Il ministero del Tesoro comunica che in Molise e Calabria resta confermato per il 2013 l’aumento delle aliquote regionali di Irpef e Irap (rispettivamente nella misura dello 0,30% e dello 0,15) a causa del deficit nella sanità. Chiarisce pure, il dicastero di Saccomanni, che sarà l’Agenzia delle Entrate a stabilire le modalità operative. Nelle stesse ore il governatore del Molise, anche commissario ad acta per il piano di rientro dal debito, dichiara ufficialmente guerra a Roma. Meglio: ne chiarisce i contenuti, perché la battaglia infuria da settimane. Sull’aumento della tasse, dice subito, la Regione “contesterà questo ulteriore incremento facendo presente, ancora una volta in tutte le opportune sedi, che laddove è la gestione commissariale a determinare il disavanzo è giusto che sia la gestione commissariale a caricarsi le conseguenze”. A supporto cita una frase della sentenza della Consulta 219/2013: “Lo Stato, optando per l’esercizio del potere sostitutivo, ovvero di una prerogativa che resta ben distinta dal potere di scioglimento e rimozione degli organi regionali, si assume l’onere del processo coartato di risanamento delle finanze regionali”. Illegittimo comunque, a suo parere, che siano i cittadini a pagare (materialmente con la tassazione record) e la Regione (spogliata delle prerogative di programmazione dei servizi). Si attiverà, precisa il presidente, anche per ottenere la ripetizione di quanto pagato in più e delle altre sanzioni subite (per esempio il blocco dei fondi che toccano al Molise). Nervo scoperto del ‘sistema Regioni’, la gestione dei piani di rientro è la croce di tutti i presidenti. Tanto che pure Iorio nel suo ultimo mandato aveva ingaggiato una guerra serrata con il Tavolo Massicci. E tanto che i governatori hanno condiviso la rivendicazione di un tavolo politico con l’esecutivo Letta che dia risposta alle questioni messe in fila dai presidenti.