L’ultimo caso, il 45enne colpito da ictus ischemico che per complicanze ha dovuto subire un intervento neurochirurgico ma il suo trasferimento da un ospedale all’altro (Isernia, Campobasso e poi Pozzilli) è finito in cronaca come esempio di “pessima prassi”, secondo il leader di Costruire democrazia Massimo Romano deve essere, auspicabilmente davvero l’ultimo.
Ed è soprattutto un episodio emblematico di come in Molise la rete per l’ictus sia rimasta molto una bella opzione messa nero su bianco, ma rimasta sulla carta. È quanto meno una rete smagliata, nei cui buchi rischia di restare impigliata in maniera fatale la vita delle persone.
Per questo, Romano ha presentato una mozione con cui impegna il presidente della Regione Francesco Roberti, in qualità di assessore alle politiche sanitarie, a “pretendere” dalla struttura commissariale guidata da Marco Bonamico e Ulisse Di Giacomo l’attuazione della rete per le patologie tempo dipendenti entro paletti definiti e con compiti delineati per ciascuno dei protagonisti, pubblici e privati accreditati.
«Su questo tema andrò fino in fondo, come sto facendo per il debito sanitario. Li considero argomenti caratterizzanti la mia rinnovata presenza in Consiglio regionale – commenta a Primo Piano – Come avranno notato gli osservatori in questo mandato mi sto concentrando su atti che sono pienamente aderenti alle prerogative del mio ruolo e che possano lasciare il segno. Oltre alla via istituzionale che percorreremo a Palazzo D’Aimmo, avvieremo anche una class action per ottenere l’adozione di atti relativi alla rete ictus».
Nella mozione Romano riassume innanzitutto la situazione, dal punto di vista dei fatti e della normativa. Per quanto riguarda la neurochirurgia, se ne occupa l’Irccs Neuromed, che ha 150 posti letto accreditati col Servizio sanitario regionale ma non il Pronto soccorso. All’epoca del piano operativo dell’ex governatore Frattura, «c’era un protocollo a stabilire come comportarsi». Scaduto nel 2019, non è stato mai più rinnovato.
Per quanto riguarda l’ictus ischemico, al Cardarelli c’è la Stroke unit, «reparto di eccellenza, manca però in questo caso il raccordo per i casi in cui si registrano complicanze della trombolisi e quindi l’ictus si trasforma in emorragico. Manca, inoltre, una linea guida per il politrauma».
Accogliendo il ricorso del Comune di Campobasso, i cui rilievi critici principali riguardavano proprio il trattamento delle patologie tempo dipendenti, la magistratura amministrativa ha annullato il piano operativo adottato dall’ex presidente Toma. Un piano, hanno rilevato i giudici, contradditorio nella strutturazione della rete ictus e delle urgenze come i politraumi. Quindi, i commissari che succedono a Toma, Bonamico e Di Giacomo, hanno approvato il programma operativo successivo disciplinando in maniera puntuale la rete. Di più, hanno anche adottato il decreto per la riorganizzazione della rete tempo dipendente. «Ma poi quel decreto è stato ritirato. Da allora sono passati altri nove mesi e non c’è stata attuazione su nulla», ancora Romano.
Che non teme di utilizzare parole forti: «Un’organizzazione, non parlo delle persone ma del sistema, che non si preoccupa di garantire il trattamento e la cura in tempi ragionevoli di complicanze neurochirurgiche e dei politraumi risponde a una logica criminale».
E «l’ennesimo caso di cronaca ha messo in luce ancora una volta le gravi carenze dell’organizzazione. Voglio anche aggiungere che sono rimasto peraltro allibito, nella querelle mediatica che ne è seguita, dal silenzio della direzione dell’Asrem a fronte della chiara ricostruzione dei fatti relativi al caso del 45enne che è arrivata dal reparto di Stroke unit del Cardarelli. La direzione, invece, non ha detto una parola».
Cosa propone, con la mozione, Romano? Tra le altre cose di ripristinare «un congruo numero di posti letto di neurochirurgia all’ospedale di Campobasso per gestire le complicanze da trombolisi e i politraumi. E, attenzione, lo voglio chiarire: al Neuromed non verrebbe tolto nulla. Continuerebbe a occuparsi di tutto ciò che tratta oggi per il servizio sanitario».
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