Le opposizioni di Palazzo D’Aimmo ripartono da dove ci si era fermati prima delle ferie. Pronti a dare battaglia sul referendum che loro propongono per “cancellare” la riforma dello Statuto che introduce un secondo sottosegretario alla presidenza della giunta, si preparano a chiedere lumi sull’iter avviato con il deposito dell’istanza ai primi di agosto.
La sede appropriata per capire a che punto sono gli adempimenti è quella della Conferenza dei capigruppo convocata dal presidente del Consiglio Quintino Pallante per domani mattina.
Alla vigilia di Ferragosto, il verbale del deposito della richiesta di referendum è stato trasmesso ai componenti dell’ufficio di presidenza dell’Assemblea legislativa e al governatore Francesco Roberti (cui spettano le attività successive alle verifiche fino all’indizione della consultazione con proprio decreto, come si legge nell’estratto della legge regionale 36/2005 che pubblichiamo in pagina). Ma non è chiaro se le verifiche che toccano a Palazzo D’Aimmo sono state tutte già portate a termine e, quindi, se Roberti può procedere (e quando lo farà) alla pubblicazione dell’istanza referendaria sul Burm.
Le minoranze, inoltre, hanno anche avanzato la proposta di un election day: fissare cioè il referendum sul secondo sottosegretario nello stesso giorno in cui si terrà quello sull’autonomia differenziata. In questo caso bisognerà attendere i tempi di quel procedimento (probabilmente la consultazione si terrà in primavera) e quindi si dovrebbe procrastinare l’iter del test molisano.
Date e tempi a parte, quello che Pd, 5s e Costruire democrazia si aspettano è un orientamento del centrodestra e del governatore. Sapere, in sintesi, cosa hanno intenzione di fare e come hanno in animo di muoversi. Modificare la legge di riforma dello Statuto (il che bloccherebbe il referendum) o invece accettare la sfida del giudizio popolare sull’introduzione di un secondo sottosegretario e l’istituzionalizzazione di consiglieri delegati?
La maggioranza ha votato compatta le modifiche e le ha poi difese assicurando che non costeranno un euro in più ai molisani. Mentre invece costerebbe il referendum (circa 3 milioni), ma la spesa sarebbe inferiore – ribattono dal campo progressista – in caso di election day.
Numerosi gli esponenti del centrodestra in attesa di curare deleghe che il governatore aveva dichiarato “disponibili” per garantire un lavoro più efficace da parte dei componenti dell’esecutivo e un maggiore coinvolgimento dell’Assise (pare che dalla distribuzione sia escluso, o si sia auto escluso solo Nicola Cavaliere, mentre il designato al secondo sottosegretariato è Di Baggio). Dopo la richiesta di referendum, come era fisiologico, un brusco stop. E alcune voci, quelle più maliziose, sussurrano di un clima di nervosismo dalle parti del centrodestra. Come pure di distinguo non marginali, qualcuno vorrebbe che si tornasse sui propri passi evitando un referendum pericolosissimo. I pronostici sono tutti sfavorevoli per il centrodestra.
«Al di là del tema dei costi, questa riforma è inutile e anzi dannosa per il Molise. La regione ha tantissimi problemi, tutti irrisolti o neanche affrontati dal governo Roberti e dalla sua maggioranza, che invece regolano gli equilibri interni secondo la logica spartitoria», attacca la capogruppo del Pd Micaela Fanelli. «Togliendo deleghe di qua e di là per riattribuirle, inoltre, si indebolisce ancora di più la capacità di programmazione di un esecutivo che si è già dimostrato molto debole su questo fronte. Ancora una volta, nessuna visione d’insieme. Per questo chiederemo ai molisani di cancellare questa bruttissima pagina per la Regione Molise».
r.i.

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