«Io esercito le mie prerogative istituzionali di consigliere regionale, carica per la quale sono stato eletto dai cittadini, e dunque è mio preciso diritto dovere pretendere che ci sia chiarezza e trasparenza assoluta su operazioni finanziarie e immobiliari che riguardano l’organizzazione sanitaria e l’esborso di decine di milioni di euro di soldi pubblici».
Massimo Romano incardina la sua replica dopo aver letto anche il post Facebook del governatore Francesco Roberti. In quelle quattro righe, proprio all’inizio della prima in verità, Roberti è andato giù pesante. Pesantissimo. Ma il leader di Costruire democrazia, se ne è rimasto colpito, se gli ha fatto male, non lo dà a vedere nella risposta che in realtà aveva immaginato riferita alle dichiarazioni rese dal capo di Palazzo Vitale a Primo Piano e pubblicate su queste colonne due giorni fa.
«Basta chiacchiere da bar», l’ammonimento di Roberti a Romano che ha presentato una mozione in cui chiede di accertare di chi è la proprietà dell’edificio ex Gemelli che la Regione punta ad acquistare entro l’anno. Garante dell’operazione, ha aggiunto ancora il presidente di via Genova, sarà un notaio, che quindi avrà accertato – una volta che si addivenga alla stipula di un contratto di vendita – i termini e i margini che legittimano gli atti.
Quali chiacchiere da bar, torna però a sollecitare Romano. «Visto che di questa ipotesi, l’acquisto della ex Cattolica, non c’è traccia di atti né di procedure e gli stessi uffici preposti ne sono all’oscuro, è doveroso – dice a Primo Piano – che si faccia chiarezza su chi sta trattando con chi, a nome di chi, con quali soldi, quali prerogative, quali garanzie e soprattutto per fare cosa».
Il dubbio sulla proprietà dell’immobile il consigliere di Bojano lo ha posto anche in relazione al vincolo con cui sono stati concessi i finanziamenti per la costruzione e in particolare all’obiettivo di arrivare all’istituzione di un’Irccs – target poi mai raggiunto – che a suo parere legittima l’avvio di una revoca del finanziamento. O quanto meno la verifica sul fatto che ci siano i presupposti, per la Regione, per rivendicarne la proprietà.
«Su questioni così rilevanti per il Molise, credo sia interesse di tutti lavorare a massimizzare l’interesse pubblico e scongiurare il rischio di incorrere in operazioni affrettate che potrebbero rivelarsi dannose per i cittadini – conclude – e per la stessa Regione».

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