Il numero nel ruolo è il 17. Di Michele Iorio, a pensarci, si conoscono molte abitudini e predilezioni (dal sigaro alla Juventus). Ma che sia scaramantico non si è mai saputo nei suoi 12 anni alla guida del Molise.

Ad ogni modo, se la gioca con il ricorso 6687/2013 al Consiglio di Stato, iscritto al 17esimo posto nell’elenco delle cause. L’istanza, discussa dal prof Beniamino Caravita di Toritto che difende Iorio insieme al prof Vincenzo Colalillo, chiede in sostanza il suo reintegro nella carica di consigliere. E sostiene che la legge Severino, in base alla quale è stata dichiarata la sua sospensione da Palazzo Moffa – a causa della condanna per abuso d’ufficio nel processo Bain & Co. – è incostituzionale. Controparte è l’esponente di Progetto Molise, Nico Romagnuolo, che in via IV Novembre siede sullo scranno di Iorio e che è assistito da Pino Ruta e Margherita Zezza. Dunque i magistrati del Consiglio di Stato hanno la possibilità di inviare il fascicolo alla Consulta rilevando un ‘fumus’ in quanto afferma l’ex governatore del Molise. E di modificare pure l’iter – che in verità sembra oramai abbondantemente compromesso – di decadenza di Silvio Berlusconi dal Senato. Anche nel suo caso è stata applicata la Severino. Altrimenti la Giunta delle elezioni avrebbe dovuto attendere, per trattare l’argomento, il ricalcolo dell’interdizione da parte della Corte d’Appello di Milano. Cosa che avverrà il 19 ottobre (giorno in cui è fissata l’udienza), comunque prima del pronunciamento definitivo dell’Aula.

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