All’interrogazione sul Ponte dello Sceriffo ha risposto l’assessore Marone, poi anche il presidente Roberti. Quella sugli addetti alla mensa del Cardarelli è rimasta sospesa per un quarto d’ora perché – è la lettura delle opposizioni – in maggioranza non si sapeva chi dovesse rispondere: il presidente, un assessore o il consigliere delegato alla Sanità. Alla ripresa è toccato al sottosegretario Vincenzo Niro prendere la parola e illustrare lo stato dell’arte (fermo alla richiesta alla ditta Authentica di reintegrare i quattro licenziati visto che da ieri è stata riattivata la mensa ospedaliera per dipendenti, familiari dei pazienti e studenti).
Dito puntato ancora una volta – da Pd, 5 stelle e Costruire democrazia – sulle deleghe assegnate dal presidente Francesco Roberti agli eletti del centrodestra nonostante il passo indietro compiuto (causa richiesta di referendum da parte delle minoranze) sulla riforma dello statuto che istituzionalizzava la figura del consigliere delegato.
Durante la pausa dei lavori, i rappresentanti delle opposizioni hanno incontrato la stampa per denunciare che l’Assemblea legislativa è stata tenuta all’oscuro rispetto alla redistribuzione di competenze fra assessori e consiglieri da parte di Roberti. Per sapere ufficialmente come stanno le cose sulle deleghe è stata presentata una mozione (primo firmatario il leader di Cd Massimo Romano). Ma non l’iniziativa non ha sortito effetti.
«È paradossale. Nel momento in cui dovevano rispondere alle nostre interrogazioni, si guardavano l’un l’altro per capire chi dovesse rispondere. A un anno e tre mesi dalle elezioni, siamo in questa situazione. Noi non sappiamo chi si occupa di cosa. E il Consiglio, voglio ricordarlo, è l’organo che rappresenta tutti i cittadini molisani», così il capogruppo 5s Andrea Greco.
« È stato scioccante, questa mattina, osservare il silenzio e l’imbarazzo istituzionale del Governo regionale nel non sapere chi dovesse rispondere all’interpellanza riguardante la situazione dei lavoratori della mensa dell’ospedale Cardarelli. Questo episodio, di gravissima rilevanza, ci ha spinto, come minoranze, a convocare urgentemente una conferenza stampa per denunciare ancora una volta l’inconsistenza e l’incompetenza politica della maggioranza guidata da Francesco Roberti, palesemente incapace di organizzare le deleghe e le competenze. Questi aspetti non sono semplici questioni formali di secondaria importanza, ma rappresentano passaggi fondamentali per una gestione efficace della cosa pubblica», ha aggiunto la sua collega del Pd Micaela Fanelli.
Non si è scomposto più di tanto il governatore Roberti. «Nessun imbarazzo nel rispondere alle interrogazioni delle minoranze, la pausa si è resa necessaria – ha commentato – per permettere ad alcuni consiglieri, assenti per altri impegni, di raggiungere Palazzo D’Aimmo. Visto che le minoranze sono così appassionate dello Statuto, di cui ci hanno respinto le modifiche, basta che lo leggano. Non mi sembra che io debba comunicare le deleghe a loro, ma solo al presidente del Consiglio. Cosa che ho fatto. D’altro canto comunque è giusto che continuino a svolgere il loro ruolo, a fare opposizione… Sul nulla».
Coda polemica anche dopo la risposta del presidente alle interrogazioni sulla crisi idrica in corso. Roberti ha dato conto dell’impegno, più che altro di moral suasion e di interventi tramite la Protezione civile nei casi più critici) da parte della Regione ma ha rimarcato le competenze nella gestione del servizio idrico integrato: Egam, Grim, Comuni. La situazione debitoria dell’azienda speciale Molise Acque (azienda, questa, regionale) pari a 68 milioni. E, ancora, l’elevatissima dispersione, oltre agli effetti della siccità. Si prospettano, ha tirato le somme, ancora momenti difficili.
Insoddisfatta la prima firmataria di uno degli atti discussi, Alessandra Salvatore. «La risposta del presidente della Giunta è stata sconfortante: la Regione non sosterrà interventi sulle reti idriche (è un problema di Molise Acque, di Grim e dei Sindaci molisani), non supporterà il gestore unico e non interverrà, più di quanto già ha provato a fare, nei rapporti tra gli enti pubblici del sistema che ad essa fanno capo (devono rivedersela i rispettivi Cda)».

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