In Molise il futuro dello stabilimento Stellantis di Termoli coinvolge 10mila persone, considerando occupati, indotto e famiglie. Ma l’interrogativo sulla realizzazione della Gigafactory di Acc riguarda tutto il Paese. Per questo i 5 stelle di Palazzo D’Aimmo hanno lavorato all’interrogazione presentata dalla deputata Emma Pavanelli che chiede sostanzialmente due impegni al ministro Urso: di trasferire l’investimento del Mimit (500 milioni di cui 350 per il sito di Termoli) dal Pnrr (che ha un orizzonte temporale limitato e a questo punto difficilmente compatibile con lo stop al progetto deciso da Acc) al fondo Fsc (formalizzandolo con un contratto di sviluppo) e di seguire in qualche modo le orme della Francia, con un impegno finanziario quindi più cospicuo attraverso Cassa depositi e prestiti, ed entrare anche nel capitale di Acc.
Nella Biblioteca del Consiglio regionale i consiglieri pentastellati Roberto Gravina – che per primo ha annunciato il lavoro comune con Pavanelli nei giorni scorsi –, Angelo Primiani e Andrea Greco hanno illustrato la posizione del Movimento e anticipato che depositeranno pure una mozione in Consiglio regionale per portare su questo terreno anche la maggioranza e il governatore Roberti. Quanto meno aprire una discussione pubblica, nel merito poi delle strategie di intervento della Regione, per quello che è possibile, si vedrà.
Gravina ha ricordato come a una serie di notizie positive sul percorso verso la Gigafactory, si seguita nel giro di un paio di mesi la doccia fredda: il congelamento del progetto Termoli da parte di Acc a causa di un rallentamento del mercato europeo dei veicoli elettrici. La società di cui sono azionisti Stellantis, Mercedes e Total Energies «ha comunicato una raccolta fondi straordinaria da parte delle banche» pari a 4,4 miliardi. La Francia, ha detto Gravina, ha partecipato per 900 milioni attraverso la sua banca centrale. L’Italia no. C’è, sì, lo stanziamento di 500 milioni risalente al 2022 (il protocollo fu sottoscritto anche dalla Regione, allora guidata da Toma), ma è a valere sul Pnrr con le conseguenze del caso rispetto ai tempi, ristretti, di attuazione dell’investimento. Tempi che per la Gigafactory si sono ormai troppo dilatati.
Con l’interrogazione «vogliamo che la filiera di centrodestra, governo nazionale e regionale, faccia la propria parte», ha concluso Gravina.
«La Gigafactory di Termoli è ancora attuale. Ed è ancora una priorità per Acc? A questi interrogativi chiediamo che sia la società sia Palazzo Chigi diano risposta», ha aggiunto Primiani che ha posto poi anche il tema degli 11 lavoratori attualmente di stanza in Francia per formarsi e che dovrebbero poi a loro volta formare i colleghi di Pantano Basso alla realizzazione delle batterie. «Che ne sarà del loro futuro?».
La riconversione del sito di Termoli prevede un investimento stimato in due miliardi, occuperà un’area di 1,2 milioni di metri quadrati, produrrà 40 GWh l’anno e dovrebbe impiegare circa 2mila lavoratori entro il 2020.
«Alle sorti di questo stabilimento – la chiosa di Greco – è appeso mezzo Pil del Molise. E in Consiglio regionale vediamo una reticenza anche solo ad affrontare l’argomento. È ora invece di capire come stanno veramente le cose».
r.i.

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