Parere negativo e invito perentorio: il decreto sulla riorganizzazione della rete ospedaliera e delle patologie tempo dipendenti va revocato. Il documento inviato ai commissari della sanità del Molise dai tecnici del ministero della Salute di concerto con i colleghi dell’Economia è estremamente stringato e si chiude con il sollecito a trasmettere un nuovo documento che recepisca le prescrizioni del “Tavolo dm 70” (organismo tecnico che si occupa di verificare il rispetto del regolamento sugli standard dell’assistenza ospedaliera) in materia di punti nascita e laboratori di emodinamica (i tre previsti sono troppi).
Bonamico e Di Giacomo hanno revocato il provvedimento. Ma, spiega il presidente della Regione Francesco Roberti, stanno lavorando a un’informativa dettagliata, una sorta di dossier con controdeduzioni da trasmettere a Roma per spiegare i motivi che li hanno indotti a non rispettare i criteri del Balduzzi. E quindi a tenere aperti, in particolare, l’emodinamica di Isernia e il punto nascita di Termoli. Basterà per salvare queste unità operative dalla chiusura? Il confronto è serrato, si intuisce dalle parole del governatore. E ciascuno fa il suo. Roma chiede di chiudere, la struttura commissariale insieme alla politica regionale e all’Asrem cerca di tenere botta e nel frattempo migliorare le condizioni dei reparti “fuori standard”. «Che per il punto nascita è un’azione auspicabile e positiva, significa incrementare le nascite al San Timoteo. Per l’emodinamica però aumentare i casi vorrebbe dire che dobbiamo diventare una regione di cardiopatici…», prova ad allentare la tensione sul punto Roberti. La strada, per il laboratorio d’emergenza di cardiologia, deve essere un’altra. Legata all’orografia del territorio, per esempio.
Ad ogni modo, il governatore su questo concorda, se non si cambiano le regole del gioco i tecnici continueranno a chiedere sempre le stesse cose. Lui non dubita dell’impegno preso da Schillaci. «È stata istituita una commissione per cambiare il Balduzzi, come Conferenza delle Regioni abbiamo indicato i nominativi degli esperti che lavoreranno per verificare quali modifiche occorre apportare al testo. Su questo documento noi governatori dovremo esprimere un parere e io sono pronto, in caso non soddisfacesse le necessità della nostra regione, a chiedere una deroga. Stavolta – sottolinea Roberti – il Molise chiederà la deroga».
Un riferimento all’assenza dell’allora presidente Frattura alla seduta della Conferenza delle Regioni che diede via libera nel 2015 al Balduzzi? Se il capogruppo dei 5s Andrea Greco conoscesse queste dichiarazioni del governatore prima di leggerle, stamane, su Primo Piano ne sarebbe convinto. Perché nell’esprimere la sua posizione, assai critica, su quanto sta avvenendo dice in sintesi: la filiera istituzionale non esiste come non esiste volontà legislativa di rivedere il dm 70, Roberti non può sfuggire alle sue responsabilità né continuare a dire che Frattura non andò in Conferenza nel 2015, adesso governa il centrodestra e il centrodestra deve agire di conseguenza.
«Quello di cui ci hanno illuso a reti unificate nei mesi scorsi, la famosa filiera istituzionale che avrebbe salvato il Molise, non esiste. Non esiste neanche la volontà legislativa di rimettere mano al Balduzzi. Come invece facemmo noi quando, con il ministro Giulia Grillo, abrogammo il blocco del turnover col decreto Calabria. Roberti e i suoi emoderivati – attacca Greco – a Roma devono lavorare per ottenere le modifiche che servono al Molise e non, per esempio, per cancellare l’abuso d’ufficio come hanno fatto. E non mi si dica: però Frattura non andò alla Conferenza delle Regioni. Frattura è stato “condannato” politicamente dai molisani. Oggi governano loro e a loro tocca prendere decisioni. Roberti non può scappare dalle sue responsabilità. Un presidente di Regione ha un peso importante. Potrebbe per esempio alzare il tiro sull’autonomia differenziata e pretendere la revisione che serve alla sanità molisana per assicurare l’assistenza ai cittadini».
Per Greco c’è un altro aspetto della vicenda che chiama in causa le classi dirigenti che si sono avvicendate in questi anni in Regione. «Se il Molise resta commissariato il Balduzzi resterà sempre un ostacolo insormontabile perché i programmi operativi, i documenti di organizzazione delle reti saranno sempre sottoposti alla preventiva valutazione di Roma. Ma per uscire dal commissariamento bisogna capire dove si annidano ancora gli sprechi ed eliminarli. Questo, evidentemente, non lo si vuole fare. Avevo, fra le altre cose, chiesto una commissione d’inchiesta. Me l’hanno bocciata in Commissione e lo faranno anche in Aula».
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