La Sezione giurisdizionale per il Molise della Corte dei conti ha confermato la condanna decretata dal giudice monocratico Gennaro Di Cecilia a marzo scorso nei confronti dell’ex sindaca di Pizzone Letizia Di Iorio e dell’attuale primo cittadino Vincenzo Di Cristofano per il dissesto finanziario del Comune dichiarato dal Consiglio il 12 novembre 2022.
Il collegio presieduto da Maurizio Stanco (magistrato estensore della sentenza Luigia Iocca) ha
riconosciuto la responsabilità di entrambi e applicato le sanzioni previste dal Testo unico degli enti locali. Per Di Cristofano ha tuttavia ridotto al minimo quella pecuniaria. Per sindaco ed ex quindi la magistratura erariale ha accertato la sussistenza dei presupposti per l’interdittiva prevista dal comma 5 dell’articolo 248 del Testo unico degli enti locali: «Gli amministratori – stabilisce fra le altre cose la norma – che la Corte dei conti ha riconosciuto, anche in primo grado, responsabili di aver contribuito con condotte, dolose o gravemente colpose, sia omissive che commissive, al verificarsi del dissesto finanziario, non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati. I sindaci e i presidenti di provincia ritenuti responsabili ai sensi del periodo precedente (questo il caso di Di Iorio e Di Cristofano, ndr), inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo».
La decisione conferma il quadro ricostruito in primo grado e dunque l’impianto accusatorio incardinato dal sostituto procuratore regionale Stefano Brizi che ha ricostruito gli elementi di responsabilità dei due amministratori nel percorso che ha portato alla dichiarazione di dissesto, chiedendo e ottenendo anche l’interdizione.
A Di Iorio e Di Cristofano è stato imputato di aver «posto in essere comportamenti, di natura prevalentemente omissiva ma anche commissiva, comportanti la mancata adozione delle misure correttive di rispettiva competenza pur in presenza di gravi e persistenti irregolarità e criticità nella gestione finanziaria dell’ente e nel ripristinare gli equilibri di bilancio violati, riferibili agli anni 2017, 2018 e 2019, nonostante fossero già note agli amministratori sin dall’anno 2015 per effetto della trasmissione, da parte della Corte dei conti Sezione regionale di controllo per il Molise» di numerose delibere relative ai consuntivi sfociate nella deliberazione 112 del 2021 che assegnava agli amministratori di Pizzone 60 giorni per rimuovere le irregolarità riscontrate nei bilanci. A dicembre del 2021 l’ente aderì alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, ma a marzo del 2022 riapprovò in autotutela il rendiconto 2020 dichiarando un avanzo di 55.392,14 (furono cancellati circa 1,3 milioni di accantonamento a fondo contenzioso). Quindi il Consiglio comunale deliberò la revoca della procedura di riequilibrio. Pochi giorni dopo, la Sezione Controllo di via Garibaldi, accertata la mancata attuazione di idonee misure correttive, verificò la sussistenza delle condizioni per il dissesto. Il Comune di Pizzone impugnò la delibera ma il ricorso fu rigettato dalle Sezioni riunite della Corte. Di qui, la dichiarazione di dissesto e l’azione della procura regionale nei confronti dei sindaci che si sono avvicendati in questi anni (Di Iorio è stata al vertice dell’amministrazione per due mandati prima di Di Cristofano).
All’udienza davanti alla Sezione giurisdizionale sull’opposizione alla prima condanna (a metà maggio scorso) sono intervenuti per la procura il sostituito Roberto Formisani, per Di Iorio l’avvocato Assunta Pistilli in sostituzione del collega Guglielmo Pettograsso, per Di Cristofano il legale Stefano Scarano.
L’ex sindaca è stata condannata a pagare 24mila euro, l’attuale primo cittadino 4.764 (alla sua condotta è stato attribuito minor peso nel dissesto). Il verdetto è stato trasmesso al prefetto di Isernia per le conseguenze di status legate all’interdittiva.
ppm

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