A parte un intervento sulle colonne di Primo Piano quando il comitato promotore avviò la raccolta firme per il referendum di “riannessione” all’Abruzzo della Provincia di Isernia, il governatore del Molise Francesco Roberti non si era ancora pronunciato nel merito dell’iniziativa che da qualche settimana è entrata nel vivo.
A margine della seduta del Consiglio regionale di ieri, però, non si è sottratto alle domande sul tema.
La Provincia di Isernia con l’Abruzzo: il comitato promotore si è mosso, ha raccolto le firme, ha chiesto un referendum. Presidente, lei potrebbe perdere un pezzo consistente della Regione che amministra… Sarebbe disposto?
«Non sono io a decidere se rinunciare o meno alla Provincia di Isernia, né potrà decidere il comitato promotore se Isernia andrà o meno con l’Abruzzo. Sono dinamiche che non si realizzano con un semplice referendum, né questa sarà la soluzione del problema che riguarda oggi in massima parte le aree a confine dove si dovrebbero invece integrare i servizi. Voglio dire che non è ridisegnando la geografia, ridisegnando i confini che si possono migliorare le condizioni di una determinata area. Viceversa il referendum comporterà un esborso di 2 milioni di euro per i molisani. Due milioni semplicemente per avere un consulto, se piace più il sì o più il no. Non credo che questa possa fare del bene alla regione Molise».
Lei dice: non sarà il referendum o il ritorno con l’Abruzzo a migliorare l’erogazione dei servizi in quei territori. Però se anche la proposta di riannessione è una provocazione – magari lo è per qualcuno mentre per altri è un’ipotesi di lavoro concreta – questa sottende comunque una domanda di maggiore attenzione e di servizi migliori a cui andrebbe data una risposta più concreta.
«Ma io non so se chi ha firmato quella petizione chiede maggiore attenzione e migliori servizi. Però forse a a qualcuno sfugge che quando il Molise era unito all’Abruzzo aveva una sola Provincia. Ora non è che si prende un “pacchetto provincia” e lo si inserisce così com’è in un’altra Regione. Perché altrimenti quello che sarebbe il miglioramento dei conti pubblici, l’efficientamento della macchina burocratica e la riduzione dei costi non avverrebbe, per cui se tutto il Molise dovesse riannettersi all’Abruzzo tutto il Molise avrebbe, così come era in passato, una sola Provincia e cioè quella di Campobasso. E allora sì che si chiuderebbero le Prefetture, le Questure e con questo taglio ci sarebbero a disposizione risorse in più. Penso che questo elemento non sia stato preso in debita considerazione. Oggi, con l’autonomia, in Molise abbiamo una Corte d’Appello e quegli uffici che erogano servizi e danno la possibilità ad una comunità di continuare a insistere su un territorio. Domani, con un’ipotetica annessione ad un’altra Regione si dovrebbe andare a rivedere tutti questi servizi. Sarebbe più comodo, se così fosse, chiedere alla provincia di Benevento di “spostarsi” in Molise, così come ha sempre proposto il sindaco Mastella, unire il Beneventano al Molise facendo restare capoluogo Campobasso. Sarebbe un vantaggio per il Molise, non so se lo sarebbe ugualmente per l’area del Beneventano… Comunque, quando si fanno questi “matrimoni” bisogna capire come si organizzano tutti i servizi. Pensiamo anche alla sanità: non possiamo ipotizzare che se tutto il Molise tornasse con l’Abruzzo rimarremmo qui con quattro ospedali, tre distretti territoriali e quant’altro. Aumentare il numero della popolazione comporta in qualche maniera anche una riduzione dei servizi perché questi vengono messi in per abbattere il costo. Altrimenti sarebbe la teoria dei vasi comunicanti con il livello dell’acqua che rimane sempre uguale».
Ma il suo collega governatore dell’Abruzzo Marsilio ad ogni modo non le ha detto nulla? La prenderebbe la Provincia di Isernia?
«Marsilio mi ha detto, anche in maniera scherzosa: “Se qualcuno pensa di venire con noi e rimanere Provincia forse ha fatto male i conti”. Ecco, io ora non vorrei rovinare la giornata a qualcuno…».
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