Il centrodestra compatto torna indietro, come aveva annunciato. Sono 11 le firme in calce alla proposta di legge di revoca delle deliberazioni del Consiglio sul via libera alla riforma dello Statuto che introduceva il secondo sottosegretario e istituzionalizzava la figura del consigliere delegato.
Le tre che mancano non rappresentano un caso politico, chiarisce a Primo Piano uno dei tre eletti non sottoscrittori, vale a dire l’assessore di FdI Salvatore Micone. «Quando è stata depositata semplicemente non c’era, non c’eravamo, credo di poterlo dire anche per i colleghi». Oltre alla sua sigla non ci sono quelle di Michele Iorio e di Andrea Di Lucente, entrambi pure componenti dell’esecutivo, meloniano il primo e forzista il secondo.
Di fatto, hanno tutti condiviso in maggioranza che è meglio ritirare le modifiche: servono troppi soldi, in relazione alla capacità attuale delle casse regionali, per il referendum chiesto dalle minoranze. Questa la motivazione inserita nella nota illustrativa del ddl che reca le firme di Vincenzo Niro, Massimo Sabusco, Stefania Passarelli, Roberto Di Pardo, Fabio Cofelice, Francesco Roberti, Armandino D’Egidio, Gianluca Cefaratti, Nicola Cavaliere, Quintino Pallante e Roberto Di Baggio.
Tecnicamente saranno annullate le delibere dell’Assemblea legislativa del 5 marzo e del 24 luglio 2024. «L’articolazione della modifica statutaria –scrivono i presentatori nella relazione che accompagna il testo dell’iniziativa – ha spinto la Regione a votare il rinnovato impianto statutario sia in prima sia in seconda lettura nel rispetto del procedimento aggravato di cui all’articolo 123 della Costituzione. La conseguenza sui punti chiave dell’intervento modificativo ha tuttavia trovato un argine imponente non riconducibile ai suoi stessi contenuti, peraltro non osservati dal governo, ma alle oggettive difficoltà economico finanziarie che gravano sulla Regione. La presentazione di richiesta di referendum, su iniziativa di sei consiglieri regionali e la corrispondente necessità di stanziare in bilancio una posta di circa 1 milione 500mila euro per chiamare i molisani a esprimersi sulle modifiche legittimamente introdotte, ha reso doveroso riconsiderare l’opportunità di procedere all’aggiramento dello Statuto regionale».
La modifica dunque «ha trovato un freno nella realistica considerazione che, stante la perdurante poco favorevole congiuntura economica e la necessità di provvedere con celerità all’approvazione dei documenti contabili-finanziari al vaglio degli organi competenti, e ha reso opportuno la presentazione di una proposta di revoca delle due deliberazioni legislative consiliari che la approvavano in prima e seconda lettura».
Lunedì è in programma la seduta della Prima commissione a cui il presidente di Palazzo D’Aimmo ha già inviato il ddl. Che presto arriverà in Aula.

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