratterizzato diversi Pride. In conclusione, soltanto una strumentalizzazione politica di parole estrapolate ad arte per far credere che il centrodestra non sia inclusivo, rispetto ad un centrosinistra, che, visti gli ultimi risultati elettorali, è sempre più disperato».

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