Metà novembre 2024, Campobasso: il flusso idrico viene ancora chiuso di notte, anche nei weekend. Associazioni di categoria e Comune sono in rivolta. Roberto Gravina, consigliere regionale 5s, cosa dice?
«Come biasimarli. È incredibile che ancora oggi, con l’approssimarsi della stagione invernale, si assista a chiusure che tra l’altro causano troppo spesso danni alle condotte, di fatto provocando dispersioni sicuramente evitabili; del resto, questo dovrebbe anche insegnare qualcosa ovvero che le perdite vere sono sempre (o quasi sempre) per affioramento, ragione per cui la narrazione che vede Campobasso con reti colabrodo andrebbe verificata e dimostrata nei fatti, non a chiacchiere. Ricordo anche a chi si affanna a fare calcoli matematici sui residenti e quindi sul fabbisogno teorico della città, che durante il giorno Campobasso accoglie migliaia di lavoratori che inevitabilmente influenzano la domanda di acqua per usi produttivi, alimentari e fognari. Già questo dovrebbe indurre a far riflettere quanto sia importante usare delle cautele maggiori nel ridurre il flusso idrico, non già perché Campobasso sia più bella o privilegiata, ma perché è sede capoluogo e da sempre sede dei servizi a valenza regionale, non trascurando il mondo produttivo, compreso quello della ristorazione/mense, che fornisce il “servizio pasto” a tutti i lavoratori/studenti fuori sede.
Del resto, qualcuno dovrebbe rivedere anche gli accordi con la Campania ma lo ripeto ancora una volta: non si usi questa situazione per privatizzare la gestione dell’acqua».
Lei da mesi contesta i dati sulla siccità forniti alla stampa da Molise Acque. Le sorgenti non sono a secco?
«Io non contesto la siccità in sé, che è un fatto oggettivo, ma ho contestato sia i modi di comunicare, sia i contenuti. Non abbiamo avuto trasparenza e non c’è trasparenza nella comunicazione, con ciò causando confusione ed equivoci. Non è possibile che si facciano audizioni in commissione consiliare regionale, fornendo dei dati e si dichiari all’esterno dati diversi (perché diversi i fattori considerati), ingenerando confusione. Anche i paragoni con lo scorso anno sono davvero aleatori poiché il 2023 è stato un anno con grandi risorse idriche (si definirebbe, di “morbida”), forse il più generoso negli ultimi sei anni; diverso il 2022, che per stessa ammissione di Molise Acque è stato molto simile a questo. Insomma, le sorgenti vivono un periodo sicuramente di “magra” simile a quello del 2022 ma diversamente da allora, le chiusure notturne su Campobasso non furono disposte. E poi esistono i pozzi dai quali si attinge acqua ma ovviamente con costi maggiori per l’estrazione, come avvenuto nello scorso mese da “Pietre Cadute”.
Ricordo a tutti che a maggio non si parlava di emergenza idrica ma di emergenza finanziaria, che influenzava anche la portata della rete acquedottistica per via dei minori apporti derivanti proprio dal risparmio energetico e il livello delle sorgenti, dati alla mano, era già molto simile al 2022, che come detto, rappresenta un precedente di magra molto significativo».
Ma perché Molise Acque secondo lei veicola informazioni diverse? Sospetta un “disegno”?
«Non sospetto un disegno, semmai si è avuta grande superficialità nella comunicazione su uno dei beni essenziali per la vita di una comunità. A questo si sono aggiunte uscite molto “politiche” tutte incentrate sulle reti colabrodo dei comuni, non risparmiando frecciate su chi non aveva riparato le perdite di Campobasso (me compreso) o Venafro, fornendo dati di parte e faziosi, dimostrando peraltro l’efficienza della gestione “privata” di altri comuni come Termoli con Acea (la corrispondente Grim, per intenderci, ma privata). Insomma, un mischione di dati e informazioni rispetto alle quali, forse, bisognerebbe ricordarsi di dove si siede e perché. Il presidente Sabatini che tanto si è speso nell’ultima campagna elettorale a favore del governatore Roberti, è stato nominato al vertice di Molise Acque proprio in virtù di ciò (dopo già aver ricoperto il medesimo ruolo molti anni fa) e quindi alcune affermazioni dovrebbe astenersi dal farle, perché marcatamente di parte e smentibili, dati alla mano: le perdite di rete di Campobasso sono da verificare come quelle di Molise Acque e qualcuno dovrebbe sapere che dal 2020 non era più possibile, nei fatti, intervenire autonomamente sulle reti poiché era in atto proprio il passaggio del servizio dai Comuni a Grim, con i relativi progetti depositati in comitato d’ambito; sostenere che Molise Acque abbia perdite pari al 6% fa sorridere posto che nel piano di ambito di cui sopra, la stessa Molise Acque ha presentato progetti di riduzione delle perdite pari a circa 70 milioni di euro.
Lo ripeto: sicuramente c’è da migliorare molto la gestione del sistema ma non è accettabile che si faccia la sponda al privato, sfruttando la situazione. Del resto, Acea Molise, è notizia di pochi giorni fa, entra nel capitale di “Rivieracqua” ad Imperia, in una situazione di dissesto finanziario molto simile alla nostra e guardi, non si tratta di una questione solo ideologica, ma di sostanza: dove entra il privato è matematico osservare, nel breve lungo periodo, ad un aumento considerevole delle tariffe».
Il cortocircuito fra Molise Acque, Egam e Grim è evidente e ha prodotto parecchi danni, alle imprese e ai cittadini. La legge prevede che ci sia un gestore del servizio idrico integrato, Grim nello specifico, non che debba entrare in conflitto con le altre istituzioni che si occupano di acqua.
«Cerchiamo di semplificare. Grim ha raggruppato i Comuni che prima gestivano direttamente la risorsa. Quindi, se mentre Molise Acque, prima, aveva rapporti con i comuni clienti, oggi li ha (o dovrebbe averli) con un solo soggetto, quindi con una semplificazione evidente, almeno sulla carta. Del resto, è uno degli aspetti che la normativa ha considerato imponendo la gestione “integrata” di tutto il ciclo dell’acqua. Se Grim entra in conflitto è sicuramente sbagliato e deprecabile e lo è sempre quando ci sono delle istituzioni ma vale lo stesso per Molise Acque, che non è che negli anni abbia sempre brillato di luce propria né si sia distinta, in questo periodo, per spirito collaborativo, almeno fino a settembre, quando è stato finalmente convocato un tavolo con tutti gli attori interessati e nominato un nuovo consigliere delegato. E poi c’è Egam, che certamente dovrebbe far pesare maggiormente il suo ruolo di governance del sistema».
Egam presto avrà un nuovo vertice.
«La vera partita politica la si vuole giocare qui e il centrodestra mira ad entrare al comando di Egam per poi indorare la pillola del privato. Sarò felice di essere smentito, ma questo è quello che potrebbe accadere, altrimenti non si spiega il perché Balice si sarebbe candidato e poi ritirato per via di un potenziale cortocircuito proprio con gli investimenti di Acea Molise a Termoli, che ricordo, continua a gestire il sistema idrico solo grazie ad una proroga collegata ai lavori al depuratore di porto scaricando i costi, pari a circa 20 milioni di euro, esclusivamente sulla tariffa, con buona pace del ruolo della politiche di investimento pubblico. Si spendono soldi pubblici per le cose più assurde o futili e non si trovano risorse (volutamente) per interventi che, conti alla mano, hanno una loro redditività, altrimenti il privato neanche ci si avvicinerebbe. È ora che la politica si assuma la responsabilità di far fruttare le tasse dei cittadini assicurando investimenti pubblici e non ricorrendo al privato con un ulteriore aggravio della tariffa».
Debiti, nuove tariffe, valorizzazione (fin qui mancata) della risorsa acqua sia in termini di riscossione da parte delle Regioni vicine sia in termini di produzione e vendita dell’energia elettrica. Lei come immagina il servizio idrico integrato del Molise?
«Intanto, bisognerebbe rivedere l’accordo con la Campania, risalente al 2002, per una serie di ragioni, prima tra tutte, il ruolo del Molisano centrale, che ha ulteriormente aumentato il fabbisogno di acqua del Molise. L’acquedotto, entrato a pieno regime nel 2020, “pesa” sulla captazione delle sorgenti che alimentano il Molisano centrale fino ad un massimo di 500 litri al secondo, rappresentando, quindi, unulteriore “stress” di fabbisogno, non previsto né prevedibile nel 2002. Se oggi l’acqua del Matese arriva sino alla costa è chiaro che si devono rivedere i fabbisogni molisani.
E poi sui debiti è necessario essere chiari: neanche il preannunciato aumento tariffario per la vendita dell’acqua all’ingrosso – peraltro necessario – riuscirà a sanare il dissesto finanziario di Molise Acque. La tariffa nuova coprirà i costi, lasciando sì margini operativi ma sicuramente non tali da sanare ingenti debiti pregressi, tipo i recenti aumenti del costo dell’energia del 2022, che hanno previsto un aumento del debito di circa 10 milioni, bilanci alla mano. Ma la soluzione non può essere quella del privato; le istituzioni pubbliche facciano la loro parte, altrimenti non capisco il ruolo della politica se andiamo verso la privatizzazione di tutto. E infine, rivedere gli invasi: Arcichiaro da completare e Liscione da manutenere per compensare i periodi di magra delle sorgenti, utilizzandolo proprio per evitare quanto sta accadendo e anziché miscelare l’acqua di sorgente con quella della diga, ben si dovrebbe utilizzare, per il periodo necessario, solo la seconda, perché miscelarla non ha senso e di fatto né sminuisce la qualità».
ppm