I famigerati bene informati la spiegano così: se una deputata accorta, attenta alla disciplina di partito e vicina alla premier, come Elisabetta Lancellotta, ha messo la firma in calce a un emendamento così impegnativo vuol dire che il governo Meloni un “mezzo sì” deve averlo dichiarato. Che l’operazione si chiuda ora, con una modifica alla legge di Bilancio, o fra qualche mese con un provvedimento ad hoc al momento non è possibile dirlo. Certo è che la proposta che figura fra le migliaia depositate nei giorni scorsi contiene tutte le misure (e qualcuna in più) che sono state annunciate in questi due anni come elementi del decreto Molise.
L’emendamento siglato dalla parlamentare di Fratelli d’Italia prevede il superamento del commissariamento, la nomina di un commissario solo per il piano di rientro dal disavanzo che l’Asrem è chiamata a quantificare, un contributo di 60 milioni in tre anni per ridurlo, una deroga al decreto Balduzzi e l’esclusione della mobilità attiva prodotta dal Neuromed dal conto del deficit.
« Ferma restando la sottoposizione al piano di rientro in prosecuzione mediante programmi operativi, a decorrere dal 1° gennaio 2025 alla Regione Molise non sono più applicabili le disposizioni di cui all’articolo 4 del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222. Dal 1° gennaio 2025, le funzioni del commissario e sub commissario in carica tornano nella competenza degli organi regionali», stabilisce il primo comma della proposta che introduce l’articolo 102-bis alla manovra per il 2025.
Il dg Asrem, prosegue l’articolato, avvalendosi dell’Agenas effettua una verifica sull’ente e propone alla giunta regionale la gestione straordinaria a cui provvederà un commissario nominato dal governatore «fra i dirigenti o funzionari del ministero dell’Economia e delle finanze o di altre amministrazioni dello Stato, in servizio o in quiescenza, dotati di idonea esperienza nel campo finanziario e contabile».
Ancora, rispetto alla «classificazione delle strutture ospedaliere e agli standard richiesti dal decreto ministeriale 70 del 2015 per le singole discipline, in considerazione dell’esiguità, della rarefazione e della dispersione demografica, della particolare e difficile conformazione orografica del territorio molisano, nonché delle infrastrutture di comunicazione che insistono sul territorio, la regione Molise viene equiparata ad una regione con bacino d’utenza pari a 600.000 abitanti, ad eccezione della dotazione dei posti letto». Agli Irccs «con sede operativa nel territorio regionale si applicano le disposizioni di cui al comma 496 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2020 n. 178. Le prestazioni rese dagli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico vanno riconosciute in sede di compensazione della mobilità tra le regioni e nella misura riconosciuta dalle Regioni di provenienza dei pazienti». Nessuna “alea” quindi, nessun rischio che poi le prestazioni possano non venire pagate, per fare un esempio, dalla Campania. Concetto alla base dell’inserimento, da parte del tavolo tecnico di verifica, della mobilità attiva nel fondo rischi, quindi considerata “debito”.
Infine, per il 2025, il 2026 e il 2027 un contributo al Molise di 20 milioni per ciascun anno.
Dietro l’emendamento, suggeriscono ancora i bene informati, c’è un lavoro partito dal Molise e che va nella direzione da sempre indicata in particolare dall’ex presidente Michele Iorio, oggi assessore ai rapporti con i ministeri dell’Economia e della Salute. Percorso concordato, è intuibile, col governatore Roberti e anche col resto della delegazione parlamentare. La battaglia per arrivare al risultato in Parlamento, però, al momento è solo iniziata.
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